La spesa e la scimmia
Per circa un anno e mezzo ho vissuto nella convinzione che tra le tante cose che non sarei mai stata in grado di fare a Delhi rientrasse il fare la spesa. Ebbene sì.
Perché tra le stranezze e le follie che si possono trovare sparse nel subcontinente spicca la totale assenza di supermercati. Non vi annoierò con tutte le storiacce di dazi e cavilli burocratici che ne impediscono l’apertura ma, piuttosto, vi faccio notare che senza supermercato l’unica alternativa è il mercato.
un mercato indiano può essere un’esperienza che traumatizza per la vita.
Una bella mattina di gennaio decido che è arrivato il momento di superare i miei timori e mi faccio accompagnare dal buon Satish al mercato di quartiere.
Madame, allora andiamo a Kotla: è il mercato dei contadini delle aree vicino Delhi. Le cose sono molto fresche e costano pochissimo!
Satish ovviamente non me la mette così. Mi fa una descrizione della faccenda nel suo inglese, quindi la cosa era più Madame we go to kotla for market proper confirm very good price for! e io, che ho capito solo market e prezzi buoni accetto anche perché non saprei dove altro andare.
Appena arrivata al mercato di Kotla ho pensato che sarei morta. Ma nel senso più stretto del termine perché, non si sa come, sono finita in mezzo a una mandria di mucche. Nel centro della città e nel bel mezzo del mercato. Come se a Roma, a Testaccio, arrivasse l’allevatore dell’Agro Pontino con tutte le sue mucche e decidesse di farle girare tra i banchi di frutta. Madame, non toccare le mucche eh. Qui sono sacre e non puoi toccarle mi ricorda Satish. E io non ci penso proprio a mettermi ad accarezzare vacche in mezzo a un budello di strada solo che le vacche vogliono per forza toccare me con i loro nasoni e penso che, no, non posso farcela e stramaledetta me e il giorno in cui ho deciso di andare a comprare mezza papaya a ‘sto mercato.
ho a che fare con un ladro ma questo ladro è una mucca
Ho fatto una lista della spesa e decido di comprare delle banalissime carote.
Do you have carrots?
Carrots!
Can I have three carrots?
Carrots! carrots!
Three carrots!
No, many carrots!
Io e il venditore ci guardiamo ed entrambi pensiamo di avere a che fare con un deficiente. Io voglio tre carote, lui mi dice che ne ha tante ma non sembra volermele dare. Alla fine me le prendo da sola e le ficco in un sacchetto di iuta che mi sono portata da casa. Mentre pago vedo che ridacchia e si liscia i baffi. Gli sorrido ma smetto subito perché vengo strattonata da quello che io ritengo essere un ladro. Mi giro con l’idea di percuotere l’uomo con qualche tubero e rimango un po’ interdetta. Perché, sì, ho a che fare con un ladro ma questo ladro è una mucca che si sta mangiando le mie carote. Sì, quelle appena comprate. Che se fossimo stati a Roma, alla mucca, avrei rifilato un bel calcio in culo.
Ricompro le carote, assicurandomi stavolta che nessun animale mi venga a molestare.
Il mercato di Kotla è fotogenico. Pieno di colori, pieno di movimento. Tolto il caos, tolte le mucche, tolte le moto che vogliono per forza acciaccarti, sarebbe anche piacevole.
In un impeto di creatività decido di comprare una rapa. A me pare un’enorme carotona bianca ma le mie conoscenze botaniche non sono eccelse quindi do per buono che sia una rapa e la metto nel solito sacchetto. Che, immancabilmente, viene rapinato. Stavolta da uno scimmione veramente cattivo che, non solo si ruba la mia rapa ma si frega pure una carota e la dà a una scimmietta più piccola. Apprezzo il gesto, veramente, però è un’ora che sto al mercato e nel mio sacchetto ci sono due carote e basta.
Madame, le scimmie si fregano tutto mi dice il rapivendolo. Tieni, ti regalo una cipolla.
Oh, beh, grazie!
visto che è la mia metà migliore non dice niente, mi prende sotto braccio e ce ne andiamo a cena fuori