Soltanto umani
Le grandi idee, come le cattive, stanziano in cervelli umani: lì entrano in un modo e non si sa come escono. Dopo un accesso trionfale, queste attraversano molti filtri: le condizioni sociali, quelle personali, i tempi, il carattere, le esperienze pregresse, le paure, i desideri, le ambizioni, i difetti, le passioni, le abitudini e tanto altro ancora. E’ di questi giorni il gran dibattito sulla Chiesa e sul suo papa energico e volenteroso e , si può dire? Rivoluzionario. Una centralità di messaggi nuovi e vecchi vizi. Non si tratta di addentarsi in questioni di teologia o essere esperti vaticanisti, perché non ci sono da discutere questioni di fede e sottili analisi di rapporti interni. C’è solo da constatare che non ci possiamo mai dimenticare il grande problema che hanno tutte le religioni: trattano il divino con chi divino non è, ma solo e soltanto umano.
Certo, esiste comunque una forza intrinseca, potente che permette a queste idee di sopravvivere alla inadeguatezza dei loro corifei, per secoli o millenni. Segno non tanto di una veridicità assoluta di questa o quella, ma di un bisogno, anzi di una necessità ineluttabile: la ricerca del divino nel corpo di chi sa che tornerà polvere, e che vuole quindi una continuità perché intollerabile l’idea di svanire in un mucchietto di componenti chimici.
E quindi, ogni volta che accade, siamo costretti a stupirci, a recriminare, a vomitare cinismi di ogni sorta nello scoprire che siamo tutti appartenenti al genere umano, con i pregi e i non piccoli difetti conseguenti. Anche se le parole parlano di misericordia divina. Ricordare sempre chi siamo, renderebbe meno deludenti certe scoperte, e più saldi i nostri convincimenti e le nostre aspirazioni per un mondo migliore, sia qui in terra che altrove.