Nel mondo che vorrei
Nel mondo che vorrei si dormirebbe quando e quanto si vuole, addormentandosi semplicemente su una sedia o in piedi appoggiati al muro. Ci si sveglierebbe dopo anche solo un’ora freschi come una rosa, pieni di vitalità e soprattutto senza borse sotto gli occhi che ne hanno viste più degli occhi stessi. Nel mondo che vorrei i letti al mattino si rifarebbero da soli e nessuno più farebbe la pipì sul bordo della tazza senza passare la carta igienica per asciugare. Mai e poi mai succederebbe che nel caffè ci andasse accidentalmente il sale e nei contenitori di latta dei biscotti danesi ci fossero sempre i biscotti e non ago, cotone e migliaia di bottoni. Nel mondo che vorrei, gli spigoli dei mobili non spaccherebbero mignoli passati di lì per caso, così come le gambe dei tavoli non andrebbero a sbattere contro delle ginocchia ignare di tutto. Nel mondo che vorrei l’umidità portata dalla pioggia non farebbe venire l’emicrania ma andrebbe ad abbeverare solo prati, fiori e piante. Nel mondo che vorrei i capelli sarebbero sempre lisci e dritti come spaghetti non cotti, il ciclo durerebbe un giorno senza portare dolore, e ognuno farebbe il lavoro che vuole fare davvero. Non esisterebbero gli scarafaggi, topi e zanzare. I serpenti sì, ma sarebbero tutti messi in un posto lontano dai centri abitati. Inoltre la cipolla non farebbe piangere e tutti potrebbero mangiare una bruschetta strofinata con l’aglio senza terribili conseguenze. Si morirebbe quando e come uno decidesse di farlo, a Natale ci sarebbe la neve ma senza troppo freddo e tutti i regali sarebbero impacchettati con carta scintillante. I bimbi più del moccio al naso non avrebbero, passerebbero le giornate al mare facendo il bagno e scavando buche (trovando sempre l’acqua) o saltando nelle pozzanghere con le calosce. Nel mondo che vorrei nessun essere vivente sfrutterebbe un altro essere vivente e tutti – e con tutti intendo proprio tutti – si farebbero gli affari loro. Al cinema non ci sarebbe mai uno più alto davanti a uno più basso e i libri letti di sera non stancherebbero subito gli occhi. Nel mondo che vorrei ci sarebbe sempre una temperatura compresa tra i quindici e i venticinque gradi.
E soprattutto la pizza fritta non farebbe ingrassare.
Per fare la pizza fritta provola e pepe vi occorrerà:
500 g di farina Manitoba
12 g di sale fino
350 ml di acqua1 cucchiaio di latte fresco
1 pizzico di zucchero
5 g di lievito di birra fresco1 cucchiaio di olio di semi
provola, pepe.
Olio per friggere
Sciogliete il lievito in acqua e latte tiepido aggiungendo lo zucchero. Mescolate velocemente con una forchetta in modo che si attivi il lievito. Su una spianatoia mettete la farina e fate un buco al centro, versarvi i liquidi e l’olio, e iniziate ad impastare. Quando si sarà formata, ma non del tutto, la palla d’impasto aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri tre, quattro minuti. Ora lasciate riposare in un contenitore coperto e in un luogo protetto (io utilizzo il microonde).
Fate lievitare almeno due ore.
Trascorso il tempo riprendete l’impasto e dividetelo in tanti pezzetti, fate delle pizzette tonde di circa 15 cm di diametro circa. Farcitele con provola sgocciolata e una bel pizzico di pepe.
Friggetele una alla volta in una padella profonda e piena di olio, avendo cura di irrorare anche la superficie che affiora con l’olio bollente in modo da farle gonfiare.