Caron nun t’arraggiare: l’Inferno trasloca nel sottosuolo di Napoli
« […] Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare »
La voce di Virgilio risuona potente nel buio del sinistro antro dove ci siamo cacciati; abbarbicate alle pareti ci spiano anime dannate dagli occhi cerulei, che sembra guardino te, e insieme dappertutto. L’odore è di massa umana, di carne e sudore, e noi ne siamo parte integrante. E quel grido, a mo’ di rimprovero, trasuda l’orrore che sarà di lì presto da venire, e un brivido ci percorre le ossa, cogliendole impreparate.
« ‘Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina potestate,
la somma sapienza e ‘l primo amore;
dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’ intrate. »
(vv. 1-9)
Siamo alle porte dell’Inferno: qui tutto è dolore; qui si rende giustizia alla misericordia divina attraverso la sofferenza dei dannati, vittime eterne dei contrappassi previsti come punizione per le dissolutezze delle loro esistenze terrene, che emendano in tale maniera, e in tal guisa facendo sante le vite dei Santi.
Lo scenario è di quelli destinati a rimanere dentro a lungo: dell’inferno qui c’è tutto, il calore, l’oscurità, la folla e la follia; sembra quasi d’avvertire il languore dell’anima.
Eppure, poche decine di metri sopra di noi, Napoli pulsa con tutto il fragoroso e festante frastuono del suo weekend, fatto di caffè neri bollenti, parcheggi abusivi e sfogliatelle appena sfornate che fanno avvertire il languore dello stomaco, complice forse l’orario prandiale.
Sotto siamo noi, immersi nei canti della Commedia dantesca, in un percorso che dall’Acheronte allo Stige ci porterà a incontrare Paolo e Francesca, Ulisse e il Conte Ugolino, e a districarci in compagnia di Dante e Virgilio tra miti e mostri infernali del pari della famigerata Medusa, e di Cerbero, la raccapricciante bestia a tre teste.
dell’inferno qui c’è tutto, il calore, l’oscurità, la folla e la follia; sembra quasi d’avvertire il languore dell’anima.
Il percorso abbraccia tutti i principali passaggi della prima cantica dell’Opera dantesca, offrendone interpretazioni anche in prosa, fino a condurre al cospetto del male supremo, in un finale a sorpresa che sarà per lo spettatore un brusco ritorno alla realtà odierna, con cui è necessario fare i conti prima di uscire a riveder le stelle.
Fateci un salto, ne vale davvero la pena. Info qui.