Fate la guerra! L’amore si fotta!
Ricordate quando la televisione e la radio trasmettevano pubblicità e messaggi per farci credere che il mondo avesse bisogno di noi e che entrare in guerra fosse l’unica soluzione? No? Ovvio, perché quello succedeva negli Stati Uniti e in Inghilterra per lo più, tanto l’Italia, in un modo o nell’altro, in guerra ci si ritrovava sempre. (Geni!) Le dimensioni della propaganda pro-guerra raggiunsero numeri esorbitanti tant’è che quando la guerra scoppiò veramente, non furono solo gli apparati politici a diffondere il messaggio della guerra necessaria e giusta, bensì gran parte del lavoro sporco (perché di questo si tratta) veniva svolto dai mass-media, e non importa di quale fazione si facessero i porta-voce. Da qualsiasi lato, la guerra giusta gente, non esiste!
Sarò sincera, è stato l’attacco terroristico di Parigi la settimana scorsa a condurmi su siti di divulgazione, purtroppo molto seguiti dai cosiddetti occidentali, che ricordano molto la filosofia guerrafondaia della prima metà del novecento. Dell’attentato a Beirut ne avevo sentito parlare perché una cara amica di origini libanesi ne aveva condiviso le informazioni, al che quando è successo il marasma parigino, lo sgomento iniziale alla prima lettura dell’ultim’ora, è stato seguito dall’indignazione che è sorta spontanea all’osservare come, nel “nostro” mondo civilizzato, ci siano delle vittime di serie A e altre di serie B, ma che dico, forse forse possiamo scendere ancora fino al livello dilettanti. Assurdi.
Seguire la mandria di automi che fa ciò che va di moda o ciò che sembra figo – perché se c’è l’attentato facciamo finta di essere pacifisti, se c’è la legalizzazione dei matrimoni gay facciamo finta di non essere omofobi, se in Africa viene debellato l’ebola facciamo finta di essere contenti per loro…– insomma, conformarmi alla massa non mi è mai risultato pratico. Quindi, come al solito, seppur soprannominata cagacazzi, ho continuato nella mia ricerca volendo sapere di più di quello che sta succedendo nel mondo. Confesso che ogni qualvolta sia lontana da casa, e con casa mi riferisco alle quattro mura in cui sono cresciuta, sono un po’ fuori dal mondo. Non ho televisioni accese per guardare il telegiornale ogni giorno e le notizie dal mondo mi arrivano in differita tramite messaggi o email. Ergo, ho colto la palla al balzo per aggiornarmi, e click dopo click sono piombata sul video più assurdo che possa essere stato prodotto di questi tempi.
Il video è largamente condiviso negli Stati Uniti, spesso e volentieri da giovani e meno giovani, soprattutto militari che commentano sotto il link dicendo “l’Europa si deve svegliare e se non lo fanno da soli dobbiamo tornare ad aiutarli“. Comincia con le riprese dei rifugiati che in questi mesi stanno chiedendo asilo politico agli Stati europei, alternati a scene agghiaccianti di violenza e guerriglia. Una donna tedesca viene intervistata, disperata, mentre chiede aiuto perché si sente la vittima di un’invasione di massa. Si sente insicura, “arrivano e stuprano donne e bambini“, continua dicendo che “rubano dentro le case che li ospitano“, “ammazzano“, “dobbiamo liberarcene” sottolineando che i governi stanno permettendo tutto questo compiendo un enorme sbaglio.
Dalle zone di confine si vedono frotte di persone che camminano verso città europee e subito dopo seguono immagini di gente che urla, che inneggia alla guerra, alla ribellione, rompendo qualsiasi cosa capiti a tiro, dando fuoco ad automobili e prendendo a calci e pugni persone comuni e forze dell’ordine. Saranno i diciannove minuti più lunghi degli ultimi tempi. Come sul film “Arancia Meccanica“, chiunque guardi questo video viene indottrinato e, se portato a credere alle favole cattive, convinto della malvagità e della pericolosità degli immigrati. Si spaccia per un micro-film di informazione per far “aprire gli occhi” quando, in realtà, è una macchinazione bella e buona sulla falsa riga degli spot propagandistici pro-guerra di più di cinquant’anni fa. Sì, dico bene. Più di cinquant’anni e la gente ancora si fa infinocchiare da queste cose. Perché? Perché nel corso dei millenni l’uomo di Neanderthal è riuscito ad evolvere, e negli ultimi secoli sembra essere cominciata una involuzione? No, un attimo, non è vero. L’uomo è sempre stato una testa di cazzo. Da che mondo è mondo, per un motivo o per l’altro, per l’ometto c’era sempre bisogno di fare la guerra. Guerra per il territorio, guerra di conquista, guerra di espansione, guerra di religione, guerra di successione, guerra di unione, guerra di ripicca, guerra familiare, guerra riparatrice, guerra batteriologica, guerra lampo, guerra di posizione, guerra civile, guerra fredda, guerra, guerra, guerra. Noioso vero? Tutto questo ripetersi. Ecco, non servirebbe aggiungere altro ma sono pochi quelli che hanno orecchie per intendere.
L’enciclopedia Treccani lo spiega bene “Fenomeno collettivo che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati. Le trasformazioni cui è stata soggetta la g. tradizionale nel 20° sec. vanno portando a un profondo ripensamento di tutte le categorie con le quali tradizionalmente gli studiosi delle varie discipline hanno affrontato i temi della g., delle sue cause, della sua legittimità, del suo contesto, del suo rapporto con la politica e dei possibili modi per costruire la pace attraverso il diritto e le organizzazioni internazionali.” Il concetto di “si vis pacem para bellum” è una stronzata, lo sapete sì? Ho sempre sostenuto, e ne sono fermamente convinta, che se i ragazzini giocassero di più a Risiko, da adulti non avrebbero voglia di rompersi le scatole a fare la guerra vera, ma quasi quasi ho come l’impressione di sbagliarmi. D’altronde, la madre degli stupidi è sempre incinta.
A proposito di madre, sarà che sarò donna, ma se al vertice del potere ci fossero donne, non credo che il mondo si ritroverebbe in questo stato. Potete dire quello che volete ma l’istinto materno non porterebbe mai una donna ad uccidere il figlio di un’altra, e se lo facesse, sarebbe semplicemente una grande stronza. Gli uomini per secoli hanno voluto fare gli orango tango della situazione, aug aug, batti petto, batti petto, io essere più forte di te, io ammazzare te, io fare guerra. Io stuprare tua donna così tu arrabbiare. In inglese esordirei con un “now, come on!” ma mi preparo ad accusare i colpi di tutti coloro che vorranno linciarmi per il pensiero che ho appena espresso.
Sta di fatto che siamo in guerra da una vita gente! Quando lunedì volevo entrare in classe e chiedere ai miei studenti di fare un minuto di silenzio per le vittime di tutti gli attentati degli ultimi giorni, mi è sovvenuto che se dovessi farlo per tutte le volte in cui succede qualcosa dettato dalla violenza, dall’ignoranza, dalla stupidità umana, dovrei praticamente farli stare in silenzio in continuazione. Non l’ho fatto perché avrebbero potuto tranquillamente rispondermi che loro, in guerra, ci sono sempre. I morti da onorare cadono come pere mature ogni giorno in questo Paese, il problema è che succede talmente spesso che è diventato normale. Ci si dovrebbe indignare sempre, non solo quando la città della Tour Eiffel viene ferita. Non solo quanto due torri vengono rase al suolo come castelli di sabbia. Non solo quando la minaccia sfiora quelli che fanno parte del G20, perché tanto degli altri chi se ne frega. Eppure vedo tanta gente che cambia la foto profilo della sua pagina facebook con bandiere e fiocchi neri, ma se scorri le loro bacheche leggi solo messaggi di intolleranza, razzismo, o di semplici e inutili stronzate da due soldi.
Poi ci sono quelli che fanno i video come quello nominato sopra, e allora ti ribolle il sangue. Anch’io sono immigrata. Sono assassina. Sono terrorista. Sono il vostro incubo. Vi entro nelle case, vi rubo il lavoro, i soldi e violento le vostre mogli e i vostri figli. Spacco vetrine e mangio gatti. Faccio riti voodoo e vi infilzo con gli aghi. Parlo con gli extraterrestri e conquisterò il vostro mondo di sfigati belligeranti. Andatevene a fanculo e smettete di fare la guerra. Imbecilli!