C’è puzza e puzza
Al liceo avevo un professore di inglese che, quando ti parlava da troppo vicino, aveva la capacità di farti le meches bionde bionde, che se le chiedi al parrucchiere come minimo ti spilla settanta euro.
Bella fortuna. E mi ricordo anche di una compagna di classe che si ostinava a non usare il deodorante. Inquina, diceva. Già, davvero. Tu per salvare l’ecosistema, ammazzi noi, pensavo. Brava. Ho letto, un po’ di giorni fa, che il naso umano può captare mille miliardi di odori. Certo, di qualcuno potremmo farne tranquillamente a meno.
Sentore di muschio del sottobosco lambito dal ruscello incontaminato. Mi sono sempre chiesta come facciano i sommelier a captare certe sfumature. Secondo me è il vino. Nel senso che quando uno è brillo sente anche la fanfara.
La miglior descrizione del puzzo o della puzza in genere, è nel libro di Suskind, che in realtà si intitola “Il profumo“. Benché l’abbia letto oramai una decina di anni fa, ricordo perfettamente la sensazione di una mano che perfora la pancia e mi chiude la bocca della stomaco. Jean-Baptiste Grenouille nasce a Parigi, nel quartiere più malfamato e maleodorante della città. Viene partorito tra i banchi del pesce e poi buttato tra le immondizie dalla stessa madre. Ha un olfatto incredibilmente sviluppato e per questo riesce a sentire e percepire milioni di profumi diversi, ma non ne possiede uno. La sua pelle, i suoi piedi, i suoi capelli non hanno nessun odore e questo perché non prova nessun sentimento. Tant’è che da anaffettivo a omicida il passo è breve. Il suo istinto lo fa cibare degli umori e degli odori delle sue vittime.
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori
Di sicuro è meglio sentire puzza di ascelle in un autobus affollato che vivere con la puzza sotto al naso. Personcine inutili che ti guardano dall’alto in basso, con quel nasino all’insù, magari anche ritoccato dal chirurgo, che pensano che il sole giri intorno a loro. Brutta bestia il credersi migliore di qualcuno. Non c’è fine al meglio. Io sono meglio, io faccio meglio, io dico meglio. E poi di meglio non c’è proprio nulla. C’è il grande fetore e le puzzette. Se c’è una cosa che fa ridere a crepapelle i bimbi sono le puzzette. Basta anche solo nominarle.
E poi c’è la cipolla. Anche con lei bisogna sempre guardare oltre, non ci si deve far fermare dal primo impatto. Le antipatie “a pelle” non esistono, è necessario guardare in fondo e chiederci in che maniera una cosa tanto brutta e insulsa può avere in realtà tanto da offrirci. La cipolla fa lacrimare per quanto puzza. Povera, umile, puzzolente. Uno scarto della società. Ma quando decide di collaborare è tra gli alimenti che regalano più soddisfazioni:
La Genovese
1kg di cipolle, sedano, carote, pomodorini, due patate, 1/2 kilo di muscolo di bovino, olio, vino e acqua.
Sbucciare le cipolle e farle a fette. soffriggere in abbondante olio con il sedano e la carota. Quando un po’ appassita, aggiungere i pomodorini le patate e la carne. sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco e far evaporare. Aggiungere l’acqua e sale, quindi proseguire la cottura per almeno un’ora e mezza. Potete aggiungere questo sugo paradisiaco alla pasta, aggiungendo abbondante parmigiano
La vostra casa dopo puzzerà come non mai, ma vi assicuro che ne sarà valsa la pena.