Suoni la tromba intrepido
La musica spesso si tinge dei colori della libertà. L’orchestra intona l’inno all’indipendenza verso la prepotenza e l’oscurantismo. La musica canta l’animo del popolo oppresso: dal più famoso Va pensiero dal Nabucco di Giuseppe Verdi alla cabaletta dei I Puritani suoni la tromba intrepido di Vincenzo Bellini passando per le pagine e le note di Italiana in Algeri i sentimenti patriottici e indipendentisti di un popolo si colorano di melodie immortali. Attraverso la cultura si possono scuotere le coscienze.
L’opera lirica intesa come forma d’arte “pop” ha avuto l’incarico sociale di divulgare e trasmettere attraverso la forza trascinante delle armonie il significato di parole quali libertà, patria e Dio anche tra le classi sociali meno abbienti.
Attraverso la cultura si possono scuotere le coscienze
In questi giorni politica e musica si sono incontrate di nuovo. I recenti fatti di Parigi e l’onda integralista di Le Pen si affacciano sul palcoscenico della Scala nello spettacolo scaligero più atteso e discusso dell’anno: l’inaugurazione nel giorno Ambrogiano.
La Francia e l’integralismo religioso hanno il volto di Giovanna D’Arco, la delirante pulzella d’Orléans portata in scena ha la voce del soprano più in auge al mondo Anna Netrebko . Mentre l’opera di Giuseppe Verdi rappresentata per la prima volta nel 1845 risuona nel teatro e nelle TV di tutto il mondo; seduta sul mio divano alterno la mia passione musicale a pensieri sull’ attualità e le espressioni dell’aria di Giovanna rimandano alla mia mente la necessità ancestrale dell’essere umano di cercare nel trascendente la giustificazione ad atti delittuosi quali la guerra.
Dai più grandi compositori del Risorgimento ci sono pagine dedicate agli ideali patriottici anche il duetto tra baritono e basso nei I Puritani di Bellini è stato trasformato quale inno dei siciliani oppressi.
“Suoni la tromba intrepido io pugnerò da forte bello è affrontare la morte gridando libertà. Amor di patria intrepido mieta i sanguigni allori poi terga i bei sudori e i pianti la pietà. All’armi ! Sia voce di terror patria vittoria e onor!”
Incitano alla guerra per il riscatto alla libertà e all’onore. Poche righe e poche note inserite in un melodramma dove l’amore e la pazzia hanno il predominio. Eppure queste note dove il simbolo della tromba incita alla riscossa trascina anche compositori intimisti come Vincenzo Bellini in esegesi nazionaliste.
La forza trascinante della musica ha sottolineato i momenti storici più importanti.
Nel Risorgimento la musica lirica ha avuto il potere di alfabetizzare il popolo dei loggionisti coinvolgendoli nel fermento culturale politico; in tempi più recenti la musica folk è il componimento del contadino contro i latifondisti fino ad arrivare ai cantautori che hanno fatto da colonna sonora al mitico ’68. Uno per tutti Francesco Guccini che è ritenuto uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani ed è considerato il cantautore “simbolo” di un’epoca e di una generazione.
Cambia la musica, cambiano i testi ma non cambia il suo valore sociale e la sua capacità di tradurre il bisogno di libertà dell’uomo. Ognuno con il suo stile incita a “suonare la tromba” per la riscossa, sublimando attraverso la melodia la realizzazione delle proprie utopie.
Continuiamo a fare la rivoluzione nei teatri con la musica o con la matita nel segreto della cabina elettorale come diceva Paolo Borsellino.
La musica è il genere di arte perfetto. La musica non può mai rivelare il suo segreto più nascosto. [Oscar Wilde]