Cicale operose

Tutto è iniziato con questo nome che ha incontrato immediato il mio favore: Le cicale operose. Perché non amo la spenta formichina che tutta vestita di nero si abnega per le riserve alimentari del suo branco, e per far questo deve rinunciare alla fantasia, la creatività. Insomma, anche il canto ci è indispensabile per vivere, e per quale motivo la cicala che suona il suo violino non dovrebbe essere altrettanto necessaria, altrettanto operosa della triste formica?

Centrato. Bel nome, per un caffè letterario. Perché di questo stiamo parlando. Le Cicale Operose è una libreria- caffè nella mia città, a Livorno. Ho salutato la sua apertura con grande entusiasmo, perché chi vive lontano dal proprio posto e ne ricorda un periodo fecondo per le idee e la cultura – ma poi lo ritrova ad ogni visita così poco attivo e partecipativo, quel luogo  – è grato a chi da impulso, a chi investe sull’incontro culturale, sui libri, sul confronto.

E così dopo aver ricevuto un invito per Erri de Luca, convocato in questo spazio da Maristella Diotaiuti e il marito Federico Tortora i patron de Le Cicale, ho risposto. Da qui è iniziato lo scambio. Arrivata in città, ho deciso di passarci e vedere.

Lo spazio è stato inaugurato a metà gennaio ed è già la storia di un successo. Tantissime le iniziative prese dai proprietari del caffè letterario, trasferitisi in Toscana dopo aver lasciato Napoli , la loro città  e Palinuro poi, in cerca di una dimensione più raccolta ed “economa” di energie. Una dimensione dove far crescere i figli e stare vicini al fervore intellettuale che ha la sua origine nel rinascimento. Le nostre operose cicale arrivate in città vi hanno messo su casa, e poi hanno comprato il fondo che oggi ospita la libreria, nel centro storico di Livorno. Maristella, lei stessa autore di poesia ( in fondo all’articolo un suo pregevole testo ), subito integrata nel panorama culturale cittadino, parla di “un atto di amore”: così ha definito una sua amica la scelta di  aprire uno spazio culturale in una città in profonda crisi, non solo economica ma anche di valori. Nonostante le insicurezze della prima ora e i conti da far tornare, Maristella è certa che questo sia stato l’investimento giusto.

Membro dell’ Associazione Evelina de Magistris ( Centro Donna ), Maristella vuole sottolineare che lo spazio da lei creato è dedicato alla cultura al femminile.  L’eredità partenopea viene messa a pieno frutto, così si offrono panoramiche su autori quali Anna Maria Ortese ( l’8 aprile reading con cena a tema ) e incontri come quello appunto del 30 marzo con Erri de Luca che parla del volume Le sante dello scandalo, Giuntina editore, dedicato a figure bibliche femminili.

Ma vi ha spazio anche la musica, la saggistica, il monologo teatrale. Oltre a ciò che propongono Maristella e Federico, c’è l’offerta che proviene dalle case editrici o dall’autore stesso: sin dall’inizio questi hanno intuito Le Cicale Operose come luogo condivisibile, disponibile per le loro opere. Ma c’è anche il brunch della domenica, o l’ora del tè: ci si siede, si consultano libri, si degustano i vari prodotti biologici, i dolci, i biscotti. E poi una volta scelto con calma, magari si acquistano uno o più volumi.

L’atmosfera del caffè è assai gradevole. Vi si respira un’aura di sacralità, di riverenza verso la lettura e la cultura, ma tutto questo senza indulgere a qualsiasi eccesso. C’è pace al caffè, c’è affezione e attenzione per il colore, la bellezza. C’è il calore della semplicità. E’ una piccola, buona cosa per dirla con Raimond Carver. Le Cicale Operose ti fanno una carezza all’animo. Lo consiglio davvero a chiunque voglia ritrovare le atmosfere di una intellighenzia livornese che pareva dimenticata, ma scevre di qualsiasi furore del passato. A chi voglia conoscere un posto dove si portano autori e testi importanti all’attenzione di chi è stufo di questo imperversante vuoto di contenuti.

 

Complimenti a queste cicale e al loro delicato frinire ed operare.

Se mi sorprenderai
un giorno
accucciata accanto alla porta
incurvata sulla pietra
non pensarmi dentro a un dolore
o versata sul vuoto
non provare pena
per la mia schiena
avversa e contraria
al mio destino
sto solo osservando da vicino
da molto vicino
un piccolissimo granello
di qualcosa abbandonato
dal sole o inviato dalla luna

e resto in attesa.