Diventare grandi fa schifo
“Quando diventerai grande…”
“Mangia che diventi grande!”
“Queste sono cose da grande!”
“Ma come sei diventato grande!”
Quante speranze in quella grande parola “grande”.
Quando si è piccoli davanti a quella parola si spalancano mondi impensabili, orizzonti infiniti ed infinite possibilità.
E adesso che grandi lo siamo davvero, cosa rimane di quelle speranze?
Le infinite possibilità si sono progressivamente ridotte, come l’ombra che scompare sotto il sole di mezzogiorno, le cose che avremmo potuto fare sono diventate quelle che possiamo permetterci di fare, le cose che sottraiamo al tempo che passa, alle routine, al traffico, al lavoro e al non lavoro.
Tutti ci parlavano di questo essere grande come di un qualcosa di potente e speciale, nessuno ci ha mai raccontato dei limiti, delle limitazioni, del percorso che avremmo tracciato scegliendo o non scegliendo qualcosa o qualcuno; nessuno ci ha detto che essere grandi non vuol dire sentirsi al sicuro da soli e ovunque e che la nostra sicurezza non sarebbe cresciuta di pari passi con le nostre gambe, i nostri fianchi e le nostre mani.
Essere grandi è una grande bugia, un pillola inzuccherata per farti credere che il tempo davanti a noi sarà per forza migliore di quello appena passato, che la libertà può essere assaporata solo a costo di rinunciare alla propria innocenza, alle proprie lacrime, ai propri capricci e alle proprie paure.
Nessuno ci ha raccontato che essere grandi vuol dire saper dire arrivederci, a volte lunghi come addii, ricacciarsi indietro le lacrime, vergognarsi per averle versate, confondere l’essere adulti con l’essere forti.
Ma essere grandi, a volte, vuol dire solo aver bisogno di un sostegno più presente, più possente, proprio quando i sostegni che hai sempre avuto iniziano a sgretolarsi.
Nessuno ci ha detto che da grandi avremmo avuto bisogno di braccia più larghe per lasciarci abbracciare e spalle più grandi a cui appoggiarci per non cadere e mani più grandi da stringere per farci coraggio, tra grandi.