Il filmato sconcio
Mordicchiandomi il pollice destro senza convinzione riflettevo sul motivo per cui alle nove di sera di un non meglio precisato giorno mi
trovavo seduto sul divano pulcioso di una catapecchia, con una non desiderabile e anagraficamente indefinibile Signora seduta un metro circa sulla mia destra e una televisione cubica che riproduceva per il sollazzo di entrambi uno sgranato rapporto di coppia. La situazione, va da sé, mi pareva un tantino imbarazzante e a parte tormentare il pollice destro e scuotere a mo di frusta il piede sinistro, non riuscivo a immaginare altro antidoto che non fosse fischiettare Mother’s little helper dei Rolling Stones con risultati, tra l’altro, altalenanti a causa della scarsa salivazione delle mie papille.
Così, mentre la scena a video cambiava e tutto lasciava intendere che quella riunione si sarebbe risolta in menage a troi, io tentavo di riordinare le idee pesando nella mia fumosa memoria. Cinque ore prima, in un bar da qualche parte in città, il tale che era con me sorrideva scabrosamente ad un gruppo di diciassettenni, con il risultato, imprevisto a lui e scontato a me, di fargli cambiare tavolo e forse locale. Un’ora dopo s’era fatta la conoscenza di un mercante del luogo, un tipaccio dalla barba a ciuffi e i capelli unti e brizzolati, con la pelle troppo raggrinzita per l’età che millantava e un brillantino di plastica sul lobo destro. Passata ancora un’ora s’era usciti in strada col mercante che, in quanto mercante, ci propose la sua mercanzia. E poiché tutto sommato era parsa ad entrambi un affare, passati che furono un’altra sessantina di minuti si era in direzione della sua abitazione, un bugigattolo a piano terra alieno ai raggi del sole e in parte pure all’intonaco, a cui si accedeva dopo aver percorso una galleria umida e maleodorante che congiungeva l’appartamento alla strada.
La situazione, va da sé, mi pareva un tantino imbarazzante e a parte tormentare il pollice destro e scuotere a mo di frusta il piede sinistro, non riuscivo a immaginare altro antidoto che non fosse fischiettare Mother’s little helper dei Rolling Stones
La Signora aveva la faccia piena e i capelli corvini. Un sorriso florido gli riempiva gli zigomi e scadeva in risata ogni qual volta uno degli attori si lasciava prendere dalla situazione e propalava una serie di improperi alla signorina. Che tutto sommato pareva anche gradire il trattamento poco galante. Le poche volte che mi azzardavo a voltare lo sguardo verso la Signora questa mi guardava a sua volta e poi indicava il video ridendo di gusto. Italiani, pellicola italiana, diceva. Per mettermi a mio agio, sentirmi a casa, un italiano fiero delle produzioni cinematografiche del bel paese. No capire? Si capivo. Capisco benissimo e no, non c’è bisogno di alzare il volume, anche perché la trama mi pare piuttosto intuitiva e i dialoghi, ecco i dialoghi, no niente, va bene va bene Signora alzi pure, non si preoccupi. E intanto fissavo l’orologio a muro e pensavo a quanto sarebbe stato bello essere uno Jedi e spostare le lancette in avanti con i miei occhi rossi. E deglutivo, o almeno tentavo di farlo. La lingua felpata, le fauci secche.
Non ho idea di quanto tempo passò, di quante volte mi sono illuso di sentire passi nel corridoio, chiavi nella serratura, di quanto pollice mi sono nutrito, di quante volte ho fatto il giochino del non guardo più l’orologio per un po’ e quando alzo lo sguardo sono le X. Ma dov’erano finiti? Finché il desiderio è smania, nulla si avvera. Solamente quando avevo allentato la presa sul pollice, disteso piede e gamba, abbandonandomi su una curiosa ripresa da tergo di un accoppiamento ovino, quando insomma avevo accantonato la dignità e poco ci mancava che mi mettessi a ridere pur’io con la Signora, la porta si aprì e il mercante e il mio compare entrarono in casa. Entrambi soddisfatti della transizione effettuata.
C’è voluto più tempo del previsto, mi disse il compare mentre ci allontanavamo da quella casa. Il tempo. Il tempo non è scientifico, i minuti non hanno tutti gli stessi secondi. Quanto dura un minuto lo stabilisce la tua posizione in quel determinato minuto.
E avrei potuto imbastire chissà quale bel pensiero. Ma lui non mi seguì. O forse io non ricordo. Perché già, è passato un po’ di tempo.