Arbitro cornuto
Finta di corpo, pallone da un lato, terzino dall’altro, i tacchetti staccano il gesso dalla linea, il numero nove s’invola a tutta velocità verso la porta. Il difensore lo insegue, il sangue agli occhi, furente per il dribbling subito, terrorizzato dall’opportunità che l’avversario s’appresta a cogliere. Lo raggiunge, sono spalla contro spalla, scivola, mira al pallone ma è lento, perde terreno, coglie un piede, quello inciampa, rovina in terra, si volta imprecando.
Ma non impreca verso l’avversario, il suo sguardo è rivolto altrove. Ce l’ha con un altro uomo che pare non aver visto nulla e fa cenno di proseguire. L’arbitro. Mi è capitato, nelle serie maggiori, di vedere falli cattivi, falli inutili, falli decisamente pericolosi. Allora mi sono detto: ora si alza, sempre che ci riesca, e tira un destro nel muso a quel manigoldo di un macellaio che lo ha steso con tanta veemenza. E in effetti il malcapitato si alza, zoppica e raglia furente, deciso a farsi vendetta. Ecco, pare proprio che abbia il farabutto nel mirino del pugno destro. Ma che fa? Ci passa accanto senza degnarlo di uno sguardo? Dove sta andando? Dall’arbitro. Come se fosse stato lui a scambiare le sue gambe per una quercia da abbattere.
Tutti nel calcio possono sbagliare. Gli arbitri no, a loro l’errore non è concesso.
Ci pare opportuno parlare di almeno due arbitri che hanno in qualche modo fatto parlare di sé. Del primo accenniamo ora, del secondo più avanti. Chi di voi non ricorda Byron Moreno, il terribile arbitro che condannò l’Italia all’eliminazione dai Mondiali di calcio 2002 contro i padroni di casa della Corea del Sud? Esatto, colui che fece inorridire un signore come Trapattoni ed esclamare un mite come Bruno Pizzul. Equadoregno, faccia da gonzo come pochi, le cronache ci dicono che dopo il misfatto del 2002 ancora si rese protagonista di episodi arbitrali disdicevoli in patria, favorendo la squadra della città in cui si era candidato alle elezioni amministrative. Nel 2010, poi, fu arrestato negli Stati Uniti per traffico di droga. Qui sotto il doloroso ricordo di quella mai dimenticata truffa asiatica.
L’arbitro è coadiuvato nel suo incarico da due assistenti arbitrali – noti ai più come guardalinee – con compiti precisi; nelle categorie superiori questi saranno ufficiali, ovvero arbitri come lui, inseriti nel ruolo speciale degli assistenti (prima di diventare guardalinee occorre essere stati arbitri per un bel po’ di tempo); nei campionati inferiori alla Promozione invece gli assistenti saranno di parte, ovvero forniti ciascuno da una squadra. Ovvero: non partigiani. Del ruolo del guardalinee parleremo diffusamente nella regola 6.
Il quarto uomo, tra tutti, è considerato il più buono.
Il quarto uomo, tra tutti, è considerato il più buono. Se l’arbitro o il guardalinee sbagliano, in fondo, lui non ha colpa. Forse è anche il più bravo, e non si capisce perché l’abbian relegato lì, vicino alle panchine, a condividere empaticamente la vita di allenatori e panchinari. Anche Guardiola, ex allenatore del Barcellona ora in forza al Bayern Monaco, la pensa come noi. Guardiola al quarto uomo vuole bene. Lo considera uno dei suoi. Guardate qui sotto.
Qualche curiosità aiuterà a capire questa lunga e complicata regola 5.
L’arbitro è il cronometrista ufficiale dell’incontro, ma no, non concede a caso il tempo di recupero. Quello è determinato in modo molto preciso dal tempo perso generalmente, tenendo conto di trenta secondi per sostituzioni effettuate (se sono sei, quindi, tre minuti sono assicurati).
In questo caso il record appartiene agli arbitri Paul Alcock e Pavel Balaj per le rispettive partite Bristol City-Brentford e Dinamo Bucarest-Steaua Bucarest, con 23 minuti di recupero in entrambi i casi. Per quanto riguarda Dinamo-Steaua si tratta di un derby. Senza dubbio il signor Balaj ha (aveva?) fegato da vendere.
La qualificazione del vantaggio come regola, norma o checché se ne voglia dire è una speculazione che lascia il tempo che trova, essendo questo semplicemente previsto dalla Regola 5:
l‘arbitro lascia proseguire il gioco quando la squadra contro la quale è stata commessa un’infrazione beneficerà da ciò di un vantaggio e punisce l’infrazione iniziale se il vantaggio accordato non si è concretizzato nell’immediatezza (1-2 secondi). Se l’infrazione è meritevole di provvedimento disciplinare, il cartellino verrà mostrato alla prima interruzione del gioco.
Se un calciatore ricorre a cure mediche sul campo, deve lasciare il terreno di gioco e farvi rientro col consenso dell’arbitro, da una linea laterale, solo dopo che il gioco sarà ripreso, ricordando che un calciatore che sanguini, o sporco di sangue, non può essere ammesso al gioco. Anche perché magari gli duole un po’ la ferita. A meno che non si chiami Franz Beckenbauer, fuoriclasse tedesco che nella celeberrima semifinale del Mondiale 1970 contro l’Italia giocò con una spalla lussata e in qualche maniera fasciata. Ma quello era un altro calcio, e quei giocatori eroi. Senza lacrime (e sangue) non si entra nel mito.
L’arbitro ha poteri su tutti. Calciatori, allenatori, dirigenti, custodi e raccattapalle inclusi, e può adottare provvedimenti disciplinari sia prima che dopo il match. Chi viene espulso deve uscire dal recinto di gioco (se vuoi sapere cos’è, guarda la Regola 1). Anche se la partita è appena iniziata. Ne sa qualcosa il milanista De Sciglio, che nel 2015 ha fissato il record di espulsione più veloce della serie A: 43 secondi. Manco il tempo di sudare. Chissà come l’ha presa bene il suo allenatore. Nulla in confronto a Ze Carlos, attaccante del Cruzeiro, espulso addirittura in un terzo del tempo. 15 secondi. Ma si sa, in America tutto va più veloce.
Cosa fa l’arbitro dopo la partita? Rientra a casa e, una volta accertatosi di avere ancora una moglie, e verificato in tutti gli armadi che non vi siano nascosti amanti, redige un rapporto di gara che invierà alle autorità competenti. Nelle serie professionistiche non attenderà tanto, e farà il rapporto direttamente negli spogliatoi insieme ai suoi assistenti. Nel frattempo, la moglie avrà più tempo per divertirsi.
E se l’arbitro sbaglia e fa qualcosa di veramente scandaloso? Non c’è rimedio: Le decisioni dell’arbitro sui fatti di gioco sono inappellabili
E se il pallone va a sbattere sull’arbitro e finisce in rete, o a un calciatore in fuorigioco? L’arbitro, come anche i guardalinee, fanno parte integrante del gioco ma sono inerti nei suoi confronti, e sono considerati alla stregua di un palo della porta. Quindi una eventuale carambola sarà considerata come un passaggio diretto. Sono cose che succedono. Ma chiedetelo ai tifosi di Santos e Palmeiras (Per chi non lo notasse, l’arbitro è appostato in prossimità del lato destro del portiere ed è l’ultimo a toccare il pallone – con guizzo felino – prima che questo entri in porta).
Salutare è cortesia, rispondere dovere. Ma non nel calcio, dove il fatto che le squadre salutino il pubblico prima di iniziare la partita è previsto dal Regolamento. E i capitani devono salutare gli ufficiali di gara.
Un’ultima chicca: il regolamento non prevede come necessario il fischio di convalida di una rete. Ma niente, in Italia non riusciamo proprio a farne a meno. Se assistete a una gara internazionale però non meravigliatevi quando dopo un gol non sentirete nessuno fischiare: il gol è valido, ed è normale così. In Europa siamo gli unici a fischiare dopo una rete (ma non è bellissimo, quel fischio?).
A proposito: in campo è vietato fumare, siano avvisati i dirigenti nervosi: se l’arbitro li becca deve allontanarli. Però al buon vecchio Zdenek Zeman si direbbe sia stata concessa una deroga.
Come si diventa arbitri? Gli arbitri di calcio fanno parte dell’Associazione Italiana Arbitri, divisa in sezioni sparse su tutto il territorio nazionale, e per diventare arbitri basta iscriversi ai corsi organizzati ogni anno. Iniziando da giovanili e categorie minori, passo dopo passo l’arbitro può raggiungere le vette dei campionati più importanti. Ma ogni arbitro di serie A, prima di calcare San Siro, ha percorso in lungo e in largo tutte le categorie e tutta l’Italia. E potrebbe tenervi una conferenza sulle diverse coloriture dialettali di termini come: cornuto, coglione, ladro. Se poi vi interessa sapere quanto realmente guadagni un arbitro, si va dal rimborso spese nelle categorie minori e giovanili a qualche migliaia di euro nella serie A. Nulla di che, se paragonato alle prezzolate creste dei giocatori.
Ops, quasi ci si dimenticava della seconda figura di arbitro di cui volevamo parlare: Concetto Lo Bello, il “tiranno di Siracusa”. Teatrale, protagonista, severo, odiato, è il recordman di presenze in serie A (328). Di Lo Bello si raccontano infiniti aneddoti, dai giocatori strattonati, all’ispezione fiscale a cui lo costrinse un deputato ferrarese dopo che la sua Spal aveva subito ben tre calci di rigore dallo zelante arbitro siciliano, fino all’ammissione in diretta TV, nel 1972, di un errore dopo aver visto la moviola dell’episodio. Lo Bello fu a tal punto personaggio da entrare nella cultura popolare. A lui si ispira un film del 1974, L’arbitro. Non ne esce benissimo a dire il vero. Ma per quanto sia Lo Bello, pur sempre di arbitro si tratta.
Giunti oramai a conclusione di questa puntata, non ci resta che dire qualcosa sugli errori arbitrali. Un arbitro esperto se vuole condizionare il risultato del match sa benissimo come farlo. Bastano pochi colpi di fischietto, apparentemente innocui, ed ecco che alla bisogna il gioco sarà spezzato a centrocampo, il possibile vantaggio non sarà accordato e via dicendo. L’arbitro è il vero padrone dei ritmi del gioco. Ma la verità è che gli arbitri non sono in malafede e a riprova basta vedere quanti siano stati coinvolti negli scandali degli ultimi anni.
Gli arbitri italiani sono tra i migliori del mondo
Quindi quando gli arbitri sbagliano hanno semplicemente sbagliato e nulla più. Specie se l’errore è grossolano: non c’è bisogno, come detto, di inventarsi un rigore per “indirizzare” una partita. Solo che per gli arbitri non tifa nessuno: non sono loro i nostri beniamini. E quindi quando sbagliano ce ne accorgiamo di più. Tifate per gli arbitri. Fate anche voi come quel mio amico interista che alla domanda Ma se proprio devi scegliere Juventus-Milan per chi tifi? lui risponde placidamente Per l’arbitro. E sorride.
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!