Zucca, Montale e mortadella
È autunno: viva l’arancione! Ora che la pioggia ha abbandonato momentaneamente Roma, l’autunno riprende il controllo dell’Urbe, sottrae quel triste grigiore e colora di nuovo tutto di arancione, giallo, ocra e rossastro. Per chi non avesse ancora capito che ho molte zucche da usare: anche oggi proporrò un piatto “zuccoso”.
Con le barbabietole, invece, ho finito. Si passa a sapori più decisi, basta con quest’agrodolce. La mortadella, quell’insaccato che non mi ha mai fatto impazzire: ecco cosa userò oggi. E poi ho così tanta voglia di giallo che apro il mio cassettino delle spezie e quasi quasi… La curcuma. Mi rapisce sempre. Per chi non la gradisse, ho suggerito la variante dello zafferano. Personalmente non l’ho provata, ma è un’idea. Forse, nell’ipotesi zafferano, sostituirei la mortadella con altro. Ma la cucina è bella perché libera, quindi ecco a voi la mia ricetta senza dosi e poi a voi la libertà completa di deviarla verso ciò che soddisfa di più il vostro palato, che tutto sa!
La ricetta : Pasta zucca e mortadella
Ingredienti:
Farfalle
Mortadella a fette spesse o in dadini
Zucca
Carote
Cipolla
Un goccio di latte
Panna q.b.
Olio, pepe
Curcuma (o zafferano)
Soffriggete la cipolla, aggiungete le carote e la zucca, appena saranno soffritte aggiungete un goccio di latte, lasciate sobbollire e poi schiacciate o frullate il tutto e mettetelo da parte, sciogliendoci dentro un pochino di curcuma o zafferano. Nella padella rimasta unta fate soffriggere la mortadella. Nel mentre lessate la pasta, poi buttatela nella padella dove è rimasta la mortadella, ripassatela aggiungendo se necessario un altro goccio d’olio e alla fine unite la crema. Eventualmente pepate. Io ho lasciato una fetta di zucca, l’ho grigliata e l’ho usata per guarnire insieme ad alcuni dadini di carota e di mortadella. Amalgamate qualche minuto la pasta con il resto, così assumerà il colore arancione, il colore dell’autunno.
Oggi, con questi colori caldi, mi vien da citare Montale, se non altro per la questione finale del bruciare e del tirso. E poi sì, Montale è anche un po’ autunnale. O estivo, ma di un’estate crudele e arida.
La citazione:
Dissipa tu se lo vuoi
questa debole vita che si lagna,
come la spugna il frego
effimero di una lavagna.
M’attendo di ritornare nel tuo circolo,
s’adempia lo sbandato mio passare.
La mia venuta era testimonianza
di un ordine che in viaggio mi scordai,
giurano fede queste mie parole
a un evento impossibile, e lo ignorano.
Ma sempre che tradii
la tua dolce risacca su le prode
sbigottimento mi prese
quale d’uno scemato di memoria
quando si risovviene del suo paese.
Presa la mia lezione
più che dalla tua gloria
aperta, dall’ansare
che quasi non dà suono
di qualche tuo meriggio desolato,
a te mi rendo in umiltà. Non sono
che favilla d’un tirso. Bene lo so: bruciare,
questo, non altro, è il mio significato.