L’esaltante depressione di un Siciliano in Baviera
Benedetti low cost, prendo al volo l’occasione per un viaggio imprevisto. Mordi e fuggi, bassa stagione e nemmeno la più consigliabile, sulla carta, per un Terrone: Germania. È Monaco di Baviera ok, quindi Sud, ma sempre febbraio è e sempre sotto lo zero si pone la temperatura media del periodo.
Chi se ne frega, al massimo ci si attrezzerà con vestiario pesante modello Totò che sbarca a Milano, ma a quel prezzo l’opportunità è imperdibile per uno che adora viaggiare sempre, ovunque e comunque. Viaggiatore, non turista, come diceva quel tale.
Certo, per uno di sangue greco, rendere visita ai padroni incontrastati della Troika non è il massimo, ma Monaco mi ha sempre attirato e non l’ho mai vista. Eviterò di pensare a Frau Angela…
Arriva il gran giorno, le previsioni meteo sono insolitamente buone, è previsto clima mite. E infatti… inizia la discesa dell’aereo verso l’aeroporto di Memmingen e dal finestrino puntualmente si presentano sconfinati campi bianchi sotto di noi. Ma come, nevica? Accidenti alle previsioni! Bene: non solo nevica, c’è anche vento.
Bus navetta e dopo un’ora ecco presentarsi la città della birra, della Bmw e del Bayern. Nella grande hauptbanhof, la stazione centrale, la prima cosa che si presenta ai miei occhi e al mio stomaco brontolante sono loro: Brezel ad ogni angolo, uno dei simboli alimentari bavaresi. Più o meno burrosi, più o meno salati, comunque invitanti. Non faccio in tempo a guardarmi intorno e il mio occhio siculo cade su una cosa che sembrerebbe proprio lei: ma no, dai non può essere un’arancina. Però accanto c’è un’altra cosa che non ti aspetti e invece è proprio quello: cannoli! La mia anima più recondita e autentica esclama tra sé un deciso: minchia! E’ uno stand enorme di gastronomia Siciliana. Per inciso, le arancine hanno un aspetto decente, invece la ricotta dei cannoli è letteralmente gialla. Giallo canarino. Non ti curar di loro ma guarda e passa, Monaco ti aspetta. E poi per la buona e sana cucina italiana, ci penserà una cara amica che una delle tre sere bavaresi mi ospita a cena e mi delizia con piatti pugliesi prelibati.
Ho studiato adeguatamente, da bravo viaggiatore 2.0 che arriva nei posti informato, e so che ci sono un mucchio di luoghi, monumenti, parchi, piazze, castelli, locali da vedere e due giorni e mezzo non basteranno mai. Tessera per spostarsi sui mezzi, cartine, guide scaricate sullo smartphone e via: la full immersion bavarese abbia inizio.
Mi sono esaltato, sono rimasto ammirato da tante cose, ma poi anche depresso
Il tempo passa in fretta ed in effetti le aspettative trovano conferma. Cammino tanto. Prendo metro, tram, bus, sightseeing tour, guardo, annuso, ammiro, osservo persone, sistemi, pulizia, organizzazione: a ripensarci ora, a freddo, in effetti, non ho visto tutto. Ma ho visto abbastanza. Ho visto… Monaco.
E sì, ammettiamolo pure, mi sono depresso. A tratti profondamente. Sul serio, eh. Mi sono esaltato, sono rimasto ammirato da tante cose, ma poi anche depresso.
È pressoché inevitabile per un Italiano in Baviera. Di più: un Italiano del Sud. Di più ancora: un Siciliano!!
Guardi lo splendore dell’Englischer Garten, un parco immenso nel cuore della città, dove tutto è talmente armonico, pulito e rilassante che pensi: non sarà vero. Vera sarà la incuria delle ville della mia città; vere saranno la cartacce per terra, a’ munnizza (la spazzatura), i bambini vocianti, vere saranno le attese del bus che possono variare da 5 ai 105 minuti, in base al capriccio del Fato o degli Dei, o magari della più sconclusionata manifestazione delle giovani marmotte che protestano per il rinnovo del contratto di settore, o di una delle 3.544 categorie di precari che bloccano il traffico per il mancato rinnovo dell’ennesima clientela, ehm pardon, del contratto; vere saranno le piste ciclabili che non esistono e dove esistono, se le percorri in bici, sono una autentica sfida alla propria incolumità. Vere saranno le 4 linee di tram realizzate dopo non so più quanti anni di progetto e cantieri, ma dove la civilissima utenza locale ci ha messo 4 giorni a scassare le macchinette erogatrici di biglietti; veri sono gli allacci abusivi in interi quartieri, o per allargare un po’ la visuale le 5 ore di treno per percorrere 140 km fino ad Agrigento, per tacere, per carità, della Salerno-Reggio Calabria.
Sì, certo, in Sicilia abbiamo il mare, la Valle dei Templi, la pasta con le sarde e la cassata, il sole quasi tutto l’anno e caffè coi tavolini all’aperto pure a gennaio. A Monaco il clima è freddo, la birra eccezionale, ma indubbiamente la cucina meno varia e forse anche meno sana.
Chi se ne frega. Si vive talmente tanto meglio che il solo abbozzare un raffronto ti getta nella depressione. Ti senti, ed evidentemente sei, figlio di un Dio minore. In fondo, è un Paese confinante, mica l’altro mondo. Eppure, a Monaco non è “immagina, puoi”; è “immagina, è già realtà”. L’attenzione per le fasce più deboli, per esempio, quali disabili e anziani. In tre giorni ho visto centinaia di sedie a rotelle trasportare disabili senza alcuna barriera architettonica, salire sul tram, andare in scuole, università, parchi, senza limitazioni, e senza che altri cittadini si sognassero neppure di occupare spazi o scivoli loro riservati. In Italia e in Sicilia, tutto questo è “immagina, e poi scegli se ridere o piangere”.
Mi sposto per tutta la città, anche in periferia, col trasporto pubblico in tempi rapidissimi e manco a dirlo puntuali quasi da fastidio: immagina, è già realtà.
a Monaco non è “immagina, puoi”; è “immagina, è già realtà”
Osservo, respiro, vivo una città in cui tante cose sono belle, ma l’esperienza più bella è gustarsi angolo dopo angolo, strasse dopo strasse, platz dopo platz, bere la birra nei loro locali e confondersi tra i bavaresi. I quali -sfatiamo un mito!- non sono affatto freddi e scostanti: io ho conosciuto gente cordiale e sorridente, naturalmente, nel pieno rispetto dell’ordine e delle regole di una società civile.
Tre giorni volano via in fretta, è già tempo di aeroporti e di ritorni. Per gradire, come all’arrivo anche al momento di ripartire nevica, fiocchi abbondanti e grandi che dalle mie parti solo in tv.
Per gioco, mentre attendo il decollo, mi chiedo cosa sarebbe della Sicilia e dell’Italia del Sud tutta, con i suoi tesori paesaggistici e culturali, se i suoi cittadini e i suoi amministratori imitassero bavaresi o tedeschi. Non è possibile fare la prova, ma una cosa possiamo farla: viaggiare. Aprire la nostra mente. Confrontarci con il resto del mondo. Eh sì, sopportare, in certi casi, il peso di una strisciante sensazione depressiva, nel constatare che ciò che da noi è inimmaginabile, altrove è elementare realtà. Viaggiare allarga i propri orizzonti culturali e poi è entusiasmante: a quando il prossimo low cost? La destinazione sceglietela voi, io vado volentieri ovunque