La luce che trionfa sull’oscurità…Happy Diwali!
La prima cosa che ho imparato in India è che, vuoi o non vuoi, il bene vince sempre sul male e che la luce trionfa sull’oscurità. E questo nel corso dell’anno viene testimoniato da diverse festività, la più importante delle quali è il Diwali.
Ci ho messo quasi sei mesi per capire esattamente cosa fosse. Inizialmente lo classificavo come “una sorta di Natale indiano”, non fosse altro perché avevo assistito più volte a una sorta di follia collettiva per gli acquisti di regali per il Diwali. E comunque tutti quelli che incontravo per strada mi chiedevano di fare un’offerta o una donazione per Diwali o, più terra terra, di dargli i soldi per passare un buon Diwali. Alla fine, durante la settimana che precedeva questa festività, avevo la sensazione che il mio borsellino avesse la colite e che tutto ciò fosse comunque collegato al Diwali. Allora ho cercato di farmi spiegare cosa fosse e ho chiesto a Satish.
Satish è una figura cardine del mio quotidiano. E’ il driver, ovvero colui che mi scarrozza in giro per Delhi evitando che io finisca schiacciata da qualche mucca o che finisca in qualche tombino.
“Madame. Oggi andiamo al Gurdwara”
“Dove andiamo scusa?”
“Al Gurdwara. Che non sai cosa è?”
“No…”
“Il Gurdwara è il Gurdwara. Capito?”
“… ok…”
Alla fine insomma il Gurdwara è una tipologia di tempio: la gente va lì, si purifica facendo delle abluzioni, fa una preghiera, lascia un’offerta e se ne va.
Io di quella giornata ho capito solo che, per entrare nel Gurdwara, mi dovevo mettere in testa una specie di fazzoletto arancione che era stato usato da almeno un milione di persone prima di me. Però Satish mi ha assicurato di aver fatto delle preghiere purifricatrici in mio favore, dunque stavo a posto.
Torniamo al Diwali
“Satish, cos’è questo Diwali?”
A questa domanda è seguita una risposta in inglese che trascrivo fedelmente.
“Madame Diwali is Diwali for very big festival for. Many many gods festival for”
Se non fosse chiaro, Satish ha un intercalare. La parola “for”, che viene inserita ovunque e a sproposito generando in me sempre grande confusione.
“Satish, non ho capito”
“Madame, certo che tu non parli proprio bene inglese eh…”
Insomma, Diwali è Diwali. E si festeggiano tutte le divinità in questa circostanza. Quindi una faccenda piuttosto grossa.
“Madame, mi raccomando. Devi comprare per forza una lampada di carta da mettere in balcone. Good luck for!”
Ed è importante mettere una lampada di carta in balcone. For.
Lo scorso anno avevo comprato una lanternina in carta di riso e ho aspettato che arrivasse la tanto attesa sera del Diwali. Poi sono salita in terrazzo per accenderla e ho temuto che fosse scoppiata la terza guerra mondiale e che la battaglia iniziale fosse proprio a Delhi. Botti, fumo nero e denso, aria irrespirabile, occhi che lacrimavano come quando scoppia una rissa allo stadio e tu, senza sapere perché, sei finita in mezzo a un gruppo di ultras che si stanno prendendo con gioia a cinghiate.
Scappo dentro allarmata e vado dalla mia metà migliore.
“Dobbiamo rimpatriare. E’ scoppiata la guerra”
“Macchè. Sono i petardi del Diwali. La luce ha vinto sull’oscurità e dunque si festeggia”
In ogni caso, per i tre giorni successivi, la città è rimasta impestata di un fumo nerissimo e puzzolente per cui diciamo che di luce ce ne stava ben poca.
Poco tempo fa, finalmente, ho avuto una spiegazione più chiara di cosa fosse il Diwali e del perché sia così importante.
Oltre al motivo strettamente religioso, che si ricollega ad almeno dieci o dodici episodi legati alle vicende di altrettante divinità, il Diwali è il passaggio dall’oscurità alla luce. Un passaggio interiore, durante il quale fai il punto della situazione con te stesso e ti impegni per migliorare e per cercare di migliorare il mondo che ti circonda. E tutta questa spiritualità, che si trasforma in energia positiva, ti avvicina sempre di più al divino. Che poi sarebbe la Verità.
Ed ecco il perché della lanterna: è il simbolo della luce che si è accesa in te. Quindi, una volta che hai meditato sui buoni propositi, ti siedi a terra con la tua lanternina, fai un bel sorriso e la accendi. Nella speranza che quella piccola luce sia una manifestazione esteriore di una bella anima illuminata.
Quest’anno il Diwali sarà l’undici novembre. Delhi è già piena di lampade di carta, candeline e incensi profumati. E io, complice forse questa spiegazione, ho comprato una piccola candela che accenderò dentro casa dopo che mi sarò impegnata a cambiare qualcosa di me.
In fondo, se non ci fossero cambiamenti non esisterebbero le farfalle.
P.S. Se voleste augurare un felice Diwali a qualcuno, potete usare l’inglese. Altrimenti c’è la ricordabilissima forma in hindi. Dīpāvalī kī hārdika śubhakāmanā’ēṁ