Stravaganze Romane nella notte di Ognissanti
Chi non ha festeggiato Ognissanti, nella notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre? O forse avrei dovuto scrivere Halloween?
Se pensate però che Halloween sia la regina delle feste dedicate all’oltretomba, vi sbagliate. Anche nella tradizione italiana la credenza che la morte vada celebrata è sempre stata molto sentita e la sua incarnazione è nella celebrazione di Ognissanti, ancora praticata nelle regioni del Sud e in Sardegna.
Una serata all’insegna della riscoperta della tradizione di Ognissanti e della celebrazione dell’autunno, lontana da scheletri e zombie
L’ho celebrata anche io, partecipando alla serata organizzata da Stravaganze Romane presso il Casale di Tor di Quinto a Roma, una splendida location del ‘700 che mantiene ancora tutto il suo fascino. Una serata all’insegna della riscoperta della tradizione di Ognissanti e della celebrazione dell’autunno, lontana da scheletri e zombie, ma con un occhio divertito a tradizione e superstizione.
Appena arrivati l’ambiente, l’antica vaccheria del casale, ci è risultato accogliente e curato, con un tocco di originalità che non smentisce le stravaganze promesse nel nome. Zucche e peperoncini su ogni tavolo simboleggiavano i temi della serata, ovvero la celebrazione dell’autunno e la propiziazione della fortuna. Il cuore dell’evento, sottotitolato “Tra ‘na zucca e ‘na maga il gusto dilaga”, ovvero il menu, è stato affidato alle sapienti mani dell’executive chef Annavittoria Imperatrice che, elegantissima nella sua divisa arricchita da cappellino di rose e tacchi alti, ci ha accolti uno per uno in sala.
Con la sensazione di partecipare a una cena di famiglia, siamo stati subito colpiti dal primo antipasto: un dolcissimo tortino di zucca, provola e amaretti che racchiudeva in sé tutto il sapore dell’autunno e della terra. Fra un bicchiere di rosso e l’altro, abbiamo gustato anche dei piccoli arancini di riso vialone nano e gamberetti e dei tradizionali fagioli alla toscana dal gusto casalingo. Ma il punto di forza dell’antipasto sono state senza dubbio le crocchette di patate della Marsica e tartufo, talmente morbide e profumate da spingerci a chiedere direttamente alla chef un entusiastico bis.
Premesse stuzzicanti che hanno riscaldato i commensali, complici calici pieni e un personale gentile e premuroso che non ci ha persi di vista un attimo, e molto presto ci ha servito il primo dei due primi piatti previsti dal menu della Chef: una zuppa di farro, castagne e funghi porcini. Un piatto all’apparenza semplice che nascondeva un gusto speciale, un ingrediente segreto che abbiamo indovinato per scommessa: la scorza di arancia, capace di regalare una sensazione ulteriore di calore.
Fra la zuppa di farro e il successivo primo, una pausa provvidenziale ci ha permesso di preparaci meglio al seguito. Chi ha scelto di fumare una sigaretta sfidando il freddo gelido della notte di Ognissanti, chi di godersi l’ennesimo bicchiere di buonissimo vino. La pausa ci ha permesso di apprezzare un po’ meglio la location: dagli interni risistemati con gusto elegantemente rurale al piccolo portico con salotto di vimini, rischiarato dalla luce limpida delle stelle.
Tempo di sedersi di nuovo a tavola e il personale ha prontamente servito la successiva leccornìa, gnocchetti di patate viola insaporiti da burro e salvia. Un colore e un sapore delicato per questo piatto semplice ma perfettamente inserito nel tema della serata, ovvero la riscoperta di sapori tradizionali, di prodotti della terra per una cucina semplice ma di sostanza.
Il tema della serata, era la riscoperta di sapori tradizionali, di prodotti della terra per una cucina semplice ma di sostanza.
Non essendo fra i temerari che hanno interrogato il destino, abbiamo accolto con piacere l’arrivo del secondo: soffice d’arista cotto in birra artigianale, accompagnato da una salsa di arance selvatiche e scorzette di arance alla vaniglia e da patate del viterbese arrosto e un’insalata di lattuga, mele golden e chicchi di melograno propiziatori ci ha rinfrescato il palato e preparato al dolce, rigorosamente in tema con la celebrazione di Ognissanti.
Infatti, assieme a una tagliata di frutta, il menu prevedeva le Ossa di morto, croccanti biscottini alla cannella tipici della tradizione siciliana.
Ormai completamente sopraffatti dall’opulento menu, ci siamo diretti nel portico del locale, dove la Maga Manuela ha predisposto il rito centrale della serata. In un braciere di metallo dove ardevano salvia e assenzio, erbe dalle proprietà purificatrici, gli ospiti sono stati invitati a gettare un ramoscello di rosmarino, simbolica rappresentazione dei problemi che ci affliggono e che dobbiamo lasciarci alle spalle. Gettate via e nel braciere quindi, le ansie e i fardelli quotidiani, i commensali si allontanavano, più leggeri nello spirito e a stomaco gustosamente pieno.
I commensali si allontanavano, più leggeri nello spirito e a stomaco gustosamente pieno.
E qui è arrivato per noi il momento migliore della serata quando, congedati gli ospiti e chiusa la cucina, lo staff di Stravaganze Romane, come una vera famiglia, ci ha invitato a condividere il dopo servizio, un momento cruciale e intimo in ogni ristorante.
E attorno allo stesso tavolo con la Chef Annavittoria Imperatrice, la Maga Manuela e tutti gli organizzatori, abbiamo avuto l’onore di ascoltare aneddoti ed esperienze, scherzi e poesie dedicate alla pasta, progetti futuri e storie di famiglia.
Insomma, una serata all’insegna della tradizione condita con un tocco di stravaganza, del servizio pressoché impeccabile mescolato al calore familiare, che ci ha saziati nel corpo e nello spirito con cibi succulenti e una buona dose di allegria.