Arancia Meccanica manifesto di una gioventù perduta
Arancia meccanica è stato il manifesto della gioventù perduta degli anni ’70, pietra angolare del genere e punto di riferimento per ogni tentativo successivo di rappresentare sullo schermo la violenza giovanile e le sue cause. Racconta un mondo brutale e feroce, infestato da anime perdute e putrido e denso di liquidi corporei, di sangue, saliva e sperma, di ghigni strafottenti e del culto della personalità, dell’io al centro del mondo, di energie animali che hanno bisogno di esprimersi.
Se il romanzo di Burgess ha trovato in Kubrick la sua esaltazione cinematografica, è il riadattamento potente di Gabriele Russo a consacrarlo postumo sulla scena teatrale. Una narrativa per immagini che è gonfia di cieca violenza senza interpretarne i risvolti osceni, un racconto per suoni che celebra le sinestesie come si conviene in una messa profana dove tutti i sensi sono invitati. Il disagio sociale dei giovani è sotteso a tutta la rappresentazione, che pare atteggiarsi a sua metafora, ed è vivo il senso di stupore nel constatare quanto lontano vide Burgess nel raccontare i fiori del male che i giovani adesso come allora non s’attardano a cogliere. Il tema è tuttora di stringente attualità, e ripercorrere il genere attraverso un classico fa bene ad ogni istanza di riflessione sul libero arbitrio e sul controllo sociale, e sull’annosa esigenza di fare andare d’accordo libertà e sicurezza. Fa bene, molto bene, specie in un’epoca che negli ultimi anni, nel genere, non ha saputo produrre artisticamente di meglio di Gomorra, considerandolo, peraltro, persino mirabile. L’Arancia di Gabriele Russo possiede un ritmo potente che con esaltante progressione conduce lo spettatore al centro della scena, in una istanza mimetica che non ha niente da invidiare ai grandi drammi classici del passato. Apprezzabile, in particolar modo, la delicata rappresentazione della brutalità, che per scelta di regia si vive solo interiormente, offendendo l’anima ma non la vista; colpendo con pugni forti al cervello e al cuore, ma risparmiando lo stomaco. Pregevoli le scene di Roberto Crea, coinvolgente fino allo sfinimento la musica di Morgan, con un Daniele Russo in serata di grazia. Una rielaborazione teatrale di un classico moderno da portare assolutamente a casa. In scena ancora oggi e domani. Non perdetevelo.
Abbiamo visto Arancia Meccanica al Teatro Bellini di Napoli
di Anthony Burgess per la regia di Gabriele Russo
con Daniele Russo, musiche di Morgan
Info qui: http://bit.ly/1Rs3BxZ