Chiacchiere da bar
La piazza è tranquilla, il tempo è mite ma i turisti sono nella fase di risacca. Non fanno della città un termitaio senza regole. Si può stare al bar seduti e avvinti dal ciclo bevanda salatini finché ambedue non sono finiti, e la sete permane. Ma si può parlare, con gli altri avventori che distano almeno un paio di tavolini, senza che le tue chiacchiere siano di fastidio o di interesse per le altre.
Due amici sono lì, leggermente scomposti, all’indietro e con le gambe un po’ troppo avanti. Rilassati. Guardano la gente che passa, del lavoro hanno già parlato e delle famiglie non è il caso. Hanno un momento di pausa.
Quando il numero 1 dice: Accidenti, hai visto che culo quella lì…
Certo – replica il 2 – più che desiderio mi ha ispirato un senso di infinito…
Ma dai – ridacchia l’1 – altro che infinito, era piuttosto ben ri-finito!
Perdonami – sorride il 2 – penso piuttosto che non puoi avere un ben ri-finito senza che questo contenga l’infinito…
Mi stai a sfottere – l’1 si diverte in realtà – è il finito che sta nell’infinito, altrimenti che infinito sarebbe se fosse finito nel finito!
Mi fai addentrare in materie non mie – ammette il 2 – perché non sono filosofo né matematico. Ma credo che la materia come la concepiamo noi sia finita, ma solo ora e per i nostri occhi. Non nel tempo e per gli occhi di tutti per sempre…
Mi vuoi dire – chiede l’1 – che quel culo, di bellezza quasi metafisica, in realtà è eterno e altri lo vedranno non so dove non so quando?
Non proprio quello, no – concede il 2 – ma l’infinito che contiene sì!
Una specie di idea platonica, di archetipo – sfoggia l’1 con dei rimasugli scolastici.
No, non so come spiegarmi – arranca il 2 – L’idea platonica sta altrove e le cose terrene ne sono la brutta copia. Parlo invece di quello che c’è qua, che c’è sempre stato e ci sarà, che non somiglia, non nasce e non muore.
Pia illusione, tutto nasce e tutto muore, anche un bellissimo culo. Tutti trucchi per inventarsi l’eternità, chiosa sconsolato l’1.
Non c’è dubbio che da sempre proviamo a ingannare la morte, anche se oggi ci accontentiamo di fregare la vecchiaia – replica il 2 – Ma in questo caso non c’è il tentativo di salvarsi uno per uno appellandoci a qualche infinito, ma solo la convinzione che in fondo siamo uno solo perché ognuno di noi ha dentro l’infinito.
Tutti sicuri, spesso arroganti, spessissimo aggressivi e sterminatori, e tutti gridano Dio è con noi.
Dove le hai raccolte?, insiste l’1.
Più che idee mie sono effetti di ragionamenti altrui. Sono cinquemila anni che facciamo guerre di religione e c’è sempre qualcuno che dice che sa tutto su ciò che vuole Dio, premettendo che Lui è inconoscibile. Ma proprio tutto, su ogni minuzia. Che palle. Tutti sicuri, spesso arroganti, spessissimo aggressivi e sterminatori, e tutti gridano Dio è con noi. Penso perciò che Dio non può avere fatto o volere le cose che gli attribuiscono. La via più semplice è che l’infinito siamo noi, anche se inconsapevoli.
La piazza è ancora più tranquilla, il tramonto la sta vuotando. I due amici si sono fermati, hanno rifiutato un’altra vaschetta di noccioline e mandorle salate e cercano di sfruttare le ultime gocce delle loro bibite. Siedono in modo più composto. Hanno l’aria di riflettere, in particolare il 2, che alla fine si pronuncia: Comunque ammetto che quello fosse un culo esageratamente bello.
Certo, un culo infinito. Per un attimo mi avevi preoccupato…, replica l’1, mentre l’altro gli sorride.
Come è giusto che si concludano quattro chiacchiere da bar.