Perché non riusciamo a sentirci europei?
Perché non riusciamo a sentirci europei? Le guerre del passato? Gli odi mai cancellati? I nazionalismi del ventesimo secolo? Forse. Ma, e anche qui ci mettiamo un forse, manca l’animus, manca l’anima, il desiderio di una sorte comune. In realtà pare che tutti abbiano aderito all’Unione perché si intravedeva una convenienza economica. Appena delle crisi si sono affacciate allora sono scattati gli antichi tic: l’autonomia, il piccolo rigurgito nazionalista, lo scarica barile (se le cose vanno bene è merito mio, se male è colpa di altri), l’uso degli argomenti europei a fini interni (ovviamente elettorali). L’Europa unita nasceva con altri scopi, e soprattutto con altri obiettivi. Far finire le guerre (successo ben raggiunto per oltre 70 anni), per dare una sorte comune a popoli che hanno rappresentato lo sviluppo umano per millenni, per dare un peso a un continente che rischiava e rischia di non contare molto nel mondo che cambia. Queste ambizioni paiono svanite, e quando il cuore non batte più col ritmo giusto anche gli altri organi ne risentono. Non si può convivere senza una visione comune dell’idea di giustizia, di società, di relazione con gli altri, di visione del futuro. La moneta unica non può supplire a queste mancanze.
e quando il cuore non batte più col ritmo giusto anche gli altri organi ne risentono
Qui ognuno si sente padrone di un diritto di veto, di una propria singolarità da far prevalere. Tanti inni nazionali possono costituire un problema per una unione. Almeno un dubbio dovrebbe essere considerato. L’accusa diffusa è che ci sia una invadenza dell’Unione sulle politiche nazionali. Ma, ancora forse, il guaio è che abbiamo poca Europa, mentre altri continenti presentano territorio e popolazioni vastissime che agiscono all’unisono,