Quello che non so (la domenica)
Quello che non so è dialogare con il fottutissimo settimo giorno della settimana. Quando si produce qualcosa in modo ordinario e rozzo, dalle mie parti si dice che lo si è fatto alla Dio là, ovvero si è tirato in qualche modo a finire in fretta e furia. E visto che si chiama in causa Dio ed essendo la domenica l’ultima delle sue opere, mi viene da pensare che non sono il primo a pensare che l’Altissimo avesse infine mostrato una qualche stanchezza nella sua creazione universale.
Quello che non so è dare una dimensione spazio-temporale alla domenica. Non mi sveglio mai alla stessa ora, non pranzo mai alla stessa ora, non ho mai l’intestino nella stessa condizione della domenica prima, non utilizzo mai lo stesso divano, non faccio mai la stessa passeggiata post-pseudo-pranzo. E soprattutto non è stato sempre così. Ci sono stati momenti in cui mi è riuscito di inquadrare la domenica e dargli pure una valenza positiva. Con il risultato, posteriore, di svalutarla sempre più quando le condizioni che avevano reso possibile la stabilità precedente sono venute a mancare.
Quello che non so è per quale motivo il caffè della domenica non ha mai lo stesso sapore e ultimamente mi è capitato di controllare che non avessi riempito il contenitore trasparente col sale invece che lo zucchero. Allora mi faccio un paio di nodi alla lingua e trangugio rapido la sbobba scura.
Quello che non so è il perché le foglie non parlino e i sentieri siano muti. La mia passeggiata post-pseudo-pranzo domenicale prevede almeno un passaggio boschivo. Ora, durante la settimana c’è almeno una ruspa, un
Non mi sveglio mai alla stessa ora, non pranzo mai alla stessa ora, non ho mai l’intestino nella stessa condizione della domenica prima
Quello che non so è il perché, in definitiva, la domenica mi sembri un film con una sceneggiatura debole, un montaggio raffazzonato e per giunta trasmesso su un canale con segnale debole, di modo che ogni tre per due le immagini si fanno sgranate e l’audio metallico.
Tutte queste cose non le so e non le ho mai sapute. E forse non le saprò nemmeno mai. Ma poi chissà, magari un giorno farò pace con la domenica, oppure imparerò a fare la minestra col farro. Ché un tempo mi piaceva tanto e forse basterebbe a dare un po’ di sapore ad una domenica altrimenti incolore.