Panettone o pandoro?
La retorica vuole che a Natale siano tutti più buoni, ma quando scatta l’arringa panettone versus pandoro, ogni proposito di amore e tolleranza verso il prossimo viene meno e la misantropia straborda dalle vene esattamente come lo spumante tenuto tutto il tempo sotto braccio e mosso prima di essere stappato per il brindisi.
Non è una questione di palato, si tratta proprio di tassonomia dei tipi umani. Chi sceglie l’uno, chi opta per l’altro, chi sta a metà.
Partiamo dal panettone. Vi risparmio gli aneddoti sulle sue origini e tradizioni, ché di garzon Toni e del fornaio distratto suppongo non ve ne possa fregare di meno. Giusto per mettere qualche etichetta stereotipante, di panettone si può essere solo ortodossi. Chi lo ama non mangerebbe MAI il pandoro. Integralista, più che tradizionalista, conservatore, più che reazionario, il pro-panettone è una persona dal carattere deciso, intransigente e votato all’estrema coerenza. Legge il giornale quasi tutti i giorni, boicotta le mode e non concepisce il perdere tempo. Sul lavoro tutto va fatto prima di subito e al meglio, l’efficienza è il suo mantra. Non a caso il panettone nasce in terra lombarda, dove la produttività viene prima del “vi dichiaro marito e moglie” (sì, va bene, ma sbrigati, che altrimenti al ristorante ci fanno pagare la caparra per il ritardo) o del “tanti auguri, nonna” (ora però ti devo salutare, che mi sta chiamando un cliente sull’altra linea). Artigianale o confezionato, per lui il panettone deve essere completo: pasta gialla e ben umida (se avesse voluto mangiare una spugna rinsecchita avrebbe scelto il pandoro), uvetta, canditi e glassa mandorlata. Cova un profondo disprezzo verso chi scarta la frutta secca o mangia solo la scorza glassata, biasimo che potete ben vedere impresso nei suoi occhi mentre osserva le manovre chirurgiche dello sciagurato seduto a tavola di fronte a lui. Le statistiche fanno rientrare in questa categoria specialmente gli uomini dai 35 in su, oppure le donne dal piglio tatcheriano.
Veniamo invece al pandoro. Qui si traccia un profilo antitetico. La persona che lo predilige non desidera altro che una vita tranquilla. Ha un carattere molto dolce e difficilmente si arrabbia. Ma sbaglieremmo a pensare che i pandoriani siano meno tradizionalisti e meno esigenti dei panettoniani. Al contrario, si tratta di individui a cui non piace rischiare e che quindi preferiscono sempre andare sul sicuro. Un po’ come i bambini, che dicono “non mi piace” prima di avere assaggiato un piatto nuovo. Sono gli invitati a cui dovete chiedere prima la lista di cose che non mangiano, altrimenti potrebbero alzarsi da tavola con la fame. Eppure sono golosissimi, tant’è che il pandoro lo intingono direttamente nella crema al mascarpone o lo cospargono di Nutella prima di immergerlo nel caffèlatte. Del Natale amano le canzoncine, le luci sparate che trasformano il salotto in una sala del Cocoricò e i regali. Soprattutto quelli inutili, come l’improponibile vestaglia pelosa rosa shocking o il nauseante bagnoschiuma al caramello. Rispetto ai panettoniani sono molto più tolleranti, non guardano dall’altro in basso le scelte altrui e semmai offrono un pezzo del loro spicchio di stella innevata di zucchero a velo. Giusto per mantenere la catalogazione stereotipante: bambini, eterni Peter Pan, prevalenza sesso femminile.
quando scatta l’arringa panettone versus pandoro, ogni proposito di amore e tolleranza verso il prossimo viene meno
E poi c’è chi: a me non piace nessuno dei due. Ma questi Grinch del Natale non avranno grande spazio di manovra nei giorni a venire. Li vedrete seduti sul camino come Brontolo dei sette nani, sonnecchianti davanti alla tv o intenti a maneggiare lo smartphone. E non certo per scrivere messaggi di auguri.