Angeli in Bicicletta – seconda parte
Racconto a puntate: qui la prima parte
Dedicato ad Irene Paumgardhen, l’ Angelo in Motocicletta
La storia di Agnes era questa.
Sin da quando era piccola, sua zia aveva tre amichetti un po’ speciali. Erano i figli di un collega del Professor Lindeburg, il nonno di Agnes. Il collega era rimasto vedovo in modo tragico: la moglie era morta dando alla luce le due figlie minori, le gemelle.
Le gemelle, rosse nel viso che di solito era così pallido, guardavano con occhi grandi tutto quello che sfrecciava loro davanti e sembravano proprio felici, quando fecero rientro all’imbrunire
Le gemelle erano dunque cresciute senza la madre, e avevano trascorso l’infanzia con le balie, il fratello più grande Robert, due zie rimaste zitelle e le varie amiche di famiglia. Anche la nonna di Agnes le teneva spesso a casa insieme ai propri figli: il padre di Agnes, Lars, e sua sorella minore Sophie. Per Sophie i bambini Brandstrom erano davvero una parte della famiglia. Sin dalla tenera età le gemelle dimostrarono di essere molto particolari.
A qualche giorno da un Natale di molti anni fa, mentre la balia preparava loro i vestiti da indossare per uscire in carrozzina, le sorelle erano saltate giù di testa dal letto matrimoniale, decisamente molto alto per il numero di materassi e piumoni che lo guarnivano. Quando la balia si era girata verso di loro, non le aveva viste più, spaventandosi non poco. Poi le aveva scorte ai piedi del letto, incolumi, che si guardavano come se stessero confabulando qualcosa.
Avevano solo pochi mesi. Era dovuto venire a casa il medico per controllare che non avessero subito traumi, ma questi non aveva riscontrato nemmeno un graffio o un bernoccolo sui corpi delle bimbe. L’anno dopo, nello stesso periodo, le gemelle si trovavano a casa dei Lindeburg e la nonna di Agnes a una certa ora le aveva trovate davanti alla porta di ingresso come se avessero intenzione di uscire dall’appartamento. Crescendo erano riuscite ad organizzare delle vere e proprie fughe con la complicità del fratello Robert e di zia Sophie. Quei due, pur essendo assai più grandi, si facevano manovrare dalle gemelle come sarebbe poi successo a me con Agnes!
Fu già quando avevano tre anni che Jess e Marl obbligarono quei due grandiglioni a portarle a fare un giro in bicicletta. Mancavano due giorni al Natale: Sophie e Robert dovettero accontentarle. Le caricarono nei cesti per la spesa, presero le grandi biciclette dei genitori di Sophie e le scarrozzarono in giro per la città. Le gemelle, rosse nel viso che di solito era così pallido, guardavano con occhi grandi tutto quello che sfrecciava loro davanti; quando fecero rientro all’imbrunire sembravano proprio felici. A differenza di Robert e Sophie, rimasero sorridenti pure quando la nonna di Agnes li rinchiuse tutti quanti in punizione e senza cena.
Cosa facevano durante questo giro? Perché volevano uscire? Cercavano qualcosa? Tutte domande che avevo posto ad Agnes durante il suo racconto. Agnes aveva risposto seccamente:
“Lo saprai a tempo debito”.
Da quella prima volta in poi, intorno alla vigilia di Natale le gemelle vollero sempre uscire con Sophie e Robert in bicicletta, finché, già grandicelle, non potettero pedalare da sole, con i due più grandi che continuavano a seguirle un po’ per affezione, un po’ per abitudine, e nonostante le numerose altre punizioni che si presero e che accettarono sempre di buon grado, oramai, avendo già messo in conto di rimanere senza cena come se fosse una cosa tipica di quell’avventura.
Questo successe fino a quando Marl non si ammalò. Una malattia strana la fece rimanere indietro: mentre Jess cresceva, la sorella un giorno rimase ferma. Aveva compiuto da poco dodici anni. In pochi mesi le gambe diventarono rachitiche, la schiena non la sostenne più, Marl doveva sempre sedersi. Jess fece di tutto per stimolare la sorella a crescere e riacquistare la forza, ma quando capì che non c’era niente da fare, smise di crescere anche lei. Si sedette accanto alla carrozzina di Marl una sera alla vigilia di Natale, dopo averla spinta per il solito giro che tanto amavano, e infine si fermò pure lei. Da quella sera in poi, non camminò più. Quando una mattina dell’anno successivo, che era iniziato da non molto, Marl non ce la fece più ad alzarsi da letto, Jess le si stese accanto e insieme si addormentarono per sempre.
La scomparsa delle gemelle lasciò grande tristezza nelle famiglie e nei cuori di Robert e Sophie. Ma cementò anche in modo incredibile la loro amicizia. I due oramai si sentivano davvero come fratelli. Per Sophie il vero compagno di infanzia era Robert, e non Lars, suo fratello di sangue, molto più grande di lei ed estremamente assennato e poco incline alle fantasie. Con quel fratello elettivo Sophie continuò la tradizione delle gemelle di fare sempre, a Natale, un giro in bicicletta attraverso la città. Anche quando Robert si trasferì in un’altra città, prima per finire gli studi, poi perché trovò lavoro come giurista in uno studio molto prestigioso. Anche quando suo padre, lo sfortunato Professor Brandstrom, raggiunse in cielo sua moglie e le gemelle e lui non ebbe più un membro della propria famiglia di origine con il quale venire a passare il Natale, Robert continuò a tornare in città dai Lindeburg per le feste e a fare con zia Sophie il famoso giro in bicicletta.
E’ una storia strampalata, e poi io agli angeli in bicicletta non ci credo!” Le avevo gridato stizzito
Quando Agnes aveva finito di raccontarmi questa storia mi ero sentito un po’ innervosito. Che stupida storia triste e bislacca. Non aveva niente della magia del Natale e nemmeno niente a che vedere col Bambin Gesù… Ci avevo pensato e ripensato, ma cosa avrebbe dovuto importarmi di conoscere la storia di due povere gemelle che essendo vissute solo dodici anni avevano covato come unico desiderio quello di farsi un giro in bicicletta alla vigilia di Natale? Davvero non riuscivo a capirlo e ce l’avevo con Agnes per questo.
“E’ una storia strampalata, e poi io agli angeli in bicicletta non ci credo!” Le avevo gridato stizzito.
“Beh dovrai ricrederti, quando li vedrai” aveva ribattuto lei.
“E quando dovrei vederli secondo te?”.
“Quest’anno sarà proprio la notte di Natale, perché è quando arriva Robert”.
“Ma allora come farò a vederli, noi abbiamo i parenti a casa e un sacco di roba da mangiare, i pacchi da aprire, e poi noi non usciamo la notte di Natale!”.
“Verrò a casa tua a prenderti, e farò in modo che tu possa vederli”.
“Ma… come farai a venire, cosa dirai ai tuoi genitori, e ai miei?”.
“Tu non preoccuparti, al momento adatto sarò lì”, aveva concluso Agnes uscendo senza nemmeno salutare alla fine del suo racconto.
———
La vigilia di Natale era arrivata. Gli odori si spandevano dalla cucina invadendo la casa. Molte leccornie erano già in mostra sul piano di marmo: Nelly aveva iniziato a cucinare all’alba.
La formalina dei bauli di nonna Gertrude esalava dai vestiti che mia sorella aveva appeso al guardaroba dell’ingresso in attesa del consiglio di mia madre, prima di fare una definitiva scelta. Avrebbe lasciato di stucco le cugine che da tre anni si presentavano con lo stesso abito da viaggio cucito dalla signora Zia!
Il camino del salone era acceso già presto, la mattina scendendo per la colazione lo avevo trovato pieno di legna da ardere. Dopo un pranzo frugale i miei genitori erano usciti per le ultimissime commissioni. Io avevo fatto una breve scivolata in slittino in fondo al pendio, da solo, perché i bambini Jahnsson erano partiti per passare il Natale in campagna dalla nonna. Agnes non si era vista in tutto il giorno. L’avevo anche attesa all’ingresso del parco coi pattini in spalla, pensando che ci sarebbe stato tempo in mattinata per farci due giri, ma niente, non si era fatta vedere. Rientrando mentre il pomeriggio imbruniva passai davanti alla sua casa, dove tutte le luci erano spente.
Il seguito alla prossima puntata, domenica 20 Dicembre.
Ricetta degli “ Spritzgebäck ” a cura di Francesca Pace
Ingredienti:
750 gr di farina
450 gr di zucchero
2 bustine di zucchero vanigliato
2 uova
1/2 kg di margarina
200 gr di polvere di noce.
Procedimento:
Mettete nel robot la farina, lo zucchero, lo zucchero vanigliato, il burro e le uova; mescolate bene.
A questo punto aggiungete la polvere di noce e amalgamate bene. Mettete l’impasto dentro una bacinella e fate assorbire bene la polvere di noce.
Poi avvolgete l’impasto nella pellicola e tenetelo in frigorifero per 4 ore.
Accendete il forno su 180°, cottura da 20 a 25 mn.
Per formare i biscotti fate un tubo di pasta. Scannellate e torcete la pasta. Alla lunghezza desiderata tagliate con un coltello. Esiste anche una macchinetta apposita che dà la forma: se l’avete a disposizione prendete un po’ d’impasto e mettetelo dentro, quando il tubo di pasta esce già decorato tagliatelo alla lunghezza scelta.
Dopo aver infornato attendete la cottura. Tolti dal forno, fateli raffreddare e intingeteli, se volete, nella cioccolata fusa. Quindi sono pronti per essere mangiati o per essere regalati assieme ad altri biscotti e pasticcini per Natale.
(fonte Cookaround)