Lui sapeva, Pasolini
Grazie a Francesco Tonarini per le illustrazioni originali che ha concesso al mio pezzo.
Non mi sono confrontata prestissimo con Pasolini. Eppure, da giovane, ho avuto un sentire che poteva stare nel suo solco. Mi sono costruita un mio pensiero, critico, riflessivo, verso la società e la politica. Non ho mai preso una tessera di partito o aderito stabilmente a nessuna scuola ideologica, ma ho partecipato ai movimenti studenteschi, alla presa di coscienza sociale della mia generazione. Sono nata e cresciuta in una famiglia piccolo borghese poco conformista e conformata, ho avuto una madre insegnante che mi ha trasmesso l’amore per la cultura, per le idee, e che mi ha cresciuto con un pensiero laico pur essendo credente. Eppure la lettura e l’approfondimento dell’opera di Pasolini nella mia vita è venuta quando ero già all’estero. Quando – da un osservatorio esterno – ho frequentato le retrospettive sulla sua opera che i circuiti di cultura italiana offrivano per i connazionali. Erano gli anni ’90, quelli in cui le visioni di Pierpaolo Pasolini, una Cassandra italiana scomoda e discussa, si sono pienamente avverate. E proprio mentre si realizzavano inesorabilmente, ho avuto modo di approfondirle.