commedia
Questa commedia non è mia.
L’azione si svolge in un teatro.
La gente che vuole entra in platea ed è preferibile che stia lì per agevolare il sogno collettivo.
Il sipario è aperto, le luci in platea accese dissipano leggermente il buio sopra il palco.
Sul palcoscenico, al centro, una clepsamia senza sabbia;
da questa distante un metro, più prossima al proscenio, Lucifero.
Lucifero è una donna senza indumenti, interamente dipinta di bianco; sta circa immobile, osserva le persone senza mai spostare la testa, mantiene uno spazio fra le gambe pari alla larghezza delle sue spalle così da far vedere la clepsamia.
Chiuso l’accesso alla platea (è importante che non sopraggiunga nessuno oltre l’orario d’inizio fissato), le luci sono spente.
Un cono di luce fredda è proiettato su Lucifero. Da qui scorre un tempo enorme nel silenzio.
Da qui l’azione vive nei silenzi e acquista poi un ritmo sempre più incalzante e patetico.
Il volume asseconda.
Dalle quinte una voce sussurrando: mi piace
Lucifero a mezza voce: non mi piace
Una voce: mi piace
Una voce: mi piace
Un tempo nel silenzio.
Lucifero: non mi piace
Una voce: è mio
Lucifero: non è mio
Una voce: è mio
Una voce: è mio
Lucifero: non –
Una voce: io
Lucifero: non io
Una voce: io
Una voce: io
Una voce: io
Lucifero: non io
Una voce: è colpa tua
Lucifero: non è colpa tua
Una voce: è colpa tua
Lucifero e una voce, sovrapponendosi: non è colpa tua/è colpa tua
Continuano e acquistano molto volume in breve tempo (ma senza gridare), dalle quinte un’onda di tintura rossa travolge Lucifero.
Lucifero, come ustionata, contraendosi e urlando: è colpa tua
è colpa tua
è colpa tua
Lucifero cade in ginocchio stremata, con respiro agonico. Un tempo enorme nel silenzio.
Il palcoscenico è immerso ora in una luce soffusa, il cono di luce è spento.
Lucifero è ancora al centro che fissa per terra davanti a sé, riprendendo fiato.
Un uomo senza indumenti, interamente dipinto di nero pece, entra nello spazio scenico alla destra di Lucifero ma in fondo al palco; sta, rivolto verso la platea, ossessivamente ricurvo su sé stesso e si masturba freneticamente ansimando e tremando.
Nero: mi piace
Lucifero: mi piace
Nero: mi piace – continua con ritmo irregolare.
Lucifero: mi piace – un tempo nel silenzio – mi piace
Lucifero si alza e assume lo stesso atteggiamento di Nero, simulando l’atto di masturbarsi come se avesse un pene.
Un lungo tempo nel silenzio.
Un uomo senza indumenti, interamente dipinto di viola, entra nello spazio scenico alla sinistra di Lucifero ma in fondo al palco; sta, rivolto verso il fondale, ricurvo su sé stesso, e si volta ossessivamente con ritmo regolare a destra e a sinistra per guardare dietro di sé.
Viola: è mio
Lucifero: è mio
Viola: è mio – continua con ritmo irregolare.
Lucifero: è mio
Lucifero continua il movimento assunto prima e lo deforma, sempre rivolto verso la platea, aggiungendo l’atto di voltarsi indietro, similmente a Viola.
Un tempo breve nel silenzio.
Un uomo senza indumenti, interamente dipinto di verde, entra nello spazio scenico equidistante da Viola e Lucifero, rispettivamente alla sinistra di Lucifero e alla destra di Viola; sta, rivolto verso la platea, e si stringe il collo con una mano con evidente sforzo nel respirare.
Verde: io
Lucifero: io
Verde: io – continua con ritmo irregolare.
Lucifero: io
Lucifero aggiunge adesso anche il terzo atteggiamento con la mano libera.
Da qui una coreografia di movimenti, colori e suoni si protrae per un breve tempo infinito, alla fine del quale Lucifero in un crescendo di pathos e terrore esplode in un lungo grido straziante che pietrifica l’azione e lei stessa.
Un tempo enorme nel silenzio. Tutti circa immobili.
L’azione ora si fa estremamente arida, inespressiva.
Lucifero, Nero, Viola e Verde assumono una postura neutrale e rilassata; prima di ogni battuta, tutti prendono un sonoro e profondo respiro col naso.
Viola: è mio
Lucifero: è colpa tua
Nero: mi piace
Verde: io
Viola: è mio
Nero: mi piace
Lucifero: è colpa tua
Verde: io
Continuando con ritmo irregolare e ordine casuale, escono lentamente dal palco.
Al centro del palco sta la clepsamia.
Le luci in platea restano spente.