Quella maledetta linea bianca
Occhi di falco, moviole al rallenty e replay, goal line technology. E ore, giorni, settimane a guardare e riguardare da ogni angolazione le stesse immagini per televisione e a parlarne con amici e avversari nei bar degli sport. Tutto ciò per determinare se una palla dal diametro di venti centimetri ha superato – in aria! – una linea di gesso lunga dodici, mentre viaggiava a cento e più chilometri orari. E tutto questo, spesso, l’arbitro o il guardalinee devono deciderlo a trenta metri di distanza, senza manco sognarsi di potere impunemente equivocare, perché da quella decisione, da quel goal dato o non dato potrebbero dipendere le sorti della partita, di un campionato, di un Mondiale e significare, insomma, promozione e coronamento degli sforzi oppure retrocessione, sconfitta, umiliazione, inferno. Che spesso, poi, la verità non arriverà mai a scoprirla nessuno. Ci sono palloni che nessuno mai saprà se davvero hanno superato le linee. Nel calcio come nella vita, essendone metafora, le certezze sono merce rara. Il Dio del calcio, diversamente da quello di Einstein, ama giocare a dadi. Dadi rotondi come palloni. Sempre dadi sono.
Infiniti sono i rimandi storici. Il più famoso è passato alla storia come “Goal fantasma di Hurst”. E’ il 1966 e si sta giocando la finale del Campionato Mondiale tra Inghilterra e Germania Ovest. Il punteggio è sul due pari. L’ala inglese Hurst si presenta al tiro e… e se il pallone che consentì agli inglesi di portarsi in vantaggio 3 a 2 ha davvero varcato la linea di porta, in fondo nessuno l’ha capito mai. Voi che dite?
Altro e più recente esempio. Siamo in una semifinale di UEFA Champions League e corre l’annata 2004-2005. A disputarsi l’accesso alla finale le inglesi Liverpool e Chelsea. Per capire se il pallone ha superato la linea, qui, c’è soltanto un sistema: chiederlo al pallone. Forse però non lo sa neanche lui. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, in fondo. Se non fosse stato gol, sarebbe stato comunque calcio di rigore ed espulsione del portiere:
Dei palloni in gioco e non si occupa la Regola 9. Una delle più brevi del Regolamento del calcio, eppure fondamentale per interpretare i fatti di gioco. L’assioma che sta alla base della regola è che a pallone non in gioco non possano esserci effetti tecnici. In parole povere, nessun rigore potrà essere dato, nessuna punizione attribuita se in quel momento il pallone non era in gioco. E all’arbitro, dovendo tacitare il fischietto, non resterà che intervenire, all’uopo, con provvedimenti disciplinari. I cartellini gialli e rossi per chi fa il discolo a gioco fermo, insomma. Le sole eccezioni a questa regola hanno a che vedere con il calcio di rigore. Ma non mettiamo troppa carne sul fuoco. Se ne dirà meglio tra qualche puntata, quando tratteremo della Regola 14.
Ma insomma, volete sapere subito quand’è che un pallone ha superato una linea? Va bene. Per capire come funziona l’antitesi goal non goal immaginate di piazzare una lampada sopra il pallone nel momento dell’indecisione massima. Ecco, lì, dritta dritta sulla sua verticale. Ora guardate l’ombra che il pallone proietta a terra. Se anche una minima parte di quella si sovrappone a un pezzetto piccolo piccolo di linea, il pallone sarà ancora in gioco. E quindi niente, non è ancora gol.
Sapete, chi scrive è stato un giocatore mediocre, ma pure un tantino sfortunato. Vi racconto quest’aneddoto che ha a che fare con la linea di porta e pure con la dea bendata (quando gli pare). S’era giovani e si giocava una partita importante di fine stagione. Deve essere stato aprile o giù di lì. Nugoli di gente assiepata attorno al campo, genitori, belle ragazze. Perché no: anche qualche osservatore di giovani promesse. Una gran bella giornata di calcio, se non che aprile ci mette del suo e manda giù acqua a catinelle appena iniziato il match. Il campo, non propriamente un pratino all’inglese, in certe zone si allaga. Ma si continua lo stesso. La partita volge al termine e il punteggio è sullo zero a zero. Poi l’occasione della vita. Proprio sui miei piedi. Dribblo il portiere, la rete è sguarnita, insaccare è un gioco da ragazzi, l’apoteosi è vicina. Calcio sicuro e già mi immagino a fare il provino nel Pisa piuttosto che nel Parma, quand’ecco che la palla si ferma in una pozzanghera precisamente sulla linea di porta. Il portiere rientra e raccoglie il pallone tra le braccia. Nulla di fatto. Pure l’arbitro era dispiaciuto. La dea bendata, quell’infame, invece no.
Il pallone, recita la Regola, non è in gioco quando ha interamente superato una linea di porta o una linea laterale, sia a terra sia per aria, e quando il gioco è stato interrotto dall’arbitro. Viceversa, il pallone sarà in gioco in tutti gli altri casi, ivi compresi tutti i quando rimbalza sul terreno di gioco dopo aver toccato un palo della porta, la traversa, una bandierina d’angolo, uno degli arbitri (anche i guardalinee sono arbitri!) quando essi si trovino sul terreno di gioco, oppure una combinazione di questi elementi che fanno parte del gioco a tutti gli effetti. Come questo giocatore sa benissimo:
Veniamo alle curiosità. Cosa succede se, a gioco in svolgimento, il pallone viene toccato da uno spettatore o da un corpo estraneo? Sono i casi in cui viene in soccorso la rimessa da parte dell’arbitro, per gli amici ancora “palla a due”: l’arbitro riprenderà il gioco in questo modo nel punto in cui è stata interrotta la traiettoria del pallone, dopo aver fatto allontanare l’agente esterno. Quindi, ci dispiace dirlo, il tifoso pazzo avrà avuto la meglio. Ma non però se interrompe la traiettoria del pallone su calcio di rigore: in questo caso niente da fare: il rigore si ripete. Pensate davvero che qualche spostato non ci abbia già pensato? Certo che si. Guardate qui che è successo a Ascoli.
In pochi sanno quanto siano importanti le bandierine d’angolo. Sì, proprio quelle che sventolano ai quattro angoli del terreno. Sappiate che il Regolamento le difende strenuamente. Se ne manca una, nessuna partita può essere giocata, né può continuare. Il calciatore che ne estirpa una deve essere subito ammonito. E se cadono devono essere subito ripristinate, nemmeno fosse caduto un palo della porta. Però, specifica la Regola, se a gioco in corso un’asta cade per causa fortuita (per una folata di vento ad esempio, o dopo che il pallone la urta accidentalmente), l’arbitro non sarà costretto a sospendere repentinamente il gioco. Potrà anzi aspettare la prima interruzione per farla ricollocare al posto suo, salvo che l’asta non disturbi il gioco. Nel qual caso, ecco, soccorre ancora la palla a due, che somiglia sempre più all’extrema ratio dei casi disperati. Del tipo: che famo? boh, palla a due.
Capita spesso di vedere esultanze dopo goal segnati che coinvolgono le bandierine. Ricordo, ad esempio, una sorta di lap-dance del camerunense Milla ai mondiali di Italia 90. Ma l’antesignano, colui che ha sdoganato il ruolo della bandierina, è un certo Juary, estroso giocatore dell’Avellino degli anni ottanta. Uno che ha pure inciso una canzoncina: Sarà così, Juary Juary…. Altri tempi. Lacrimuccia nostalgica.
Entriamo nel vivo della partita. Non mancate la prossima puntata: parleremo della segnatura di una rete. Regola 10, finalmente faremo gol!
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!