L’ospite invisibile
“Congratulazioni stop progettato trattenimento in vostro onore giardino pensile palazzo Bienville sabato prossimo ore venti stop grande sorpresa stop mantenere segreto stop promettovi trattenimento massima originalità. Il vostro anfitrione.” “Congratulazioni stop progettato trattenimento in vostro onore giardino pensile palazzo Bienville sabato prossimo ore venti stop grande sorpresa stop mantenere segreto stop promettovi trattenimento massima originalità. Il vostro anfitrione.”
A metà tra una nenia, un canto, un mantra, un ritornello, queste parole vengono ripetute coralmente in maniera forte, in un crescendo ansioso, in modo incisivo dai protagonisti de “L’ospite invisibile” in scena al teatro Il Pozzo e il Pendolo di Napoli. In un appartamento posto al ventiduesimo piano di un grattacielo molto chic, arrivano i personaggi più in voga e più famosi della New Orleans degli anni ’20. Quando fa capolino anche la settima persona, si sente una voce proveniente da una radio che attira la loro attenzione. C’è eccitazione, c’è euforia, c’è la voglia di scoprire chi si nasconda dietro l’anfitrione che li ha invitati e soprattutto si chiedono perché si ritrovano ad essere lì. Sono stati chiamati tutti e otto per uno scopo ben preciso. Lo stesso scopo uguale per tutti. Morire. Sì perché in realtà i personaggi sono otto e ben presto si scopre che il primo è già cadavere. Ogni personaggio ha un passato oscuro, ognuno di loro merita di morire, o quanto meno non merita di vivere. In una sorta di roulette russa, cadono uno ad uno, con una precisione maniacale, che solo un malato di mente può avere. L’anfitrione prevede tutto. Modo, maniera e orario preciso della morte di ciascuno e no, non sbaglia una virgola. Ha previsto e disposto anche le otto bare messe nel giardino pensile dove man mano finiranno le povere vittime. Tutte le sue profezie si avverano. Quando la luce si abbassa cala il panico tra gli invitati di questo murder party. In un gioco che si fa via via più psicologico e ansioso; a nulla possono le implorazioni degli invitati. La casa è sigillata, le uscite sono circondate da fili dell’alta corrente, i servi sono stati narcotizzati. Il banchiere, la nobildonna, il politico. Nessuno può sottrarsi al suo destino e nessuno e più astuto dell’organizzatore nel gioco tanto da sconfiggerlo. Marco Palumbo, nelle vesti di regista mette in scena un thriller arguto, che tende lo spettatore, che mai perde il filo della narrazione o ha un momento di noia. Ottima l’interpretazione dei sette attori, (Marianita Carfora, Andrea De Rosa, Marcello Magri, Sergio Del Prete, Lucia Rocco, Peppe Romano, Fabio Rossi) che con mezzi scenografici molto minimal riescono a trasmettere le ansie, le paure, le angosce, le miserie di una vita. Tutto è perduto? Tutto finisce così? Ognuno immagini il finale, di certo non sta a me farvelo scoprire. Certo è che la morte, quando decide che è ora di intervenire, non guarda in faccia a niente. Nemmeno a tre milioni di dollari.
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Chi viene a giocare con l’anfitrione? Pensateci su queste note
(photo web)