Senza più Euro. Scene d’interni: ecco cosa succederebbe
Quando si parla di uscire dall’Euro mostro sempre qualche risentimento. Non perché io sia un europeista convinto, o perché ritenga che la moneta comune ci abbia dato più vantaggi che svantaggi. E nemmeno perché credo che il sogno di un Europa dei popoli possa infine realizzarsi. Niente di tutto questo.
Il mio risentimento nasce da considerazioni più basse e concrete. Fin quando avremo in comune il portafogli, penso, non ci saranno guerre in Europa. Viviamo nel periodo di pace più lungo di cui questo continente sia stato testimone nella storia universale. E sembriamo dimenticarcene, quando solo ieri i carri tedeschi sfilavano per le nostre città, le cui strade ad ogni angolo commemorano defunti dell’ultima e della Grande guerra con stele, monumenti e lapidi d’ogni sorta. Il fatto è che l’Euro più che una moneta è per me una assicurazione sul futuro dei nostri figli. Non litigherò mai col mio vicino sapendo che questo potrebbe incidere sulle mie finanze. Anzi, se proprio dovessi, tenterei prima ogni strada prima di evitarlo.
Nel ‘900 non è stato così, e l’abbiamo visto; si contano a decine di milioni le vittime delle monete nazionali.
l’Euro più che una moneta è per me una assicurazione sul futuro dei nostri figli
Una fantastoria che somiglia molto ad una Ucronia, con tratti iperbolici che ricordano Saramago, e con quel beffardo sbeffeggiamento dei poteri forti che s’è trovato in Orwell, in Huxley e poco altrove. Il susseguirsi a ritroso degli eventi, voluto dalla regia, fa in modo che, allontanandosi dalla prospettiva terminale degli eventi, lo spettatore osservi la realtà attuale con luce diversa.
Perché sembra essere proprio questo l’intento di regia, nel cui solco agiscono in scena i bravi Michele Sinisi ed Elisa Benedetta Marinoni. Scene di interni è un pugno dritto allo stomaco. Invita all’azione, non solo all’osservazione. Alla presa di coscienza e, in un tratto contestato persino dallo stesso Sinisi (sic!) – comprensibilmente, se non nel metodo, almeno nel merito – persino alla reazione.
Perché, si suggerisce, non è in fondo vero che niente noi si possa mentre colà tutto si puote. Possiamo muoverci da cittadini in cerca di una cittadinanza. Possiamo certo, insomma, far qualcosa, ognuno di noi, per evitare che gli eventi prendano la piega immaginata dall’autore.
Scene di interni è per uno spettatore politicamente impegnato e dal palato fino. Non per tutti, insomma; ci si augura che lo sia per molti. Di sicuro è adatto però ai nostri lettori: non perdetevelo.