Natale in India
Non è il titolo di un cinepanettone. E’ quello che succede quando, per diversi motivi, ti ritrovi la sera della vigilia di Natale lontano da casa. Capita che ti arrivi il messaggio di un’amica che ti dice “Vieni a festeggiare il Natale da noi?” e tu accetti volentieri anche se tra te e te pensi “Ma non è musulmana questa ragazza?”
Però è la vigilia e non è proprio tempo di fare domande.
Ti prepari con cura, prendi due bottiglie di vino, quello buono e ti metti in macchina insieme alla tua metà migliore che, ti capita di pensare incidentalmente, è anche il regalo migliore che la vita potesse farti.
Durante il tragitto sorge un dubbio: stai portando due bottiglie di vino in una casa musulmana dove, in teoria, l’alcol non si beve. A Natale peraltro. Boh.
Arrivi a casa della tua amica e scopri che non è casa della tua amica ma casa di uno che non hai mai visto prima che ti accoglie con il più aperto dei sorrisi, ti abbraccia e ti dice “buon Natale!” anche se è un hindu.
C’è tantissima gente, stiamo tutti all’aperto. Molti non li hai mai visti prima, altri sono tuoi amici italiani, altri ancora sono tuoi amici indiani. Un vero pentolone di culture, religioni, colori diversi. Ma tutti sorridono, tutti tendono le mani. Tantissimi bambini che giocano a pallone e, ogni tanto, a cricket che è lo sport preferito dagli indiani. Ok, sei lontano da casa, però inizi piano piano a sentire il calore del Natale salire lungo la tua schiena, passare per il cuore e arrivare al cervello dove, come al solito, libera la scarica di endorfine che serve ad essere felice.
A un certo punto, il cenone. Ti chiedi come sarà possibile fare un cenone che possa accontentare le esigenze alimentari di tutti. Si perché i cattolici fanno astinenza dalle carni ma mangiano pesce; i musulmani mangiano carne ma non di maiale, magari di mucca o pollo; gli hindu mangiano carne ma non di mucca, magari di maiale o pollo, e poi ci sono i jainisti. Che, per delle motivazioni che ancora non hai ben capito, vanno in giro sempre vestiti di bianco e non si mangiano praticamente niente. Soprattutto non si mangiano le cipolle che invece sono apprezzate un po’ da tutti.
E incredibilmente a tavola c’è qualunque cosa: c’è cucina indiana, c’è cucina musulmana e c’è persino cucina italiana perché qualcuno ha una mamma italiana che lo è venuto a trovare per queste festività e la mamma italiana, come tutte le mamme italiane, è diventata la mamma della comunità e ha preparato lasagne per un esercito. Non sapresti dire se c’è qualcosa per il povero jainista, comunque il suo piatto è pieno.
Siamo tutti seduti a tavola, si parlano almeno quattro lingue diverse, ognuno assaggia qualcosa tranne te che per onorare il tuo ospite ti stai mangiando tutto, compreso la gamba del tavolo.
Qualcuno ha preparato un tiramisù, qualcun altro ha portato il kulfi, il tipico gelato indiano.
A fine serata, tutti si scambiano gli auguri che sembrano proprio auguri sinceri e ognuno torna a casa propria.
Tu torni a casa tua, con la tua metà migliore e non sei più nella pelle perché state per scambiarvi i regali che avete messo sotto il vostro mini albero di Natale.
Albero di Natale che, complice la vostra assenza, i vostri ingratissimi gatti hanno fatto cadere per terra rendendo possibile lo spargimento delle palline per tutta casa. Ma non importa. E’ Natale. Persino in India. Anzi, forse quest’anno è Natale soprattutto in India.
Quindi ti ritrovi a pensare che un mondo migliore è possibile e magari in parte è già qui, sotto ai tuoi occhi.
Perché se è vero che siamo tutti diversi, ognuno col suo bagaglio di esperienze e culture, oggi ti hanno insegnato che è veramente possibile sentirsi tutti fratelli e che la diversità, se vissuta con intelligenza, è quella forza che crea legami sempre nuovi e arricchisce con la sua variopinta bellezza.
Allora sì, allora possiamo veramente augurarci tutti buon Natale, di cuore.