Strana cosa le Emozioni
Strana cosa le emozioni: non amiamo quelle incontrollate, ma guardiamo di tralice quelle troppo misurate. Le vorremmo evidenti, quelle altrui, ma adatte alla nostra percezione. Accettabili per il nostro modo di essere. E non importa se si tratti di gioia o di dolore, di ansia o leggerezza. Cerchiamo la simpatia, l’idem sentire, persino l’educazione, il garbo, la maniera, il tutto all’interno di quella fascia, che noi stessi determiniamo, del troppo e del poco.
Ma in realtà, sempre che questa esista, l’emozione è un riflusso dell’animo. Non ha margini o confini: rappresenta quel che solitamente è nascosto, non correlato all’universo esterno. Non dice cosa o chi siamo, ma quali sentimenti nascosti, perfino a noi stessi, se ne stanno immobili fino al momento dell’esplosione incontrollata. Appunto, incontrollata. Capace di stupire gli altri e pure la nostra ragione, con la quale non ha poi tanta frequentazione.
E così, per quelle degli altri, mostriamo incomprensione, stupore o anche fastidio: solo perché i nostri animi e i nostri recessi, non coincidono. Perché l’emozione non è misurabile rispetto a una media comunemente accettata. Non c’è un percezione, ma solo un sentire, a prescindere da dati oggettivi. L’intensità non è data dall’oggetto ma dal soggetto. Così l’indifferenza per grandi eventi e lo scuotimento, il portar fuori (come dice l’origine latina) per qualcosa di apparentemente minuto. E si potrebbe dire a lungo dell’emozione, nella quasi certezza che la sua bellezza sia nella incomprensibilità.