Il male è solo un ricordo?
Davvero il male è solo un ricordo? Viene spontaneo chiederselo, soprattutto oggi, 27 gennaio. Una data in cui si celebrano le vittime del male per eccellenza, la Shoah. E che viene emblematicamente chiamata “giornata della memoria“. Per non dimenticare, certo. Ma anche per vedere.
I libri, le testimonianze, i documenti delle barbarie acquistano un senso se non li si riduce a cimeli dell’orrore, se li si usa come monito a guardare il presente. Perché gli uomini hanno imparato la storia, ma non hanno imparato da essa. E allora il passato non può che essere uno specchio dello stato attuale. Dove il male torna sotto mentite spoglie. Perché oggi non ci sono più i forni crematori, non ci sono più le SS o le stelle di David sui vestiti, ma c’è dell’altro.
gli uomini hanno imparato la storia, ma non hanno imparato da essa
E’ la paura il filo rosso di questo male che non perde mai attualità. Il timore del non uguale, del non conosciuto, dell’avere troppo poco o del condividere qualcosa. Eppure solo gli stolti si fanno accecare da questo sentimento perché chi ragiona, chi dialoga con se stesso e interpone il pensiero tra l’emozione e l’agito, chi pensa…non ha paura.
Così torna alla mente la riflessione di Hannah Arendt che, assistendo al processo ad Adolf Eichmann a Gerusalemme, parlò della banalità del male. Quell’uomo, che aveva ucciso migliaia di ebrei, non era assolutamente fuori dal comune. Come tanti altri gerarchi nazisti, non si trattava di un mostro diabolico, il che rendeva la questione ancora più inquietante. A quelle persone – dice la studiosa – più che l’intelligenza mancava la capacità di immaginare che cosa stessero facendo. Eichmann e gli altri agivano cioè senza riflettere sul disegno più grande che il regime nazista stava realizzando servendosi di loro come braccia. Per la Arendt questa non è una giustificazione ma il resoconto di un meccanismo.
Quindi ecco che in questa decima (quindicesima in Italia) giornata della memoria, le vittime di uno dei peggiori genocidi si fanno lumi per le coscienze presenti e il filo spinato non circonda più solo i campi di concentramento, ma profila le numerose zone d’ombra in cui oggi si stanno svolgendo gli olocausti del terzo millennio.