Telegramma
Mi siedo al pianoforte. Lo apro e premo il do centrale. Questo è quello che vuol fare chi vuole imparare a suonare. Una scala in do centrale. Una salita e discesa musicale che poi porta chissà dove. Ma preferirei non toccare più questo tasto. Piangerò il sublime in un’altra vita, che a rincorrere gli dei si fa presto. Nel bene e nel male. Ma soprattutto nel bene. Una lotta impari. Impari tante cose dalla corsa al successivo. Formare la vita al contrario. Oirartnoc la ativ al eramrof. Lingua straniera o semplice visione speculare? Se me lo domandi, non riuscirai a risponderti. Ora scrivo un telegramma.
Sono qui. Non mi muovo. Son seduto. Perdo i sensi. Leggo in mente. Scrivo in mente. Che poi è la stessa cosa. Il procedimento è diverso. In mente cammino. Danzo in mente. Mentre aspetto. La danza del mentre.
Assolo di chitarra. Piange il pianoforte. Forte dei suoi punti deboli. Il tamburo non mi lascia in pace. Il rullante detta il tempo. Sincopato o giù di lì. La grancassa che gran cosa. Da la scossa e mi fracassa. Il timpano. Esaurisco la batteria. Cambio arte in tavola. Un tavolo. Foglio bianco e penna nera. Chiudo gli occhi e volo via. Resto fermo. Inchiodato sulla sedia. Con un balzo mi riposo. Proprio un balzo vigoroso. Detto i tempi. Detto? Fatto. Scrivo spazi. Dimensione compiaciuta. Sono stanco. Apro gli occhi. Mi addormento. Buonanotte. Il risveglio. È tardi ormai. Non si vede anima viva. Mi ribello al vetro opaco. Quelle morte son nascoste. Tra montagne e mari e luci. La pianura affusolata. La collina ti saluta. Arbusti robusti resistono alla tempesta. Una tela e un pennello. Potrei dipingere sculture. Sarebbe doppia arte? Lo chiedo e lo nego. Vivo un dramma. Viva il dramma. Ora tocca lavorare. È finito il telegramma. Cordiali saluti.
Un pagliaccio non lo sa quel che gli succederà. Sa soltanto che nel circo lui si trova molto ad agio. Il suo agio. Molto piano. Non so come, non soccombe ai due nani e al domatore. Di leoni ne ha vissuti ma non sono tutti uguali. Il lavoro fa paura e il pagliaccio giocoliere, riesce a ridere soltanto in assenza di criniere.