Neologismi, è giusto parlare come si mangia?
Neologismi: Web designer, friendzonare, docciarsi, photoshoppare, hipster, spoilerare, tablet. Se queste parole non le usate, di certo le avete sentite e ne intuite il significato. Chi storce il naso e definisce i neologismi un imbastardimento dell’italiano forse non ha fatto i conti con una delle peculiarità più affascinanti delle lingue: la loro continua, inarrestabile e perpetua evoluzione.
Facciamo un passo indietro e partiamo dalle basi: siamo esseri umani, siamo tanti e siamo accomunati dal fatto di condividere il pianeta Terra. Bene, cosa ci facciamo qui e che senso abbia la nostra vita lasciamolo agli esistenzialisti e concentriamoci piuttosto sulla necessità di comunicare, perché in un modo o nell’altro dovremo pure scambiarle quattro paroline col vicino. Il linguaggio è il mezzo più economico, diversificato ed appropriato che abbiamo a disposizione per partecipare alla vita della comunità, riceverne il bagaglio culturale e innescare un interscambio di idee.
Se è vero che “parliamo come mangiamo” – e cioè che la lingua rispecchia fedelmente il nostro modo di pensare e di essere – non dovremmo stupirci se la nonna ci chiede “che significa che hai twittato la mia foto?”, perché è probabile che lei non mangi cheeseburger e che noi non facciamo colazione con pane raffermo e latte. I nostri modi di vestire, di mangiare, di parlare, di viaggiare e di vivere sono potenti indicatori culturali che riflettono, senza troppe distorsioni, l’attuale periodo storico.
Come in un teatrino della vita e della morte sono decine i neologismi che ogni anno fanno la loro entrata nelle pagine dei nostri dizionari, salutando con la manina quei termini che, al contrario, cadono in disuso e quelle pagine le lasciano. La lingua è l’espressione di una necessità e si sa che di tanto in tanto una ripulita ci vuole, quindi diamo in beneficenza la vecchia racchetta che non ci serve più e riordiniamo in bella vista i nuovi libri comprati su Amazon.
Perché se nel parlato utilizziamo quotidianamente: social, linkare, selfie, weddingplanner, taggare e non potremmo sostituirle con un corrispettivo tradizionale, allora che ci entrino pure nel dizionario nostro, nel dizionario della gente che tagga, che linka, che naviga sui social e ha per amica una weddingplanner; No agli anglicismi a tutti i costi: a volte non sono necessari
Lo so, non è sempre facile tenersi al passo con tutte le nuove parole che spuntano ogni giorno sul quotidiano, a tavola, al tg o al bar, ma non vi preoccupate: ci penso io. Qui a Scritto&Parlato ogni settimana sceglierò per voi un neologismo definendolo, individuandone le accezioni e gli usi, valutandone l’utilità e analizzando quanto sia bello o brutto il suono che ha.
C’è stato un periodo nel quale Einstein imparava le tabelline e c’è stato di certo anche un periodo nel quale ogni parola che oggi conosciamo è stata, per un po’, un neologismo, prima di essere accettata con il tempo e l’uso. Meglio quindi tenere gli occhi e le orecchie all’erta, che freelance potrebbe diventare la rima perfetta per il Dante del futuro.