Tutto cambia, ma non troppo
Quando si fa un biglietto di sola andata è più facile pensare a ciò che ci aspetta e non a ciò che lasciamo indietro. Forse perché immaginiamo che ciò che resta a casa si cristallizzi nel tempo, che i sorrisi rimangano immobili finché la nostra prossima visita scioglierà altri abbracci, altre lacrime, altre risate trattenute.
La verità è che tutto cambia. Alcuni rapporti crescono diventando più flessibili, come le fondamenta di un palazzo giapponese che oscilla senza riportare danni. Si adatta, cambia forma se necessario, ma rimane piantato al suolo. Imponente.
Cerchiamo una causa, una parola, un atto, ma la verità è che giace tutto in una melma di eventi dimenticati, rimandati, ignorati.
È triste quando le parole ti si strozzano in gola e ti domandi cosa sia successo, quale sia stato il punto di rottura. Cerchiamo una causa, una parola, un atto, ma la verità è che giace tutto in una melma di eventi dimenticati, rimandati, ignorati. Eppure il miracolo non smette di accadere: una nuova stretta di mano, un volto che diventa più familiare, delle fossette che potrebbero diventare casa. La chiamata puntuale di chi ti vuole bene. Il suono di Skype che distrugge in pochi secondi chilometri di terra, d’acqua e d’aria.
Tutto cambia, ma non troppo. Presenze ed assenze si alternano in un gioco doloroso, a volte ironico. Mi piace pensare che certe cose rimarranno perfettamente integre nel tempo, senza polvere, indistruttibili, dimenticate dalla forza divoratrice dell’oblio. Tutto cambia, ma forse non proprio tutto. Premo pausa e rewind sui ricordi più belli, mentre aspetto di costruirne nuovi.