Io sono leggenda
Gli umani sostengono che io non esista, che sia solo una leggenda. Però si parla di me da millenni. C’ero ai tempi dei tempi, quando le civiltà erigevano arroganti templi a piramide con la punta a sfidare il cielo. E c’ero anche dopo, quando i barbari attentavano ai confini dei grandi imperi in cui il saggio seminava dubbi e pensieri nelle coscienze.
Ma forse c’ero anche prima, ai tempi dei profeti e prima ancora. Io ho visto la Storia dipanarsi nell’abbraccio del tempo in ogni luogo da voi conosciuto.
Nessuno mi ha mai visto veramente, molti lo hanno solo creduto, per questo dubitano della mia esistenza. Eppure tutti sanno chi sono: mi hanno dedicato racconti e dipinti, canzoni e palazzi. Ho avuto molti nomi e molte sembianze a causa dell’umano bisogno di raffigurare concretamente qualsiasi cosa per poterla affrontare e dare un nome ad atavici istinti.
Voi chiamatemi Fenice, mi sta bene. E rappresentatemi come vi pare. Ma sappiate che sono dotata di due immense ali per spiccare il volo sopra voi e le vostre miserie, che la mia ombra risplende di luce multicolore e che reco un dono che per tutti questi millenni ho tentato, per lo più invano, di consegnarvi.
Vi osservo, durante il mio volo instancabile. Da lassù siete proprio piccini, e piccino è il vostro spirito, nonostante voi ve lo immaginiate eccelso. Non siete che una briciola dispersa nel vento, ma per qualche strana ragione riuscite a distinguervi dalle altre creature e io è solo per voi che esisto. Che muoio. Che continuo a esistere.
Ogni tanto scendo a terra. Voglio dire, oltre che per il momento cruciale mi concedo anche altre discese. Il posto in cui abitate è così bello che talvolta mi fermo in riva a un fiume o sulla cima di un monte e canto la mia gioia di esistere. Già questo dovrebbe farvi accorgere di me; il mio canto vorrebbe regalarvi armonia e pace. Ma siete tutti molto presi da voi stessi, dalla guerra che vi fate senza tregua, dalla sistematica e inutile distruzione di quanto di bello vi circonda, compresa la vostra stessa anima. E non mi vedete, non mi sentite. Ogni volta io spendo cinque secoli per voi così, per niente.
Al termine dei cinquecento anni sono piuttosto stanca e il mio ciclo si compie. Arriva il mio momento senza che in pratica abbia concluso qualcosa di buono. Siete una perdita di tempo, in effetti. Una perdita di secoli che si trasformano in millenni senza che niente si modifichi in voi. Progredite in tecnologie e retrocedete in pensiero. Vi riproducete e vi autodistruggete senza che questo significhi qualcosa. Procedete alla cieca: voi stessi siete ciechi e ignorate la bellezza e la serenità. Allora ci provo io, al termine del mio ciclo, a spiegarvi che si può morire sì, ma anche e soprattutto rinascere.
Sono sempre io che ritorno, figlia di mia madre e madre di mia figlia, che rinasco da me stessa e riprendo il mio volo.
Se vi piace l’effetto scenico del fuoco pensatela pure così. In realtà cosa vi impedirebbe di credere che la mia rinascita non avvenga avvolta dalle acque? Provate a pensare: cosa c’è di più materno dell’elemento in cui la vita stessa ha avuto origine? Chiudete gli occhi e liberate la vostra capacità di costruire il mito. Pensate alla profondità dell’oceano, al buio, a un volo in immersione in assenza di riferimenti e poi all’esplosione della vita che sorge da un nulla, dall’incontro di due molecole di ciò che ero stata, poi digerite e dissolte fra elementi primordiali. Molecole che si aggregano, si moltiplicano, prendono forma. E infine il lancio verso l’alto, verso la luce. E ricomincia il viaggio.
Insomma, che amiate il fuoco o l’acqua, fa lo stesso. L’importante è che ogni tanto pensiate a me e a questa mia capacità di rinascere da me stessa. Prendete esempio. È questo il mio dono per voi, non lo capite?
Nella corsa insensata che è la vostra vita spesso vi capita di scontrarvi con difficoltà che vi sembrano enormi. Siete convinti che non ce la farete mai, che il torto o la delusione subiti abbiano distrutto ogni volontà e ogni fiducia nella vita. Così partite a testa bassa, procedete nella distruzione di voi stessi e degli altri e non si capisce più niente, state male, vi ammazzate e non c’è più gioia, non c’è più speranza.
Dovete guardare me e capire che per ogni cosa che finisce c’è un nuovo inizio da qualche altra parte. Siete sempre voi, siete il padre e il figlio, la fine e l’inizio.
Post fata resurgo. Dopo la morte mi rialzo. A me sembra tutto così chiaro, ma in questi millenni solo pochi di voi lo hanno compreso.
Si conclude un’epoca? Ne comincia un’altra! E credetemi, io ne ho viste e vissute di nuove ere!
Accade qualcosa che non comprendete, che distrugge le vostre certezze, tanto che vi sentite annaspare, cadete nel vuoto senza appigli, vi sentite morire. Benissimo. Morite dunque, lasciate che accada quel che deve accadere. Voi risorgerete e sarete diversi e sempre uguali. Sarete gli stessi, ma ancora più belli e più forti, con la nuova saggezza e la nuova forza di chi ha già vissuto cinquecento anni ma vuole conoscere e vivere esperienze inedite. Avrete un cuore più resistente che non perderà la vulnerabilità, perché già conosce il dolore e lo ha superato, avrete occhi giovani aperti sul mondo sotto di voi e spiccherete nuovi voli.
Mi accorgo che sto parlando di me, ma è a voi che penso.
Mi direte che non è mica facile lasciarsi tutto alle spalle, che ripartire da zero non è proprio una passeggiata. E lo dite a me? Vi ricordo che io mi incenerisco completamente (o mi faccio digerire dalle acque) e non è che sia una pratica indolore, per quanto, secondo il vostro mito, lo faccia spargendo piacevoli effluvi. Caspita, io brucio avvolta nelle fiamme! Il fuoco distrugge, tanto come l’acqua salina erode e consuma, se preferite la versione liquida.
Sono una creatura viva che muore, ogni volta
Ogni tanto uno di voi umani ci riesce. Mi chiama, mi invoca, pensa a quello che mi tocca ogni mezzo millennio e attinge coraggio per affrontare le proprie prove. Ecco, allora la mia faticaccia è ricompensata, finalmente. In questi casi mi piace allargare le ali, avvolgere questi coraggiosi umani e avvicinarli alle mie piume dorate (o argentate?), unire i nostri cuori e affrontare con loro quel terribile passaggio che li spaventa così tanto.
Bruciamo idealmente insieme, amici. Non vi lascio soli.
Sarò con voi nella vostra rinascita.