Le molte vite di un idealista
Quelli come Otello Chelli, dovrebbero essere dichiarati specie protetta. Di sicuro un paio come lui ancora ci sono; non di più, temo. Ma sono preziosi. E’ importante poter dire che esiste ancora un idealista.
Perché fin che possiamo dire ai nostri figli che c’è gente come Otello, siam salvi.
Perché fin che possiamo dire ai nostri figli che c’è gente come Otello, siam salvi.
Otello è un autodidatta, non è mai andato a scuola. Aveva altro da fare: doveva lavorare per dar da mangiare a una tribù. Però ha studiato da solo, ha letto e imparato tutta la vita. Ce lo confessa nel giorno in cui sappiamo da qualche ora della morte di Umberto Eco. Ci parla di lui con ammirazione, del più studiato e più snob degli autori italiani. Lo ha letto ed amato. Come i classici, la mitologia, i poeti, i filosofi, i tragici. Otello ha letto e legge tantissimo. E scrive. Ha scritto diversi romanzi a sfondo autobiografico; La stirpe dei Morgiano, Rizio, storie che parlano di furori ideologici e della sua gioventù in una Livorno post-bellica.
Lo incontro alla presentazione della sua prima pubblicazione di poesie, Le mie vite. Siamo alla Libreria Erasmo Gaia Scienza, nel cuore della Livorno dove Otello è cresciuto, nella Venezia appunto, il quartiere storico percorso da canali davanti alla Fortezza Nuova.
Della realizzazione di questo volumetto – nato per l’interessamento della professoressa Anna Maria Citi, e per l’impegno delle Edizioni del Boccale ( Erasmo ), un libraio-editore che, con la stessa passione di Otello, si dedica alla cultura in quella città – l’autore parla con pudore.
“Le ho sempre scritte queste poesie che vengono fuori da sole, dando forma al mio sentire. Sono anch’esse frutto della tensione morale che alberga in me, della voglia di denuncia, di impegno. Il computer è pieno di scritti. Le prime ho iniziato a pubblicarle su facebook per la Giornata della Memoria, un’occasione nella quale non posso fare a meno di commemorare non solo gli ebrei ma tutti gli esseri umani – come anche mio padre – che sono stati vittime della storia, della bestialità umana, per il loro appartenere a minoranze o opposizioni. Ho ricordo ancora nitido degli incubi che popolavano il sonno di mio padre, le urla al risveglio, le paure rimaste dentro al ritorno dal campo di concentramento. Tali scritti hanno trovato apprezzamento in rete e da lì, grazie ad Anna Maria, sono approdate a questo volume.”
lui che è stato impegnato si guarda bene da riempire l’etere di bizzarre teorie
Lui non ci rinuncia, ad essere guerriero nello spirito. Se non foss’altro in poesia. Nell’ultima sezione del suo libro, Le vite sognate, si cala nei panni dei più antichi guerrieri e con capacità di identificazione combatte l’Anabasi di Ciro, va a Tebe o sui Pirenei nell’anno domini 791, a Roncisvalle, si tuffa dentro l’animo di Gilgamesh e in quello dell’Unicorno.
E ci confessa di sentirsi vibrare nella fantasia come se si fosse trasposto anima e corpo in quelle realtà.
La poesia di Otello è moderna. E’ flusso di coscienza, parola dotata di proprio ritmo che si compone nella forte presenza spirituale dell’autore e tracima sul foglio. E’ tuttavia ancorata alle essenzialità che l’autore riconosce. C’è l’amore materno e quello coniugale, lo sdegno per la guerra, i panorami sinceri della sua Livorno.
Ed è proprio con quella città che Le mie vite ha inizio, con una riflessione sul più grande dei suoi poeti, Giorgio Caproni. Otello si accosta a lui con gratitudine, prima da lettore e ammiratore che da autore. E’ nel riandare con le sensazioni alla parola del cantore, alla poesia sulla madre Annina, sulla livornesità, che Otello lascia andare i pensieri sul foglio e li fa parola, per poi commentare, alla fine del suo primo componimento, così:
da “Sull’Annina di Caproni”:
… della rabbia contro la prepotenza
la ribellione e del sorriso di pace
che dimentica l’offesa,
di una Livorno che non esiste più,
ingoiata dalla tv,
dall’egoismo di un sistema
che annulla l’anima dell’Uomo.
Mi piace, quanto ho scritto…
sembra una poesia…
Ed è con la modestia del “sembra” che Otello Chelli si dona in questo volume, in versi, ai suoi lettori, con tutte le molte vite di uno degli ultimi veri idealisti che mi è dato, fortunatamente, di conoscere.