Sul perché mi regalo dei fiori
Ho deciso che non importa, io mi compro dei fiori. Conta poco se siamo fidanzate, sposate, single, in cerca, arrabbiate, felici, scompigliate, dimidiate da questo mondo, deluse o confuse. Regaliamoci dei fiori, donne. E a chi ci dice che è solo un giorno, rispondiamo che è una scusa. Sì, una scusa per celebrarci perché ogni tanto abbiamo bisogno di scuse formali, giorni in rosso sul calendario per volerci un po’ più bene, per concederci il lusso di un cioccolatino sciolto in bocca, di un momento in più passato a scegliere fiori al chiosco sotto casa. Non so da dove nascano le consapevolezze più testarde, so solo che mettono radici velocemente e fioriscono altrettanto naturalmente. Non so se le mie radici fossero sempre state lì, o se l’albero sia nato solo una volta lontana da casa. Non saprei spiegare la matematica meticolosa dei processi, ma so che era necessario.
Capire, realizzare, afferrare, fare nostra l’idea che abbiamo diritto a celebrarci. Senza aspettare, senza dipendere da una qualsiasi fonte di romanticismo, non importa se blanda o sincera. Lo dobbiamo a noi stesse, ai momenti passati a capire più gli altri che noi, alle volte in cui ci siamo arrovellate, prodigate, sacrificate, spezzate, pur di far funzionare qualcosa.
La riconoscenza degli altri è una goccia in un bicchiere già pieno fino all’orlo, è la sensazione di pienezza totale che culmina nell’esplosione, ma non è la fonte. E mai lo sarà. Ve lo regalo io un fiore, donne. A voi che avete smesso di essere donne perché perse nell’accezione di mamma, moglie, fidanzata, cognata, insegnante e figlia. A voi che giustificate, amate, perdonate, rimandando il dolore dietro a tutti i “ma è fatto così”.
A voi che avete smesso di essere donne perché perse nell’accezione di mamma, moglie, fidanzata, cognata, insegnante e figlia.
Oggi ve lo regalo io un fiore.