Gigi la comparsa
Buongiorno, mi presento, sono Gigi la comparsa. Un duro lavoro. Faccio la comparsa nelle opere letterarie, da sempre. Sogno un giorno di essere protagonista assoluto di un best seller, ma la gavetta è lunga.
Come ho iniziato? Un amico mi convince a fare questo provino. Mi fa è uno greco, scrive molto bene. In futuro si parlerà molto di lui. Giungo sul posto. Scruto tutti i partecipanti. Considerate il fatto che all’epoca non esistevano agenzie di spettacolo e non esistevano scuole. L’opera era La Repubblica (Politéia, in lingua originale) di Platone. Alle parole del mio amico, trovo pretenzioso il titolo. Sta di fatto che riesco a superare il provino. Alla fine non compaio molto. Due, tre volte al massimo. Offuscato, com’è giusto che sia, dai protagonisti. Dopo, alla fine di tutto, posso affermare che mi sarebbe piaciuto fare Socrate. L’attore che lo interpretava non godeva di una buona dizione. Mi avrebbe fregato l’altezza. Ecco, mi descrivo. Sono alto più di un metro e ottanta. Capelli biondi, occhi chiari. Sì, esatto. Credo di aver scelto male il mio primo provino, la mia prima parte. I miei tratti somatici si allontanano parecchio da quelli tipici dei greci. La leggera insoddisfazione dovuta a quella prima particina, mi porta ad accantonare l’idea. Poi trovo quest’annuncio: cercasi comparsa per La clemenza, nuova opera letteraria di Lucio Anneo Seneca. Lì mi sono molto divertito. Ho imparato molto e sono cresciuto professionalmente. Negli anni ho pensato sempre di poter crescere, di poter diventare un protagonista. Ma a conti fatti, va bene così. Il protagonista ha più responsabilità, più lavoro. La paga è molto simile. Metteteci pure che col passare degli anni le accademie cercano di piazzare tutti i loro studenti, e il gioco è fatto. Se avessi deciso di fare il salto, non avrei incontrato quella che sarebbe stata la mia futura moglie. La vidi per la prima volta alla Divina Commedia, di Dante Alighieri. Uno dei lavori migliori che abbia mai fatto. Compaio ventiquattro volte, in ventidue canti diversi. Ho conosciuto tantissima gente. Qualcuno tra quegli attori ha fatto un sacco di strada (c’era colui che sarebbe diventato il protagonista dell’Idiota di Dostoevskij, per esempio). In quella occasione avrei potuto iniziare la carriera di primattore. Prima di iniziare, si dovevano sostituire Virgilio e Caronte, morti in una rissa di taverna qualche giorno prima. Il Sommo poeta è subito venuto da me: Sai Gigi, tu sei quello con maggiore esperienza. Ti vedo perfetto nelle vesti di Virgilio. Rifiuto perché non mi piace il personaggio, risposi. Ed è stato un bene, perché altrimenti non avrei potuto incontrare la mia futura moglie. Uno alle volte dice il destino. La incontro la prima volta al quinto canto del purgatorio. Lei vestiva l’anima di Pia de’ Tolomei, io ero una delle tante anime nell’antipurgatorio. Nell’attesa delle indicazioni di Dante, scambiamo qualche battuta. L’avvicino e le dico: lo sai che hai una bella anima Pia?
Scoppia in una fragorosa risata e subito si crea del feeling. Nei mesi successivi l’ho invitata ad uscire tante volte, qualche volta mi dava buca, altre volte accettava. Ci siamo fidanzati e dopo quattro anni e mezzo ci siamo sposati. Adesso lavoriamo sempre assieme. Una delle migliori opere alle quali abbiamo partecipato è stata senz’altro Ecce Homo, di Friedrich Nietzsche. Abbiamo due figli, ma per fortuna non vogliono seguire le nostre orme. Io un po’ mi sono stancato di questo lavoro, credo di dover fare spazio ai più giovani. Forse prima di chiudere la carriera farò una parte importante, chi lo sa?