La Bisbetica che mandò a quel paese Shakespeare
Ambientata proprio a Padova, La Bisbetica Domata non poteva andare in scena in un teatro più adatto del Verdi, lo stabile di questa città. Cristina Pezzoli, però, decide di farlo a modo suo, nel suo “Bisbetica. La Bisbetica Domata di William Shakespeare messa alla prova”: qui vediamo i noti personaggi, Caterina in primis, far fronte a tempi moderni in cui il nucleo centrale dell’opera, ovvero le istruzioni per l’uso di un matrimonio combinato per interessi economici, viene fortemente messo in dubbio.
In una scenografia sapiente, i personaggi si muovono fra passato e presente, teatro e metateatro, creando un crescendo in cui un classico del teatro lascia emergere i drammi interiori contemporanei, specchio di un’inquietudine tutta attuale.
Quei disguidi con la Bisbetica Caterina si esprimono in riferimenti a Fedez e videogiochi, alla prigione di Guantanamo, improvvisazioni rap, in parlate dal calcato accento regionale, ma su tutte a primeggiare è la scena in cui vediamo i dissidi della pièce di Shakespeare farsi attuali da due degli attori che mettono in scena l’opera: lo stratagemma usato è quello di un guinzaglio da cani, adesso arma di subordinazione e prevaricazione: le luci si fanno rosse e violacee, sale la tensione a rendere chiaro soltanto un concetto. Ovvero: forse oggi i matrimoni combinati non esistono più, almeno non in Occidente, ma le inquietudini legate alla sfera intima, al confronto con l’altro, alla voglia di manipolare e contrastare, sono tuttora radicate.
In ottima forma Nancy Brilly, che veste il ruolo di Caterina, la protagonista, in questa doppia mise en abime. Volutamente artificiale, a tratti, la scenografia, metafora senza tempo di quel teatro che è finzione, fulcro di tante riflessioni shakespeariane, in primo luogo quella più nota, fra le righe di Macbeth, “Life is but a walking shadow…”.
Ad indicare l’ambientazione, infatti, troviamo scritte a caratteri cubitali, quasi holliwoodiane nella loro essenzialità, che indicano “Padova”, “Strada”: è tutta finzione, tutto un gioco, ma non per questo non può far riflettere.
la Pezzoli ci dice che, ogni tanto e con un inchino di rispetto, si può anche mandare a quel paese Shakespeare
La riflessione soggiacente, lanciata oltre la trama classica, impone, in un presente in cui tutto sembra acquistabile e commercializzato, di non sottovalutare l’importanza della libertà che ci è lasciata nella sfera personale, nella scelta della persona con cui stringere un matrimonio. Ma, soprattutto, la Pezzoli ci dice che, ogni tanto e con un inchino di rispetto, si può anche mandare a quel paese Shakespeare. E chi non ci crede, che vada a vedere!
Dal 13 al 17 gennaio al Teatro Verdi di Padova
Info: QUI