Ziggy sembrava felice
Ripubblichiamo questo articolo del giugno 2014 per commemorare, al modo di FUS, David Bowie.
“Ziggy sembrava felice di correre lungo il mare…”
Si, in effetti quella era Jenny, degli Alunni del Sole. Invece io voglio parlare di Ziggy.
Ziggy Stardust, il personaggio creato da David Bowie.
Ma immaginatevi. Sei un adolescente e d’estate ti trasferisci con la famiglia in casa al mare, dove dal juke-box esce Jenny: la senti volare nell’aria tutto il giorno, insieme alle zanzare, al profumo di Coppertone, e alla sabbia. Le tue coetanee la adorano, Jenny.
Tu hai una memoria uditiva ossessiva, il testo tuo malgrado l’hai imparato a mente, non può essere diversamente, anche perché abiti accanto al bar Nuovo Messico. E lì c’è l’unico juke-box di quella zona. Lui fa da padrone e detta legge. Ma a te di Jenny non importa niente. Le baciavi le ciglia? Chi se ne frega. “Jenny era tanto sicura che noi ci saremmo trovati di nuovo, di certo anche lei non sapeva dove, però io l’ho creduta”. Non sapeva nemmeno dove, e tu l’hai creduta? Ehi amico, ma ci fai o ci sei? No proprio, ‘sto qua era un fesso. Jenny capace che gli rubava anche i soldi dal portafoglio mentre lui le baciava le ciglia. Era tanto bella ‘sta Jenny, ma soprattutto scaltra. Ecco, io la pensavo più o meno così su Jenny.
E al posto di Jenny, ci avevo messo Ziggy. E ce la vedevo, Ziggy, la prima Drug-Queen, la rock star reclutata da un extra-terrestre, che correva lungo il mare, felice. Coi capelli arancio e un vestito aderente di lustrini, una chitarra elettrica a tracolla, sparava accordi nella sera coi piedi lambiti dalla risacca, mentre il sole dietro tramontava e il cielo si intonava alle sue chiome.
Ziggy, il personaggio creato da David Bowie – il messaggero terreno dello Starman, l’uomo delle stelle – la parabola dell’ascesa e caduta di tutti i personaggi estremi che sarebbero venuti poi, non solo nella fantasia del Duca Bianco, ma nel panorama rock – pop mondiale.
Ma, voi vi chiederete, cosa ne sapevo io, da ragazzina di Ziggy?
Da ragazzina ti imbatti in Ziggy se, invece di andare alle 10 in spiaggia col bikini alla moda e gli zoccoletti, con il romanzetto rosa e il cesto con attaccati gli specchietti e i pon-pon, come fanno già quelle della tua età, preferisci uscire all’alba in gozzo con tuo padre e gli altri pescatori per ritirare le reti, e rientrare a casa proprio quando le tue coetanee stanno arrivando in spiaggia.
Poi, cotta di sale e di sonno, entri nella stanza dove dorme come un sasso tuo cugino musicista di sei anni più vecchio di te (che, dopo una nottata passata a suonare col suo gruppo o a qualche schitarrata in spiaggia, non si accorgerebbe nemmeno se tu gli ballassi sulla pancia) e ti metti a sentire in cuffia tutti i dischi che lui si è portato dietro anche qua al mare, insieme al piatto, perché le feste a venire hanno bisogno di roba adatta: senza un po’ di “musica seria” non si può proprio vivere.
E tra i tanti dischi che poi, anche se allora non lo sai, ti cambieranno la vita, c’è anche quello. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, il quinto album in studio di David Bowie, uscito per la RCA nel 1972.
Un po’ di storia di “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”
David vuole scrivere un musical in stile Broadway, invece prepara un Concept Album, basato su una storia e su un personaggio da lui creato. Ziggy, il ragazzo che raccoglie un messaggio apocalittico venuto dall’universo, e che diventa una Rock Star. I modelli a cui David si ispira sono Iggy Pop, che lui dice di ammirare, la trasgressiva icona ancora sconosciuta in Inghilterra, ma anche Vince Taylor, musicista non proprio di successo che deve una certa popolarità di alcuni suoi pezzi all’interpretazione dei Clash.
“Mi ero lentamente trasformato in Ziggy, l’uomo David viveva in balia del personaggio da palco. Per liberarmene, l’ho ucciso in concerto annunciando in pubblico la sua definitiva scomparsa“
Per il termine “Stardust”, invece, dice di essersi ispirato ad un cantante statunitense country degli anni settanta chiamato Norman Carl Odom, più noto come Legendary Stardust Cowboy, il quale, quando saprà di essere stato uno dei modelli per la creazione di Ziggy, recriminerà di non aver ottenuto alcun compenso, neppure una misera parte dei proventi ottenuti da Bowie col successo planetario di quel personaggio.
In effetti il disco di Bowie diventa il manifesto di un nuovo modo di fare musica ma anche spettacolo. Fra il ’72 e il ’73, David nei panni di Ziggy Stardust porta in giro uno show dove il vero Bowie e la figura teatrale si confondono a tal punto che il confine tra realtà e finzione scenica diveniva esile.
“Fu un processo mentale straordinario e drammatico al tempo stesso” racconta Bowie. “Mi ero lentamente trasformato in Ziggy, l’uomo David viveva in balia del personaggio da palco. Per liberarmene, l’ho ucciso in concerto annunciando in pubblico la sua definitiva scomparsa“. Ma Ziggy non se ne sarebbe andato così facilmente. Il suo look, la sua ambiguità sessuale, dettarono i canoni su cui alcuni personaggi dello spettacolo che sarebbero venuti dopo basarono il proprio successo. Ziggy fu uno spartiacque, soprattutto in Europa. Dopo di lui, il modo di presentarsi e interagire col pubblico di certo cambiò.
Dal punto di vista sonoro, sempre dalle parole del suo creatore:“Ziggy Stardust fu la rottura della tradizione machista del rock. La gente, che si aspettava qualcosa di soft, si trovava di fronte una band in raso e paillettes. Poi, li spettinavamo con il volume delle chitarre. Uno shock”
I pezzi del disco, alcuni dei quali hanno raggiunto una notorietà incredibile, nonostante musicalmente forse non rappresentino il meglio assoluto della produzione di Bowie, si concatenano nel raccontare la storia di Ziggy. Questi, raccolta con entusiasmo la proposta venuta dallo spazio di salvare il mondo dalla minaccia di un’estinzione delle risorse, che renderà impossibile persino fare musica, diventa una idolatrata rock-star, fino ad auto-innamorarsi del proprio personaggio, farsi prendere dal delirio d’onnipotenza del successo, e poi immolarsi sul rogo-palco dello spettacolo, mettendo in scena la parabola discendente della esasperata notorietà.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Muh1pk7xc2k]
My private Ziggy Stardust
Ma tutto questo io ovviamente lo capii fino in fondo solo qualche anno dopo, in quella meravigliosa fine degli anni ’70, quando oramai il mio gusto, le mie idee, la musica che ascoltavo, i libri che leggevo, gli amici che sceglievo, mi avevano distaccato del tutto dalle sorti delle mie coetanee amiche del mare, che amavano Jenny e gli zoccoletti.
C’era Ziggy a raccontare le cose che Anna, da sola, non poteva sapere….. il mio Ziggy, correva felice lungo il mare, illuminando coi suoi capelli arancioni la monotonia di un popolare posto di mare
E quindi, Ziggy, l’alter ego dell’alter ego della rock-star, il mio Ziggy, correva felice lungo il mare, illuminando coi suoi capelli arancioni la monotonia di un popolare posto di mare.
Prima di congedarsi da voi per la pausa estiva, è diventato protagonista di questo mio ultimo pezzo, per auto-raccontarsi.
Buona estate.