Gospodin in scena al Teatro Bellini di Napoli
Si dice in giro che da quando quelli di Greenpeace gli hanno portato via il lama Gospodin sia impazzito. Certo, tanto normale non lo è mai stato, anche prima con quella povera bestia a spasso per le vie cittadine racimolava giusto qualche offerta, qualche mancia. Tirava avanti Gospodin, ma sembrava felice. Poi da quando il lama non c’è più si dice abbia iniziato a fare discorsi strani. Persino una volta, in piedi sul tavolo di un bar, ha iniziato ad urlare cose come rifiuto del sistema, rifiuto del denaro, della proprietà privata, discorsi sulla libertà lontano da ogni vincolo politico ed economico. Sarà impazzito poverino. Perché, oltre al lama, non ha ormai più niente. Annette, la fidanzata l’ha lasciato portandosi via tutti i mobili di casa, quel poco che gli rimaneva se l’è preso Herbert, per certe istallazioni artistiche, e qualche altro amico. Ma a lui sembra in fondo non dispiacere la desolazione del suo appartamento vuoto. Dice di non aver bisogno di niente, che deve distaccarsi dal bisogno di possedere cose. La sua anacronistica etica e filosofia di vita si basta su quattro principali dogmi : 1) Una partenza è da escludere. Certo, che senso avrebbe scappare? Sarebbe troppo facile! 2) I soldi non devono essere necessari. Lui li disprezza, li ripudia, li detesta, vuol vivere di baratti, come un tempo. 3) Ogni proprietà è da rifiutare, perché in realtà la nullatenenza è la chiave di volta per la libertà. E infine: 4) La libertà è non dover prendere decisioni. Ecco. Ci siamo. Basta rispettare questi quattro dogmi per “afferrare il capitalismo per le palle”, combattere questo sistema malato, spietato, dipendente dai soldi e dal consumo, che ci rende tutti uguali e schiavi.
Chi ha bisogno di tutte queste cose? Chi compra tutte queste cose? Io no!
Ogni giorno lotta contro chi lo tenta a rientrare in quegli schemi, ma lui sembra più forte, fino a quando non si ritrova con una valigetta piena di soldi. Sessantamila, centomila, duecentomila. Non sa neanche quanti sono, sa solo che sono tanti e che non li vuole, non vuole nemmeno toccarli. E da quello che sembra un tragicomico incubo che Gospodin si risveglierà cosciente e felice, libero finalmente. Perché alla fine troverà il luogo perfetto in cui è possibile soverchiare la struttura, in cui non si sente più sottomesso alle dinamiche imposte dal sistema. Gospodin è un eroe antieroe. “Gospodin siamo noi quando vorremmo mollare tutto e vivere in pace, senza il condizionamento, la pressione del guadagno… Gospodin è comico, è tragico, è adesso…”.
Gospodin, in scena (fino al 24 gennaio 2016) al Teatro Bellini di Napoli, è una produzione italiana di Giorgio Barberio Corsetti sull’omonimo testo del giovane autore tedesco Philipp Löhle, che inventa un teatro fatto di sorprese e con ferocia esplora le contraddizioni della nostra società votata al consumo. Gospodin è personificato dal bravissimo Claudio Santamaria, che ne esalta la follia ma allo stesso tempo riesce a valorizzare tutta la sensibilità di questo semplice uomo. Coprotagonisti della scena sono Federica Santoro e Marcello Prayer che attribuiscono il giusto spessore ai personaggi interpretati e narrano le vicende del protagonista accompagnandolo nel suo viaggio anche attraverso l’incredibile scenografia esaltata dai contributi video realizzati attraverso straordinarie tecniche di grafich animation e video mapping.
Gospodin
di Philipp Löhle
con Claudio Santamaria, Federica Santoro, Marcello Prayer
regia Giorgio Barbiero Corsetti
produzione Fattore K. e L’UOVO Teatro Stabile di Innovazione
in collaborazione con Romaeuropa Festival
in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 20 al 24 gennaio 2016