In dieci si gioca meglio
Per fare una partita di calcio bisogna essere in undici. Per squadra, s’intende. E questo lo sanno tutti. Anche se un adagio famoso tra i campi di calcio dice che in dieci si gioca meglio. Qualcuno in meno saprà però qual è il numero minimo di calciatori. E cominciamo da qui il nostro incontro con la regola 3: in meno di sette non si può giocare. Neanche per un momento, tanto che se si è in sette e uno dei nostri ha un infortunio, l’arbitro aspetterà di vedere se questo si riprende in tempi ragionevoli, altrimenti sospenderà definitivamente la gara.
Quindi quando fate la squadra per il torneo del quartiere fate attenzione: se inserirete in squadra troppi fabbri e carpentieri, notoriamente più abili nell’interdire l’avversario piuttosto che nel creare evoluzioni balistiche, correrete il rischio di finire le vostre partite anzitempo.
in meno di sette non si può giocare
Alle sostituzioni si ricorre soprattutto per cambiare le carte in gioco. Sempre che tra i panchinari abbiate l’asso, perché sennò tanto vale togliere un elemento buono per metterne in campo uno mediocre. Vi racconto un aneddoto. Allora, partita valevole per il campionato juniores, quindici anni fa circa. L’allenatore della nostra squadra urla, sputacchia, maledice la sorte che gli ha dato da allenare una tribù di piedi di ferro. La classifica langue, il risultato del match è impietoso. Bisogna cambiare o perdiamo in malo modo pure questa, dice. E condisce con parole irripetibili ed epiteti indegni verso l’undici, il dieci e il quattro della squadra. Quindi si gira verso la panchina e guarda noi, i suoi cinque jolly. Si gratta mento, testa e collo. Le parole non gli escono, le gocce di sudore si. Quindi impreca nuovamente e oramai prossimo alla crisi di nervi fa: lasciamo perdere, tanto vale tenere su questi. Che dire, quando c’è stima si va al campo più felici.
Il giocatore sostituito può uscire da qualsiasi punto del terreno di gioco
Ma facciamo un passo indietro, e torniamo negli spogliatoi. Prima dell’inizio della partita. I pullman arrivano, l’aria è frizzante, si respira tensione e si freme per l’incontro. Ci sono dei preliminari di gara da rispettare, un rito non noto a tutti ma che tutti gli appassionati di calcio dovrebbero conoscere. I dirigenti delle squadre si recano dagli arbitri e consegnano loro i documenti dei calciatori per la verifica. Dopo pochi minuti, inizia il riconoscimento. Gli arbitri si recano negli spogliatoi delle squadre, iniziando da quella ospite. Cala il silenzio. L’arbitro rende al capitano i suoi saluti, a nome della terna, e declina i cognomi di tutti i presenti in elenco. Questi rispondono col nome, e mostrano all’arbitro il numero di maglia.
Un rito che si ripete identico a se stesso come fosse una messa prima di ogni partita da cento e più anni a questa parte, in ogni parte del mondo e in ogni categoria, dagli ultimi dilettanti alle serie più prestigiose.
E veniamo adesso, come di consueto, a qualche curiosità.
Ogni squadra, si sappia, ha diritto di cambiare portiere quante volte vuole, purché il cambio avvenga a gioco fermo e sia comunicato all’arbitro. Ovviamente, il portiere dovrà avere sempre una maglia di colore diverso da quello delle squadre in campo, e anche dal portiere avversario. Cambiata maglia, tuttavia, chiunque può mettersi in porta.
Il portiere, insomma, ha maggiore libertà nel vestire. Certo, l’importante è non esagerare. Chissà se qualcuno di voi ricorda il mitico portiere messicano Campos, più famoso per le improbabili mise che per i voli tra i pali della porta.
Si è detto delle sostituzioni. Ma se chi è chiamato ad uscire si rifiuta, disobbedendo all’allenatore? In questo caso nessuno avrà potere su di lui, e l’arbitro non potrà intervenire, perché non c’è infrazione disciplinare, ma solo un fatto interno alle dinamiche di squadra. Quindi il reticente potrà restare in campo. Certo, appena finita la partita, saranno dolori!
Diciamolo: essere sostituiti non piace a nessuno. Tuttavia, se sono previste e se l’allenatore ritiene di utilizzarle e se il numero del giocatore richiamato in panchina è il vostro, abbiate pazienza e celate la vostra delusione. No, per l’amor di Dio, non vi venga in mente di riportare al Mister la vostra umilissima opinione. Soprattutto se il vostro allenatore si chiama Delio Rossi. Perché? Date un occhio qui sotto:
Alzi la mano chi sa quanto dev’essere attesa per regolamento una squadra che non si presenti in campo all’orario fissato per l’inizio della partita. Nessuno? Bene, un tempo pari a quello di una frazione di gioco. Quindi, di solito, per 45’.
Tuttavia, nelle serie locali e giovanili ci si conosce un po’ tutti e talvolta si chiude anche un occhio. Quando si era ragazzetti a noialtri capitava spesso di arrivare in ritardo in trasferta. Le scuse erano sempre le solite: traffico, guasto, mal di pancia multipli e deviazioni fortuite. La verità era invece che il nostro autista, da bravo italiano, alla passione per il pallone univa quella per le femmine. E così non c’era bar lungo la strada dove non conoscesse la barista di turno. Ragazzi, mi fermo a salutare la Monia. Un attimo che ho una rosa per la Giusy. E così via. Odissee amorose.
Se una squadra non si presenta in campo bisogna attenderla per 45′
In bocca al lupo a lui.
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!