Un pranzo per tre: il valore dell’onestà a Testaccio
Si dice che a Roma le persone siano particolarmente “de core” ed io posso confermare, da romana, che il detto rivela in buona parte la verità. Si dice anche che a Testaccio risiedano i veri romani; la lotta, a dirla tutta, è fra testaccini e trasteverini, ma è un’altra storia.
Si dice che a Roma le persone siano particolarmente “de core”, si dice anche che a Testaccio risiedano i veri romani
Soltanto a sera mi rendo conto che al resto mancano 4,02 €. Me ne rammarico un po’ ma, rimproverando la mia mancata prontezza nel controllare e farlo presente, lo considero caso archiviato e monito per il futuro. Lo racconto a varie persone fino a che non mi viene l’idea di tentare, senza alcuna pretesa, di fare presente il fatto ai gestori del supermercato.
L’indomani sono lì, scontrino alla mano e fra le labbra la mia storia, umilmente raccontata. Ritrovo il ragazzo che mi ha venduto il salmone, ma quasi subito mi indica il titolare. Mi sento un po’ ridicola nel rivendicare quattro euro con un cappello da pinguino nascosto nella borsa – immagine della goffagine che ben mi definisce. Eppure il signore, prendendo profondamente in considerazione la schiettezza della mia richiesta mi propone un compromesso. Gli avevo detto: non vi accuso, anzi, mi scuso per non essermene resa conto subito, capisco che ora per voi sia difficile credermi, ma io sono certa di essere uscita di casa con questi cinquanta euro e tornata con quaranta euro soltanto.
Il compromesso è questo: Le posso lasciare come una sorta di buono acquisto questi quattro euro, a patto che però li spenda ora: se ha bisogno di comperare qualcosa, anche se costa poco di più, la prenda. Non è la soluzione migliore, ma è l’unica. Non ho le prove ma le credo.
Le parole dell’uomo mi colpiscono profondamente, ne percepisco la rarità.
Faccio un giro per gli scaffali. Sto per andare a pranzo da mia nonna assieme a mia sorella: decido di comprare una confezione di ravioli ricotta e spinaci dal bell’aspetto ed un sugo pronto di pomodori ciliegini, che già conosco ed adoro per la sua semplicità e dolcezza. Non superano di molto i tre euro, ma il mio appetito mi fa sorvolare sugli ottanta centesimi inutilizzati. D’altronde, non mi aspettavo questa gentilezza: posso già dirmi soddisfatta anche soltanto per le belle parole che ho ascoltato.
Torno alla cassa, mostro di nuovo lo scontrino. L’uomo guarda i miei ravioli ed il mio sugo e, un po’ in imbarazzo, mi posa fra le mani una barretta di cioccolato.
“Così siamo apposto fino in fondo. Vai, scusami ancora: spero non ricapiti più. Non deve essere una bella sorpresa tornare a casa con quattro euro di meno.”
Termino il pasto sorridendo e penso che basta così poco: basta l’onestà, basta la correttezza. In una parola: basta l’umanità
Speriamo di soddisfarla anche in futuro, buona giornata!
Torno a casa di nonna con il sorriso, con i miei ravioli, il mio sugo di pomodoro ciliegino, la raccolta di poesie di Wislawa Szymborska appena comprata.
Mentre pranzo, contenta di condividere con nonna e sorella una sorpresa non sperata, racconto la storia dei ravioli e sorrido.
Chi la ascolta, sorride a sua volta. Termino il pasto sorridendo e penso che basta così poco: basta l’onestà, basta la correttezza. In una parola: basta l’umanità, sempre e comunque.
Immaginate se fossi arrivata urlando. Immaginate se mi si fosse data una risposta a male parole. Basta così poco, invece.
Allora, per correttezza, è bene fare i nomi: ero al Tuodì in via Ginori 32-38.
Nel cuor cuore di Testaccio, dove la tradizione colloca i veri romani, che sempre la tradizione dipinge come “gente de core”.