Caffè rozzo
Un momento che prendo un caffè, stavolta normale, regolare, senza fronzoli, caffè e basta. Niente decaffeinato, niente zucchero di canna, niente schiuma di latte. Caffè e basta, nero, amaro, ristretto, poca acqua e tanta polvere nera. Niente di sofisticato, di allargato, di diverso, niente alterazioni. Tazzina bianca, liscia, nessun piattino, tanto non sporco, non ne spreco neppure una goccia e comunque ho superato l’età in cui la macchia di caffè sul divano terrorizzava mia madre. Non so neppure da quanto tempo mia madre non varca la soglia di casa mia. Non sono un figlio degenere, è che sono io ad andare da lei. Un momento che prendo un caffè rozzo. In un caffè rozzo riesco a trovare tutto il senso di questo periodo, un necessario ritorno all’essenziale. La curiosità mi spinge a guardarmi intorno troppo spesso, un mio vizio, un mio difetto, una mia virtù (?).
Dicevo del caffè rozzo, del vero caffè. Ci avete mai pensato? In quanti beviamo quello vero? Beh, in pochi, neppure io tra questi
Viviamo nella cultura dello spreco, e non parlo del cibo buttato, della serie i bambini in Africa muoiono di fame, ripulisci il piatto che diventi lucido. Parlo del disconoscimento delle intrinseche caratteristiche delle risorse. Mescoliamo tutto e perdiamo di vista il nocciolo, la vera potenza, l’autentico valore. Sparliamo della solfa del cibo buttato, che pigri autori televisivi ci propinano ad ogni piè sospinto. Effettivamente, bisognerebbe pensarci, ma se poi nel tot di tonnellate di cibo buttato vai a pesare gli scarti che proprio non si riescono a mangiare, che notizia mi hai dato? Di cosa mi vuoi parlare? Caro giornalista pigro, stai facendo gossip. Allora fai una cosa, da grande autore quale sei, abbi il coraggio di cambiare i titoli ai talk show, chiamali salotti da comari, o meglio ti do’ un suggerimento: “Salotto delle comari del Casato del Nulla”. Invitale tutte, mi raccomando, non dimenticare quelle incappellate e metti loro a disposizione un buon truccatore, ma di quelli validi, in aria da Oscar, insomma, di quelli che fanno miracoli, avete presente Vittorio Sodano? Ecco, uno come lui. Le vecchie befane ne hanno un gran bisogno e già che ti trovi invitale pure ad appendere la mutanda al chiodo, o il perizoma, se ne hanno ancora il coraggio. Ai mariti digli di mettere in soffitta lo splendido palco di corna, non si arricchirà di nuove ramificazioni, in primis perché l’incappellata consorte ha bisogno di Vittorio Sodano, in secondo luogo perché dovrà pur arrendersi alla sua incapacità prima o poi. La moglie bona ed arrivista ha fatto il suo tempo.
Il mio caffè nero è quasi disgustoso, amaro, irriverente, respingente. Ma questo è il caffè. Lo abbiamo modificato per farlo sembrare quello che non era