Solo andata, per chi vuol tornare umano
Solo andata è mare. Solo andata è sole, salsedine, piedi sporchi. Solo andata è deserto, sudore, fame, guerra, violenza. Solo andata è mare che asciuga, mare che ingoia, mare che protegge, mare che salva, mare come una girandola. Solo andata è lo spettacolo in scena dal 16 al 21 Febbraio al Piccolo Bellini. Il testo di Erri De Luca è stato riadattato per il teatro da un intenso Antonello Cossia, che sul palco è affiancato da Francesco Sansolone il quale lo accompagna a suon di blues struggente. Uno spettacolo forte, penetrante. Di quelli che una volta usciti dalla sala dici “è stato proprio bello”. Certo ci vuole del pelo sullo stomaco per affrontarlo e soprattutto per non abbassare gli occhi davanti ad alcune delle trecento immagini che fanno da unica scenografia e che scorrono alle spalle del narratore. Le immagini strazianti, commoventi e terribili sono offerte dall’Agenzia Fotogiornalistica Controluce, e sono i pezzi di un un unico puzzle da trecento tasselli, che dura da vent’anni. Vent’anni di guerre, di miserie, di carestie. Cambiano le etnie, i nomi, le posizioni geografiche. Ciò che non cambia è la disperazione con la quale queste persone affrontano il viaggio. Un viaggio di sola andata. Perché durante il cammino tutti hanno paura di morire, e sanno che capiterà a molti di loro. Una nave su dieci affonda. Ognuno dovrebbe avere la possibilità di avere una morte dolce. Nessuno di loro vuol morire in nessun altro posto, che non fosse casa loro, nel loro luogo di origine, magari abbracciato e confortato dai loro cari. Solo e soltanto disperazione. Tornerebbero volentieri a casa se solo ne avesser una. Lampedusa non è arrivo. Non è terra ferma. Dopo tanta strada percorsa, poco spazio sulla nave. E c’è puzza di aceto. E ancora violenze, soprusi, anche lì ci vuol fortuna. Che male c’è a sognare una vita diversa. Si scappa dalla morte certa per andare ad affrontare una morte probabile. Ma se c’è almeno un piccolo spiraglio di salvezza si caricano i bimbi sulle spalle e si parte. I bambini. Sono loro che ci salveranno.
Uno spettacolo difficile, complicato da digerire, ma assolutamente da non perdere, per avere la possibilità a nostra volta di restare degli esseri umani.
Antonello Cossia scrive:
“Questo testo di Erri De Luca è una dedica che cerco di fare al buonsenso, alla partecipazione, all’attenzione da rivolgere verso coloro che stanno peggio di noi. Non compio questo atto per spirito di carità, né tendo a sollevarmi il morale o la coscienza, ma sbatto la voce in palcoscenico per rabbia contro le ingiustizie”.
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