Avevamo bisogno di #petaloso?
Il neologismo della settimana è – e questa volta lo indovinerete tutti – petaloso!
La storia l’abbiamo sentita al Tg e vista rimbalzare ad ogni angolo del web: un bambino di terza elementare inventa la parola petaloso. La sua maestra invia il lemma all’Accademia della Crusca, che risponde: è corretta, ma deve essere utilizzata e capita da tanti. E così su Twitter centinaia di utenti corrono in soccorso e utilizzano l’hashtag #petaloso per aiutare il bambino e permettere al neologismo di entrare nel vocabolario italiano.
“Ma quando io ho inventato morbidoso accarezzando il mio gatto, e prima della pubblicità della carta igienica, non c’è stato questo gran fragore” hanno pensato in molti, a buon ragione. Perché al di là del fatto che la notizia del bambino e del fiore faccia sorridere, nessuno di noi pensa mai di scrivere alla Crusca per renderla partecipe di quel termine coniato in una sera fra amici, che sì, di sicuro merita qualche centimetro quadrato in una pagina sottile del dizionario.
Di certo stupisce il clamore mediatico che ha scaturito petaloso – dovuto in gran parte all’idea che evoca di gioiosa innocenza consumata fra i banchi di una scuola elementare; insospettisce invece, l’improvviso interesse ai neologismi scoppiato senza troppe cerimonie da un giorno all’altro.
Mettendo da parte il sorriso speranzoso di Matteo (ritratto mentre offre un fiore petaloso alla maestra) e i tweet ironici sull’argomento, quello che mi ha davvero stupito è il fatto che per una volta si parli di un neologismo al cento per cento italiano, e non dei soliti prestiti anglosassoni che spesso vi presento il martedì in questa rubrica.
C’è però un maligno sospetto che mi s’infiltra fra i pensieri: è possibile che i neologismi inglesi siano diventati per noi Italiani l’unico percorso immaginabile della nostra evoluzione linguistica? Abbiamo forse fatto il callo alle parole in -ing, al taggare, al cyberbullismo e al feedback al punto da emozionarci fino alle lacrime, dibattere e sorprenderci quando una nuova parola è venuta in mente a un bambino che parla italiano e presenta radice e desinenza Doc?
Crogiolandomi nel dubbio, resto con gli occhi aperti, curiosa di osservare che piega prenderà l’accettazione di petaloso. Perché cavalcare la tendenza inserendolo dopo un cancelletto nei tweet: “Grazie al mio amore per il fiore #petaloso” non equivale ad accoglierlo veramente nel proprio lessico; la moda resta moda, e se avevamo veramente bisogno di petaloso sarà il tempo a svelarcelo.
Intanto, districandomi fra teorie del complotto e insurrezioni dialettali, incrocio le dita affinché l’interesse per la nostra meravigliosa lingua resti vivo come ha fatto in questi giorni e le parole nuove e vecchie ronzino dalle bocche ai pensieri di tutti.