Angeli in Bicicletta – quarta e ultima parte
Racconto a puntate: qui la prima parte, qui la seconda, qui la terza
Dedicato ad Irene Paumgardhen, l’ Angelo in Motocicletta
Robert aveva telegrafato da un villaggio a pochi chilometri dalla città. Era stato fatto scendere dal treno, ed accolto in una stazione di posta. Là aveva incontrato gli zii. Dopo una breve conversazione avevano deciso di proseguire insieme il viaggio. Un signore si era offerto di accompagnarli con la carrozza fino alla stazione di posta più prossima alla città, che era appena fuori le mura; Robert la conosceva bene. Era proprio il posto dove zia Sophie aveva il suo atelier. Là avrebbero atteso che la viabilità fosse ripristinata, o che qualcuno li andasse a prendere. Agnes e Sophie avrebbero raggiunto Robert in bicicletta, e ci proponevano di accompagnarle, dato che i nostri parenti erano con lui. Avremmo potuto rientrare tutti quanti insieme a casa appena possibile.
“E’ tardissimo” – dissi io – “non faremo in tempo a festeggiare il Natale!”
“Non fare il guastafeste”, – mi apostrofò Agnes – “Vestiti!”
Abbassai gli occhi in segno di assenso, perché come sempre, quando Agnes comandava, qualcosa in me si arrendeva subito.
Mentre la mamma stava già declinando cortesemente l’invito, il papà posò le fascine per terra, fece un gesto a Nelly che guardandolo con compiacimento si congedò, e poi disse:
“Max, Amelie, andatevi a vestire. Un pastrano pesante ma non troppo lungo, guanti e cappello. Gli zii hanno creduto di fare cosa gradita continuando il viaggio per raggiungerci, e tocca a noi adesso andare ad accoglierli. La signorina Sophie e Agnes hanno senz’altro ragione. Dalla stazione di posta cercherò poi di raggiungere l’auto – allora il traffico si sarà placato – e così potremo rientrare a casa“.
Non ci vedevo chiaro ed avevo anche paura. Forse Agnes era una piccola strega, per questo era così strana. Ci avrebbe condotto in qualche avventura pericolosa, e io sarei stato ritenuto responsabile
Questo disse mio padre.
Mia madre acconsentì tacitamente e si avviò su per le scale per cambiarsi.
Mia sorella declinò immediatamente l’invito e disse che sarebbe rimasta a fare compagnia a Nelly.
Agnes e Sophie si accomodarono nel salone mentre papà le rassicurava che non avremmo impiegato molto per prepararci.
Salendo le scale per raggiungere camera mia intravidi Agnes sotto l’abete, piccola e tutta illuminata dalle luci: sembrava molto autorevole. Avrei voluto parlarle in privato. Doveva dirmi per favore cosa stava architettando. La faccenda doveva riguardare solo me, lei, e il Bambin Gesù, inizialmente. Poi ci aveva infilato zia Sophie e Robert, e anche gli Angeli in Bicicletta. E ora persino papà e la mamma! Non ci vedevo chiaro ed avevo anche paura. Forse Agnes era una piccola strega, per questo era così strana. Ci avrebbe condotto in qualche avventura pericolosa, e io sarei stato ritenuto responsabile. Sì certo, ero stato io ad affidarmi scioccamente a lei. I miei genitori alla fine, me l’avrebbero fatta pagare.
Mentre la mia mente era occupata in queste riflessioni, ero riuscito a cambiarmi e a presentarmi pronto davanti al portone di casa, dove papà aveva preparato le biciclette.
Le piazze della città erano illuminate, da lampioni fiaccole e lanterne, le chiese erano aperte. Qualcuno vendeva le castagne, altri il vin brulè. C’erano i suonatori di cornamusa, con i loro splendidi strumenti e altri con la fisarmonica, il violino. Dai portoni aperti delle chiese uscivano cascate di note d’organo
L’aria della sera era pungente, le strade erano coperte da ghiaccio, e a me sembrava davvero incredibile salire in sella a un mezzo che qui da noi è usato solo con la bella stagione proprio la notte di Natale! Ma quando vidi la mamma iniziare a pedalare seguendo Agnes e Sophie che facevano strada, ubbidii e mi accodai dietro al papà.
Avevo sempre pensato che a quell’ora in giro non ci fosse anima viva e tutti fossero seduti davanti a tavole imbandite, a consumare cose squisite e fumanti che arrivavano ben presentate dalla cucina, per poi scambiarsi doni e auguri. Era l’unico Natale che conoscevo.
Invece le strade erano molto popolate. L’incidente aveva causato ritardi a molti, certo, e così la gente ancora si stava affrettando per raggiungere i familiari; chi girava in carrozza, chi saliva e scendeva dal tram, una fila lenta di auto procedeva sul viale principale del centro. Le piazze della città erano illuminate da lampioni fiaccole e lanterne, le chiese erano aperte. Qualcuno vendeva le castagne, altri il vin brulè. C’erano i suonatori di cornamusa, con i loro splendidi strumenti e altri con la fisarmonica, il violino. Dai portoni aperti delle chiese uscivano cascate di note d’organo.
C’era una coda di persone infreddolite davanti a un banco lungo lungo, dove donne e uomini in uniforme distribuivano zuppa calda. In fronte al palazzo governativo si consegnavano coperte e qualche vettovaglia a chi si avvicinava per chiederne.
C’era poi una vecchietta piccola piccola: aveva indosso tante mantelle una sopra l’altra che la facevano sembrare la corolla rovesciata di un fiore. Dava in mano a chi stava entrando in chiesa una candelina rossa e dell’agrifoglio.
Osservando ciò che accadeva per le strade, il viaggio in bicicletta passò in un battibaleno senza che io avessi sentito freddo o fatica, e presto eravamo giunti alle porte della città. Fuori dalle mura, le case erano piccole e illuminate da lanterne poste davanti alla porta d’ingresso per salutare gli ospiti e la festa. La gente ancora ne usciva od entrava: chi spazzava il marciapiede, chi portava dentro la legna, chi si recava in chiesa o a fare qualche ultima visita.
Qualcuno preparava i cavalli e altri li staccavano per metterli nella stalla. Quanta vita c’era in giro, quanto movimento, ero pieno di meraviglia a guardare tutte le cose che accadevano in quella notte.
Quando noi giungemmo alla stazione di posta, gli zii e Robert erano là da qualche tempo. Erano stati accolti a casa del postiglione, proprio accanto alla stazione, e bevevano rosolio conversando amabilmente. Le cugine giocavano con i numerosi ragazzi della famiglia ospitante. I più grandi preparavano un pacco per i figli di un inserviente della stazione: l’uomo aveva sette bambini piccoli ed abitava in un posto talmente scomodo che non ci arrivava neppure il Bambin Gesù. Così loro si incaricavano di far arrivare a questi bimbi cavallini di legno e bambole di pezza per giocare, insieme a dolci e conserve. Il postiglione, che doveva ancora uscire per recapitare quel pacco, si offerse subito di accompagnare mio padre a riprendere l’auto. Mia madre si unì alla conversazione dei grandi davanti al camino, e io approfittai per prendere Agnes da parte e parlarci un po’.
“Ora devi spiegarmi per quale motivo ci hai portati tutti qua!”.
Mi rivolsi a Agnes con un tono talmente alto che lei dovette farmi cenno di abbassare la voce. Guardai se qualcuno si era voltato verso di noi, ma erano tutti presi nelle loro attività, e nessuno ci prestava attenzione.
“E dimmi cosa c’entra tutto questo con il Bambin Gesù!”
“Cosa vuol dire perché vi ho portato qua: lo vedi bene, stasera ci sono persino i tuoi parenti… e poi è qui il posto. Quello dove volevamo venire, ad ogni caso”
“E il Bambin Gesù?”
In una culla di legno fatta a dondolo, non lontano dal camino acceso, dormiva un bambino piccolo, così piccolo, che non ne avevo mai visto uno simile
“E’ il figlio della ragazza più grande del postiglione”, aggiunse Agnes.
“Tu come fai a saperlo?”
“Me lo ha detto zia Sophie”
“Perché tua zia conosce questa famiglia?”
“Erano amici delle gemelle”
“Chi era amico delle gemelle?”
“Tutta la famiglia del postiglione. Sua moglie ha dato il latte alle gemelle: mentre allattava sua figlia, quella che si chiama Nele ed è la madre del bambino piccolo, ha dato il suo latte anche alle gemelle. Come ti ho detto, la loro madre, la signora Brandstrom, morì quando loro nacquero, quindi le gemelle dovettero prendere il latte dalla signora del postiglione, che stava appunto allattando Nele. Si dice che si è fratelli di latte. Nele è la sorella di latte delle gemelle”
“E allora? Io non capisco ancora niente, cosa c’entra tutto questo col Natale? Perché hai fatto in modo di portarci tutti qui?”
“Max non essere sciocco. Io volevo portare qui soltanto te, non la tua famiglia. Ti avrei portato qui con Sophie e Robert, perché loro ci vengono tutti gli anni. Questo era il posto dove volevano venire le gemelle”
“Qui, in questo posto fuori le mura?”
“Sì, le gemelle si sentivano legate a Nele, per loro era come una sorella, le volevano bene. Avevano dormito nella stessa culla, avevano preso lo stesso latte: volevano passare il Natale insieme a lei. Qui, si sentivano a casa. Così facevano il possibile per farsi portare qui, e quando hanno potuto finalmente dirlo a Sophie e Robert, loro ce l’hanno portate!”
“Tutti gli anni?”
“Sì, per molti anni, fino alla loro morte! E dopo, dato che oramai anche loro si erano affezionati a questa famiglia, hanno continuato loro a venire tutti gli anni. Con dei doni per i bimbi, coi saluti dei nostri familiari.”
“Ma il Bambin Gesù cosa c’entra? E come mai quest’anno siamo finiti anche noi qui, Agnes”
“Max, sono cose che ci capitano perché dobbiamo imparare qualcosa. Tu volevi sapere del Bambin Gesù, volevi sapere come funzionava il Natale, e così, ora sei qua, e devi pensarci su.”
Fu lì che vidi le gemelle, dovevano essere loro. Erano due bambine uguali uguali, vestite di bianco
“Ma tu Agnes, tu come te lo spieghi che siamo tutti qui adesso? Oggi ho persino pensato che tu fossi una strega”
“Le streghe non portano in giro la gente in bicicletta Max. Io mi fido di zia Sophie. Lei dice che il Bambin Gesù fa incontrare le persone. Vedi, non ti sembra che ci sia del vero? Le gemelle hanno incontrato Nele, mia zia Robert, Robert ha incontrato i tuoi zii, e tutti abbiamo incontrato il postiglione e la sua famiglia, come le gemelle. Insomma, il Bambin Gesù, credo ci sia del vero, ti fa uscire fuori e incontrare le persone, casomai. Ma una cosa è certa, non è lui a portare i pacchi!”
Nel frattempo rientrò mio padre col signore della stazione di posta. Li salutammo bentornati e la padrona di casa servì del rosolio. Ma il postiglione invitò tutti quanti a seguirlo in una stanza adiacente. Lì c’era un abete più piccolo del nostro; era stato messo sopra un tavolino tondo così da sembrare imponente.
Sotto l’albero c’erano molti pacchi, belli e incartati con cura. Oltre ai pacchi c’erano ceste di leccornie, e io riconobbi i miei panini al latte nella loro tipica carta gialla. I figli del postiglione erano a bocca aperta, non avevano mai visto tanta roba! Papà porse a tutti un dono. Sicuramente, disse, mentre eravamo impegnati nel salone del camino avevano portato le strenne.
Così noi bambini giocammo spensierati, e i grandi brindarono al Natale, finché arrivò il momento di congedarci. Papà caricò gli zii e la mamma in auto, e noi ragazzi prendemmo le biciclette. Sulla via del ritorno Agnes e Robert vollero fermarsi a vedere il Presepe sulla piazza del Mercato. Nella culla c’era un neonato e un coro di bambini cantava al Natale.
Fu lì che vidi le gemelle, dovevano essere loro. Erano due bambine uguali uguali, vestite di bianco, proprio vicine alla culla del presepio. Cantavano felici, avevano le guance rosse e stavano proprio bene. Fuori pensai, era proprio bello il Natale, era davvero tutto molto incantato.
Agnes aveva ragione. La festa era qua fuori, e io non lo sapevo. Mi girai a guardarla. Pedalava e sembrava molto grande sulla sua bicicletta, forse perché i lampioni proiettavano a terra la sua ombra facendola sembrare lunga, come un’ala. Non sembrava più una piccola strega, adesso. Ma capii anche che non avevo nessun bisogno di proteggerla. Ne sapeva molto più di me, davvero.
Ricetta dei Makronen al Cocco, a cura di Francesca Pace.
Ingredienti: 250g farina di cocco, 130g zucchero, 3 albumi, 1 pizzico di sale
Preparazione: Prendete due ciotole, in una ciotola bisogna montare gli albumi a neve, unendo a metà montata lo zucchero, molto lentamente in modo da ottenere un composto bianco e spumoso.
Unire ai chiari montati a neve anche la farina di cocco e mescolare tutto molto delicatamente.
Formare i dolcetti su una teglia con carta da forno con la sac a poche mettendo il composto all’interno, altrimenti aiutarsi con due cucchiaini, distanziandoli bene tra loro perchè in forno si gonfieranno.
Cuocere i biscottini in forno caldo a 170°C per 10/15 minuti. Se piace si più intingere il fondo del dolcetto nel cioccolato fuso, una volta sfornato e raffreddato.