Il Portogallo è color ocra
Se c’è un colore che descrive bene il Portogallo è il color ocra. Ci pensavo mentre le ruote veloci del pullman scorrevano sull’asfalto e ai miei lati si srotolava una distesa verde e ocra fatta di natura selvaggia senza fronzoli, senza ordine. L’inverno non ha ancora posato le sue labbra gelate in questo lembo così ad Ovest dell’Europa e tutti crediamo ancora di vivere un mite autunno fatto di alberi di un arancione spento e di vento che muove le enormi pale bianche dei mulini a vento disseminati ovunque.
Rotolo verso Sud e abbandono la città con i suoi tic nervosi, le sue sveglie isteriche, il suo grigiore che ci resta attaccato addosso e scivolo in una cittadina di pescatori.
I gabbiani cantano nella loro lingua e mi piace pensare si stiano raccontando storie indicibili.
E tutto è bianco, tutto è in pietra, tutto è umile eppure bellissimo. Non c’è bisogno di monumenti, di luci o di concerti, qui la Natura coglie in pieno petto senza preavviso. Si scaglia feroce nella spuma dell’Oceano che continua a infrangersi contro le rocce. Ognuno con la sua pazienza, la sua filosofia, il suo modo di essere che non chiede di essere cambiato.
E proprio io che pensavo ai grandi nomi, alle mostre di tutto il mondo, alle luci sfarzose disseminate ovunque ho trovato la bellezza in una chiesa fatta di pietre e nel canto muto dei pescatori.
Il color ocra non è mai stato così bello.