Specchio specchio delle mie trame…
Appena le sette di sera e già in pigiama. Di venerdì. Venerdì, cioè il giorno che tanti attendono con trepidazione per vedere amici e far prendere aria ai vestiti buoni, non prima di aver superato la prova specchio.
In ogni caso, fosse stato pure Capodanno, lei non aveva alcuna voglia di mettere il naso fuori casa.
Lei ed il suo pigiama, si erano inderogabilmente consegnati alla poltrona, e non ambivano ad altro se non traslarsi più rapidamente possibile sul letto. O forse no.
Sarebbe passata al divano, che non è fatto per dormirci tutta la notte, ecco forse perché riusciva a restarci fino all’alba con molta più serenità.
Col divano aveva un’invidiabile, e ormai rara, relazione stabile. Erano una coppia fissa, di fatto si sceglievano ogni giorno, ma senza dirselo. Esso sapeva perdonarle con indulgenza il pensare ai fatti suoi… tollerava senza giudizio se lei mangiava una grassissima pizza doppio formaggio o beveva un bicchiere di vino in più… non domandava di chi fosse la spalla su cui avrebbe voluto appoggiarsi mentre ripiegava invece sul cuscino. Era accogliente rifugio: nulla si aspettava e nulla pretendeva! (Ah! Ce ne fossero così in giro…)
Di fatto si sceglievano ogni giorno, ma senza dirselo… era accogliente rifugio: nulla si aspettava e nulla pretendeva!
Lei si sarebbe concessa venti minuti di giostra sulla lista dei canali tv, cambiando ogni due minuti: il tempo di capire, seguire, annoiarsi e accorgersi che non fosse abbastanza coinvolgente da impedire il riaffiorare di uno di quei fastidiosi infiltranti pensieri.
Ed ecco che la assuefacente terza puntata della Contessa Azalea del Caucaso non riusciva a far dimenticare il suo numero di scarpe. Il nauseante talk show sull’attualità non sovrastava il ricordo del modo in cui a lui piaceva mangiare le uova. L’avvincente match di pallavolo maschile non cancellava il fotogramma in cui era impressa la posizione in cui lui riusciva ad addormentarsi.
Era inaccettabile subire quelle trasmissioni senza averne in cambio almeno un poco di soffuso sollievo dell’impertinente memoria. Avrebbe con certezza chiesto uno sconto sul canone.
E insomma! Se doveva tenersi quei pensieri li avrebbe messi lei stessa in un film! Che so… uno di quelli americani, in cui due amici si scambiano l’identità e vanno in giro ciascuno con le sembianze e i guai dell’altro. Loro due avrebbero potuto farlo facilmente.
Quel mondo fatto di quotidiano e di tempo trascorso insieme, diventa una rete di piccole cose che ricopre ed impregna la pelle, come fa l’aglio strofinato sul pane tostato.
Tanto profonda può essere la conoscenza tra due creature da andare oltre il conoscersi, e non essere più solo riflesso dell’altro… ma divenirne parte fondante.
Quel mondo fatto di quotidiano e di tempo trascorso insieme, diventa una rete di piccole cose che ricopre ed impregna la pelle, come fa l’aglio strofinato sul pane tostato. E come l’aglio, è di opinabile gusto.
Adesso persino il suo film le era venuto a noia.
Aveva sempre pensato che confrontarsi con qualcuno significasse fare da specchio all’altro, che si sarebbe riconosciuto e trovato a suo agio in un rapporto ben costruito… OPPURE si sarebbe ritrovato smorfiosamente deformato in una relazione squilibrata e dispettosa… o – MAGARI! – miracolosamente avrebbe visto la sua pelle più levigata e le imperfezioni dissolte in una soave armonica visione.
Spense la tv. Accese il pc.
Aveva deciso di comprare online uno di quegli specchi con la luce incorporata. Non voleva vedersi più bella… voleva vedersi meglio.
Specchio Specchio, delle mie trame non dirmi proprio nulla, ma mostrami meglio chi sono… con le mie gioie più intense e la mia malinconia più infame.