La via leggera della profondità
La via dell’arte è sempre fruttuosa di incontri e scoperte. Così, una comune amica, la pittrice e autrice Maria Cristina Picciolini, è stata artefice del contatto che mi ha portato a incontrare Matteo Chincarini, al quale insegno il tedesco.
gli piace trovare in ciò che fa una motivazione sociale. E un messaggio da trasmettere.
Mi è venuta voglia di farci quattro chiacchiere per la rubrica Ziggy non resta mai solo, ricambiando l’attenzione che lui aveva avuto per me e soprattutto per la mia scrittura: mi ha intervistato per il programma di cultura italiana L’Ora Italiana su Radio Lora Muenchen all’uscita del mio libro Profusioni.
Matteo è attore, ma anche fotografo e moderatore radio, appunto. Ha partecipato in molti spettacoli di teatro tradizionale, ha esposto le sue opere fotografiche in mostre importanti, e ama la sua attività radiofonica che ha svolto già per alcuni canali radio italiani prima di passare a uno internazionale. È versatile e poliedrico, e mette in tutte le attività a cui si dedica molto entusiasmo e impegno. Per coloro che vogliano sapere più in dettaglio delle esperienze formative e professionali di Matteo, al fondo dell’articolo troverete un breve estratto del curriculum e il link al suo blog.
Qui invece, mi riferirò ad una chiacchierata avuta con lui di recente. Mi sono resa conto che Matteo ha accumulato tante esperienze diverse. Dal teatro classico al cabaret, dalla danza alla fotografia, dalla radio alla pubblicità, dal burlesque alla moda. Da Sofocle a Dario Fo, da Queneau alle Drag Queen. Stando a lui vicino tuttavia, ho l’impressione che ciò che fa abbia come un filo conduttore, una ragione profonda, che oltre a motivarlo fortemente, lo gratifica.
Matteo mi confessa che gli piace trovare in ciò che fa una motivazione sociale. E un messaggio da trasmettere. Insomma, non importa ciò a cui mette mano, ma lui sente di avere una missione, qualcosa da coltivare e diffondere. Anche ora, all’estero, sia quando modera il suo programma a Radio Lora che quando fa teatro o dipinge, tanto più quando scrive il soggetto per uno spettacolo, si sente ambasciatore di una cultura del mediterraneo che è substrato di integrazione; culla delle diversità ma anche dei punti di contatto tra i popoli. In quel mare, in quelle terre, molte genti si sono mescolate, si sono contaminate culturalmente, si sono combattute e rappacificate. La sua attività di attore gli permette di porgere lo stimolo per una riflessione su questi aspetti. Per far questo, non deve per forza di cose usare materiali tragici, o “pesanti”. Anzi, da quando ha preso la via del cabaret, si è accorto che la leggerezza, la satira, sono un medium potente per andare in profondità. Invitare al pensiero sorridendo e facendo sorridere gli piace moltissimo.
Tra breve sarà impegnato di nuovo allo Zelig di Milano insieme a Eraldo Moretto per lo spettacolo La Cesira, Made in Italy. Si tratta di uno spettacolo en travesti, che attinge però alle radici storiche del cabaret milanese, che guarda sempre alla critica sociale. Pensate insomma a Gaber, Iannacci, a Dario Fo.
Milano è stata per lui una vera folgorazione, l’ha scelta e lei lo ha scelto, prestandosi subito come palcoscenico della sua arte, ma anche della vita. È un luogo che lui percepisce in continua e rapida evoluzione, una città che ogni volta gli si presenta diversa, sempre ricca, sfarzosa. Una città di “tendenza”, dove questo termine non vuol dire solo “moda”, ma anche “anelito” verso l’apertura, la trasformazione sociale. Insomma, gli piace sì usare la via dello spettacolo divertente, ma non superficiale. Niente Bagaglino o cose di questo tipo. Costruttiva critica sociale, divertente specchio della società, uno specchio dove si vedano anche le distorsioni, le ingiustizie. Tuttavia Chincarini ci tiene a identificarsi contemporaneamente come cultore del bello. Basta con la grigia apparenza, con la trascuratezza monocorde cara a tanta “vecchia” sinistra. Critica sociale, bene, ma senza vergognarsi di essere un esteta, un perfezionista del look. Perché la bellezza è salvifica, veicola un messaggio positivo, è grazia, è virtù.
Dal teatro classico al cabaret, dalla danza alla fotografia, dalla radio alla pubblicità, dal burlesque alla moda. Da Sofocle a Dario Fo, da Queneau alle Drag Queen.
Matteo è attento a cosa succede nel mondo. Ma non ama i saccenti e saputi di questa epoca, che hanno sempre un giudizio, che devono sempre dire la propria opinione. Lui preferisce fare, creare, essere. Essere se stesso. Visto che si traveste spesso da donna per i suoi spettacoli, più di una volta gli hanno chiesto se questo è perché si sente in qualche modo “femminile”. Una domanda che lo infastidisce.
– Io mi sento semplicemente quello che sono, un ragazzo. Mi piace calarmi nei vari personaggi, siano essi femminili, maschili, vecchi, giovani, antichi o del futuro più lontano. L’identificazione è parte del mio mestiere, della mia ricerca. Questo non ha niente a che vedere con la mia soggettività. Con quello che sono io nella mia vita privata. Tuttavia sperimentare professionalmente tutte le faccette umane, aprirmi alle diversità, sicuramente mi aiuta a crescere e ad accettare, ad essere plurale.
L’ultima domanda che faccio a Matteo prima di lasciarlo, sta per la musica. In onore a Ziggy, tanto più in questi giorni, pochi, da quando Bowie ci ha lasciato.
Lui confessa di essere un grande ammiratore di Madonna. Però per lui Mrs Ciccone non rappresenta tanto la musica quanto un modo complesso e completo di fare spettacolo. Quasi un “teatro musicale” pop.
La musica, invece deve essere calma, ispirazione. Insieme al compagno amano accendere la radio al week-end e ascoltare musica classica di sottofondo alla colazione. Lui adora poi cercare idee, lasciarsi ispirare prendendo un bagno caldo con sottofondo di musica new-classic. Uno dei suoi autori preferiti è Ludovico Einaudi.
Per tutto il resto, la musica è lavoro. Colonna sonora, spazio sonoro del suo recitare.
Matteo è giovane, ma è un ragazzo dalle idee estremamente chiare. Sono convinta che trasformerà i suoi obiettivi anche più ambiziosi in traguardi, con la fermezza della mente e la serenità appassionata del suo animo.
Io gli auguro ogni fortuna e buon lavoro.
Matteo Chincarini, classe 1988 è un artista al quale piace e viene naturale spaziare e sperimentare i diversi
senza vergognarsi di essere un esteta, un perfezionista del look. Perché la bellezza è salvifica, veicola un messaggio positivo, è grazia, è virtù.
Il blog personale di Matteo Chincarini