Distanti da chi?
Siamo costantemente distanti da qualcuno. Emotivamente, mentalmente, fisicamente. Continuiamo ad essere lontani. Ero lontana quando ho letto le notizie del mondo.
La parola notizia deriva dal latino e rappresenta il participio passato del verbo “conoscere”. Dunque una notizia è una cosa nota. Ma io non lo sapevo che tra le notizie del mondo avrei letto di esplosioni, violenze, vite interrotte mentre il filo dei sogni era ancora appeso al midollo, mentre nessun segnale aveva permesso loro di spargere addii, un po’ come fossero fiori. Mi era nota la cattiveria umana, il marciume, il putrido, ma non volevo trovarli tutti così esplicitamente esposti.
Ero lontana dal dolore altrui così come lo sono dagli affetti. E allora i pensieri cattivi hanno iniziato a fiorire con i chilometri ed il verdeggiante ramo della spensieratezza ha iniziato a scricchiolare sotto il peso di tutte le ipotesi. Stare lontani fa paura, ci espone al dolore, alle ultime volte, ci fa stringere un po’ di più chi amiamo quando ce lo abbiamo affianco. Ci fa soffocare i pensieri, perché se li diciamo prendono forma, assumono un peso specifico che avvelena le ossa, il respiro, stringe la bocca dello stomaco, sbianca le gote. E allora stringiamoci un po’ di più mentre il mondo là fuori si odia, mentre questa generazione che vuole prendere e partire ha paure nuove, anomale, deformate.
Odiamo ed amiamo le distanze che ci allontanano dal pericolo e dall’amore, le percorriamo attraverso immagini che non vogliamo ci appartengano, vogliamo solo passino in fretta perché sì, abbiamo bisogno di dimenticarci dei fantasmi, di chiudere l’armadio che si è spalancato senza il nostro permesso, sigillare la porta e ignorare gli spifferi gelati. La linea sottile tra sapere e ignorare genera blande felicità e orribili consapevolezze.
Stare lontani fa paura, ci espone al dolore, alle ultime volte, ci fa stringere un po’ di più chi amiamo quando ce lo abbiamo affianco.