Il Ponte del Diavolo
Ho sempre avuto una certa attrazione per il mistero, l’horror e le leggende. Non potevo non approfittare quindi di un viaggio nella splendida regione della Garfagnana per visitare una delle strutture più misteriose d’Italia, il Ponte del Diavolo, o della Maddalena, dall’oratorio appunto della Maddalena costruito sulla riva sinistra del Serchio attorno al 1500.
Avevo già visto questo ponte di sfuggita in una precedente occasione, ma questa volta ho colto la palla al balzo, dovendo andare a trovare un’amica a Piano di Coreglia. Premetto che adoro tutta la Toscana, ma la provincia di Lucca ha un fascino unico.
Dopo esserci lasciati Lucca alle spalle proseguiamo il nostro percorso verso i monti. Le morbide campagne s’increspano e diventano prima colline e poi alti colli; sullo sfondo le grandi montagne spruzzate di neve mi ricordano il pandoro di queste feste natalizie.
Arriviamo a costeggiare il fiume Serchio, in apparenza poco più che un torrente. Poi, tra una curva e l’altra, arriviamo a Borgo a Mozzano, ma questa volta svolto a destra e mi porto sull’altra riva del fiume che, dopo la centrale elettrica, è un vero fiume dal color smeraldo. Da questo lato la vista del Ponte del Diavolo è perfetta, si può ammirare la sua sinistra asimmetria che suggerisce racconti attorno al fuoco. Quando si parla di diavolo si pensa sempre al peggio, invece questa volta è proprio lui a essere stato fregato.
Sembra che il ponte, ma non vi sono certezze, sia stato voluto da Matilde di Canossa. Ci sono varie versioni della leggenda. Alcuni sostengono che fu costruito da un capo muratore, altri addirittura da San Giuliano. Chi fu e chi non fu poco importa, il fatto è che fu in ritardo con i lavori e dovette appellarsi alle arti magiche del diavolo, che siccome ne sa sempre una in meno di qualcuno, a questo giro ha fatto una figuraccia.
Già, perché lui diede sì una mano a costruire il ponte, ma in cambio chiese l’anima del primo che vi avrebbe transitato sopra, capirai che fortuna il malcapitato! Però il costruttore riuscì a farvi passare un animale, fregando il diavolo. Anche qui non si sa bene se fu un cane o un maiale, diciamo che tornando indietro ci si farebbe passare volentieri uno dei nostri cari politici, ma mi sa che purtroppo ormai è tardi. Se il ponte aveva una qualche capacità deve averla perduta, perché l’ho percorso quasi interamente (non si sa mai) e son qui a scrivere.
Insomma, leggenda o meno, il Ponte del Diavolo ha un suo fascino, al punto che è tra le strutture più bizzarre e suggestive del Paese. Sarà perché il suo essere asimmetrico ti lascia in bocca un gusto strano. L’arco grande, a schiena d’asino, sembra suggerire una certa fragilità strutturale, ma una volta giunti al culmine della sua altezza, si evince che fragile di fatto non è, sta lì dal XIV secolo! Son venuti giù ponti ben più recenti, ma questo è un altro discorso.
Ritornando al nostro bel ponte demoniaco invece, sembra attirare l’attenzione di molti curiosi. Evidentemente la sua fama dev’essere giunta oltre confine, a giudicare dai turisti che allegramente scattano foto cercando di catturarne l’essenza.
Le luci calano lentamente regalando uno spettacolare scintillio sull’acqua che scorre sotto il Ponte del Diavolo. Il paesaggio è rilassante. Alcuni sommozzatori attraccano il gommone alla riva. Uno ha una telecamera, un servizio televisivo forse. Altri turisti scattano foto dal parapetto. Chissà che ne pensa il diavolo di tutta questa mondanità.